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Il termine non è proprio nuovo, ma in Italia è diventato nazional-popolare grazie a Mario Monti, sul finire del 2011. La spending review ha avuto negli anni molti padri, tecnicamente commissari: Piero Giarda, Enrico Bondi, Carlo Cottarelli, Roberto Perotti e ora Yoram Gutgeld, fedelissimo di Matteo Renzi e già consigliere economico del leader Pd. Dopo anni di annunci però è tempo di fare le somme e le sottrazioni. L’appuntamento con le cifre sulle sforbiciate è andato in scena questa mattina alla Camera, alla presenza del premier Paolo Gentiloni e del responsabile del Tesoro, Pier Carlo Padoan. L’appuntamento è parso ad alcuni osservatori come una risposta ufficiale e definitiva al libro dell’economista, ed ex collaboratore di Palazzo Chigi con Renzi, Perotti, che in un libro (“Status Quo”) ha voluto certificare le ragioni, politiche e istituzionali, del mancato taglio vigoroso alla spesa pubblica.

72 MILIARDI IN TRE ANNI

Leggendo le tabelle che accompagnano la relazione presentata da Gutgeld, che cercano di smentire di fatto le critiche di Perotti, emerge per il 2017 un risparmio sulla spesa statale di quasi 30 miliardi di euro. Altri 25 miliardi, sempre secondo i calcoli del team Gutgeld, sono stati risparmiati lo scorso anno, mentre nel 2015 i tagli alla spesa hanno totalizzato 18 miliardi. Per il 2018 poi il governo stima altri 31 miliardi di tagli.  Ma vanno fatte delle precisazioni. Tanto per cominciare, come si legge nei documenti, i tagli hanno intaccato solo beni e servizi, non il personale: “Al netto del costo del personale, la riduzione rappresenta il 18% della spesa corrente”. Quanto ai singoli contributi, per una volta è toccato allo Stato centrale dare il maggior contributo in termini di tagli, a dispetto degli enti locali. “La Pubblica amministrazione centrale ha contribuito per il 24% mentre il contributo dei comparti locali (Regioni in primis, ndr) è stato del 17%“.

RIALLOCAZIONE O REVISIONE?

Ma se è vero che il governo taglia, comprese le stime per il 2018, un centinaio di miliardi di spesa, è anche vero che parte dei denari vengono per così dire re-investiti. Tra gli obiettivi indicati nella relazione sulla spending review c’è per esempio il “finanziamento dei servizi pubblici essenziali”. Ovvero, prestazioni assistenziali o previdenziali (12,7 miliardi), sanità (3,7 miliardi), accoglienza migranti (3,4 miliardi), scuola (3 miliardi) e sicurezza (1 miliardo). Tirando le somme, quasi 24 miliardi di spesa, finanziata coi risparmi, il che di per sé già “elimina” i tagli del 2016 (25 miliardi). Nel computo vanno poi messi la riduzione della pressione fiscale e soprattutto il risanamento dei conti, ovvero il taglio dell’indebitamento netto dal 3 al 2,4%, che ovviamente ha un costo. Dunque, è legittimo chiedersi se più che una revisione sia una riallocazione delle risorse.

IL COMMENTO DI SEMINERIO

Mario Seminerio, curatore del blog Phastidio.net, si è concentrato sull’uso degli 80 euro nell’ambito della spending review analizzando la relazione di Gutgeld: “”i dice che la minore spesa, di cui però circa la metà erano gli 80 euro che sono “minori tasse” è andata a finanziare altra spesa, sotto forma di “prestazioni sociali”, cioè la contabilizzazione degli 80 euro”, ha scritto Seminerio.

UN CONFRONTO INTERNAZIONALE

Insomma, l’Italia ci prova con la spending review, è la rassicurazione del commissario governativo Gutgeld. Ma il confronto con gli altri Paesi è ancora impietoso. Altra tabella, altri numeri. In Gran Bretagna, per esempio, la spesa pubblica incide sul Pil per il 42%, mentre in Spagna arriva al 42,4%. La Germania ne fa 44,4% mentre in Italia la spesa impatta sulla ricchezza nazionale per un buon 49,6%.

IL RUOLO DI CONSIP

E Consip? La centrale acquisti della Pubblica amministrazione che ruolo ha avuto? “La Consip in questi due anni ha fatto passi avanti molto importanti”, ha detto Gutgeld. ma cosa dicono le cifre? Dicono che nel 2016 la spesa presidiata, cioè gestita, è stata pari a 48,3 miliardi, il 27% in più rispetto al 2014. Il valore  delle gare bandite, sempre nel 2016, è stato di 17,3  miliardi (+28%), le gare bandite 274 (+56%), la spesa intermediata 8,1 miliardi (+33%). A conti fatti, il risparmio ottenuto è stato di 3,5 miliardi (+13%).

LA MOSSA DI GENTILONI

Nel cantiere del governo c’è anche un provvedimento ad hoc sui ministeri. Sono anni che si parla di una stretta sui ministeri (nella manovrina è prevista una sforbiciata da 460 milioni) e anche stavolta non sono mancate le buone intenzioni, sempre che poi seguano i fatti. Intervenuto nella Sala della Lupa di Montecitorio, il premier Gentiloni ha anticipato le mosse dell’esecutivo: “stiamo pensando a un Dpcm per il bilancio in particolare dei ministeri, per poter programmare meglio le spese”.

(LA RELAZIONE CURATA DA YORAM GUTGELD SULLA REVISIONE DELLA SPESA)

(ROBERTO PEROTTI SPIEGA LO STATUS QUO NELLA SPESA PUBBLICA. IL VIDEO)

Spending review, Gutgeld cerca di rottamare le tesi di Perotti sulla spesa pubblica

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