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Martedì, durante la Cyber Week 2017, organizzata dall’Università di Tel Aviv, è stato annunciato l’inizio di una collaborazione tra Stati Uniti e Israele nell’ambito della cyber security.  A parlarne è stato Thomas Bossert, assistente del presidente americano Donald Trump per la Sicurezza nazionale con l’incarico di monitorare l’antiterrorismo.

LA STRUTTURA CONGIUNTA

I primi incontri del gruppo di lavoro congiunto inizieranno già questa settimana sotto la guida di Rob Joyce, coordinatore della cyber sicurezza della Casa Bianca, e di Eviatar Matania, direttore generale del National Cyber Directorate. “Le riunioni di questa settimana si concentreranno su una serie di problemi chiave della sicurezza informatica: le infrastrutture critiche, ricerca e sviluppo avanzati, cooperazione internazionale e forza lavoro” ha spiegato Bossert: il lavoro sarà “focalizzato sulla ricerca e l’arresto degli avversari cibernetici prima che questi possano infiltrarsi nelle reti e raggiungere le infrastrutture critiche, individuando anche modi precisi per rendere responsabili di fronte alla legge gli aggressori”.

IL MOMENTO

Mai momento più calzante. Martedì c’è stato il secondo attacco cibernetico di scala globale nel giro di una mesata: Petwrap. Un’azione simile a quella vista il 14 maggio col ramsonware Wannacry. Per capire le dimensioni dell’attacco e del problema con un’immagine: la BBC ha scritto che nell’ex centrale nucleare di Chernobyl è stato necessario monitorare manualmente il livello di radiazioni, dopo che il sistema di controllo informatizzato, basato su Windows, era finito sotto attacco.

GLI ARGOMENTI SENSIBILI

Il ramsonware che è stato usato per colpire lunedì pare abbia a sfruttato lo stesso tool di Wannacry, noto come Ethernal Blue, costruito dall’Nsa americana come arma offensiva, e sottratto da qualcuno che lo ha poi passato a un gruppo di hacker, i quali a loro volta lo hanno messo online ad aprile. Anche questa è una delle sfide del team congiunto israelo-americano: evitare fughe di informazioni o materiale. Aspetto su cui pesa la spifferata uscita direttamente nello Studio Ovale dalla bocca del presidente Trump, quando rivelò a due invitati di alto profilo del governo russo che Tel Aviv aveva passato a Washington informazioni importanti su un nuovo piano dello Stato islamico.

LA COLLABORAZIONE USA/ISRAELE

I rapporti di collaborazione tra Stati Uniti e Israele sul settore intelligence non-cyber sono già ottimi, e tali restano nonostante la gaffe di Trump; per esempio, sembra che parte delle informazioni su un possibile nuovo attacco chimico che il regime siriano ha in progetto, possano arrivare da Tel Avi. I funzionari israeliani raccontano l’amministrazione Obama, che negli ultimi anni ha segnato il punto più basso delle relazioni reciproche per via anche di una distanza caratteriale tra i rispettivi leader, come un periodo dove l’unica cosa che tra i due Paesi funzionava bene era lo scambio di informazioni. Adesso le cose dovrebbero andare meglio, visto che Trump sta cercando un nuovo avvicinamento. E Bossert e Matania in questi giorni hanno aperto ufficialmente un altro fronte in questa cooperazioni: si scrive “ufficialmente” perché il cyber warfare è già territorio di attività congiunte, anche se coperte, alla pari di quelle HumInt, visto la dimensione che certe attività informatiche possono raggiungere. “È una delle più grandi sfide strategiche dal 9/11”, l’ha definito Bossert, e, come ha ricordato il primo ministro Benjamin Netanyahu, in questo momento dire che si lavora per una società israeliana è un vanto quando si parla del settore della cyber security.

(Foto: Youtube, Tom Bossert)

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