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La strada era stata aperta, ufficiosamente, due mesi fa, a Las Vegas. Quando, nei giorni della conferenza sulle criptovalute, il governo americano, nella figura del vicepresidente J.D. Vance,  aveva indicato la nuova frontiera degli Stati Uniti: un mercato cucito su misura per le monete di ultima generazione. Dunque, sia le stablecoin, le valute ancorate al valore del dollaro, sia le criptomonete, vale a dire l’universo dominato da Bitcoin. In queste ore, da Washington, è arrivato il primo rullo di tamburo.

La Camera dei rappresentanti ha approvato con 308 voti favorevoli e 222 contrari il Genius Act il primo provvedimento legislativo federale della storia americana per regolamentare le stablecoin. Di che si tratta? Il testo, sostenuto trasversalmente anche da esponenti democratici, mira a garantire regole certe e maggiore trasparenza a un comparto in rapida crescita, ma finora poco normato. Più nel dettaglio, il disegno di legge, che ora passa al presidente Donald Trump per la firma definitiva, amplia anche i poteri della Commodity Futures Trading Commission (Cftc), incaricata di vigilare sul rispetto delle nuove regole. Attenzione, la cronaca è più ricca del previsto.

Contestualmente alla normativa sulle stablecoin, la Camera ha approvato altri due provvedimenti chiave: il Digital Asset Market Clarity Act of 2025 e l’Anti-Cbdc Act, volto a impedire alla Federal Reserve di emettere una valuta digitale, che è passato con un margine più ristretto (219 a 210). Dopo alcuni rinvii legati a tensioni interne al fronte conservatore, i tre testi hanno superato l’esame procedurale e ora due di essi passano al Senato.

A questo punto la domanda è: come cambierà il mercato del risparmio americano, uno dei più, se non il più, importante al mondo? Anche qui va fatta una premessa, che è anche una prima conclusione. L’approvazione del Genius Act rappresenta senza dubbio un punto di svolta anche in termini di adozione sistemica delle stablecoin nella finanza americana e globale. Grazie all’ancoraggio al dollaro, questi asset acquisiscono i tratti di una vera e propria quasi-moneta digitale, adatta a micro-transazioni e pagamenti istantanei. Colossi come Walmart e Amazon, non è un caso, guardano con interesse alla possibilità di emettere stablecoin proprie, con l’obiettivo di ridurre i costi legati alle commissioni sulle carte di credito.

L’accelerazione di Washington verso la creazione di un ecosistema per le monete virtuali ma allacciate al verdone potrebbe dare ai mercati finanziari il pretesto per iniziare a spostare fondi in stablecoin , anziché in contanti, per ottenere regolamenti più rapidi e con costi inferiori. Ciò potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui i pagamenti vengono effettuati ed elaborati negli Stati Uniti, mettendo sotto pressione le reti di pagamento tradizionali. Insomma, si andrebbe incontro a una inevitabile erosione della finanza tradizionale.

E l’Europa? E la Cina? Che cosa faranno dinnanzi allo scatto americano in materia di criptoasset? Giova sempre ricordare i risvolti geoeconomici dietro la partita per le monete di nuova generazione. Con il dollaro in fase di anemia acuta, per gli Usa giocare la carta delle monete virtuali può essere un buon modo per ridare slancio al biglietto verde: perché se aumenta il tiraggio delle stablecoin, legate appunto alla valuta americana, allora quest’ultima ne può trarre beneficio. E, soprattutto, tornare ad apprezzarsi sullo yuan, che la Cina ha ormai trasformato in versione digitale. Anche questa una sfida per gli Stati Uniti. Rimane, sullo sfondo, l’Europa, ancora abbastanza timida sulle valute virtuali. Ma molto decisa sull’euro digitale. La grande corsa per le nuove monete è appena cominciata.

Lo sprint americano verso le nuove monete che riscriverà il risparmio

Con l’approvazione della prima legge federale sulle stablecoin, si va incontro a un riassetto del risparmio, con nuovi contrappesi tra vecchia e nuova finanza, oltre al tentativo di rianimare il dollaro. Il segnale alla Cina e la strada dell’Europa verso l’euro digitale

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