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“Su Montepaschi abbiamo preso la strada giusta con l’intervento precauzionale che si è concretizzato nel decreto di inizio anno da 20 miliardi (il cosiddetto ‘salvarisparmio’, ndr). Abbiamo perseguito l’obiettivo di salvare questo istituto con una storia così grande e i segnali che abbiamo sono di svolta”. Pierpaolo Baretta, sottosegretario all’Economia e alle Finanze con delega alle banche, è soddisfatto del 2017 di Mps e guarda con ottimismo ai prossimi mesi per tutto il sistema del credito italiano. Lunedì 25 settembre Baretta parteciperà a un’iniziativa a Siena organizzata dalle associazioni Idee e Ares Toscana proprio per parlare della banca guidata attualmente da Marco Morelli. Sul tema, oltre al rappresentante del governo, si confronteranno il presidente di Idee Siena, Riccardo Burresi; il responsabile di Ares Toscana, Alessandro Conforti; la segretaria generale della Cisl di Siena e Grosseto Emanuela Anichini.

Baretta non ha dubbi: a Rocca Salimbeni “era necessario agire dopo gli stress test non positivi dell’anno scorso e dopo l’attenzione – non solo del nostro Paese – sulla sua situazione. Poteva esserci l’effetto domino nell’intero sistema bancario e lo si è evitato”. Di fuga dall’effetto domino ha parlato anche il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, all’indomani del via libera del consiglio d’amministrazione all’acquisizione di Banca Popolare Vicenza e Veneto Banca. “Nel caso di Mps e delle venete si sono avuti due effetti: non si è applicato il bail in, che forse avrebbe comportato il tracollo dell’intera economia, e sono stati tutelati i risparmiatori e gli occupati. Ricordo che la gestione degli esuberi è stata concordata con i sindacati”. Nel caso delle venete, poi, “l’accordo con Intesa ha evitato il fallimento di due banche legate a un territorio a forte vocazione imprenditoriale e molto produttivo. Se non si fosse trovata una soluzione, si avrebbe avuto un effetto drammatico”. Di sicuro, sottolinea, “Intesa si rende conto della responsabilità che si è presa, già era presente in Veneto con le casse di risparmio”.

Secondo il sottosegretario al Mef “nel complesso l’operazione Mps è andata bene; ora bisogna consolidare il percorso. Il punto finale per lo Stato, azionista di maggioranza, è quello di restituire pienamente l’istituto di Siena al mercato. Deve essere un percorso da svolgere con rapidità – evidenzia Baretta – ma non di corsa”. Per quanto riguarda invece la recente operazione su Bpvi e Veneto Banca, c’è la questione degli asset non acquisiti da Ca de’ Sass e del futuro dei circa 1.000 dipendenti tra le sedi in Italia e quelle all’estero. “I liquidatori ora devono gestire gli Npl, che finiranno nella Sga, operazione che spero venga fatta presto, le altre società di servizi e quelle che gestiscono il patrimonio immobiliare. In questo caso il problema non è la cessione delle società ma del loro contenuto. Le sedi storiche delle due ex popolari saranno affidate a un ente pubblico e il resto del pacchetto verrà messo sul mercato. La ripresa in atto certo potrà favorirne la ricollocazione”.

Baretta conferma che la due diligence in corso dei conti delle due venete verrà terminata entro novembre perché – dice – “bisogna far presto”. In merito invece alla commissione d’inchiesta sulle banche “siamo quasi in dirittura d’arrivo, i nomi dei componenti ci sono, bisogna nominare il presidente”. Infine, qualche parola su Atlante 2 sul cui rifinanziamento, secondo le ultime indiscrezioni e secondo quanto detto da Gros Pietro, si sarebbe finalmente trovato un accordo. “Come ha detto il ministro dell’Economia Padoan in più occasioni su Atlante 2 abbiamo svoltato. Ci sono le condizioni per proseguire”.

Ecco che cosa farà il governo su Popolare Vicenza, Veneto Banca e Mps

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