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I vertici della Chiesa italiana sono compatti nel sostenere la riforma della legge sulla cittadinanza verso lo ius soli (cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia da genitori regolari e con determinato reddito) e ius culturae (cittadinanza ai ragazzi che non sono nati in Italia ma qui hanno completato un ciclo di studi di almeno cinque anni). E non solo la Chiesa italiana. L’ultimo, eccellente endorsement arriva direttamente da Oltretevere. Ma se il vertice è concorde e, intervenendo nel dibattito, segna il termometro delle antipatie politiche attuali, non tutto il popolo cristiano marcia nella stessa direzione.

IL VIA LIBERA DELLA TERZA LOGGIA

Parlando lunedì 19 al Senato per la presentazione di un libro, il sostituto della segreteria di stato della Santa Sede, Angelo Becciu (in foto), ha precisato: “Il Vaticano non si è ancora espresso, aspettiamo la decisione del Parlamento, ma è chiaro che vorremmo che si riconoscesse la dignità delle persone che arrivano nel nostro Paese e quindi a chi nasce qui in Italia venga riconosciuta la cittadinanza”. “Noi – aggiunge il ministro degli Interni del Papa – siamo vicini a chi è nella necessità, nella debolezza e a chi ha bisogno di essere protetto”.

SÌ PER FRONTEGGIARE IL CALO DEMOGRAFICO

“Non possiamo dire a bambini nati in questa terra, cresciuti accanto ai nostro ragazzi, che hanno studiato con loro e che forse non conoscono nemmeno più la lingua natia dei loro genitori che non possono essere italiani. Se lo dovessero fare coi nostri italiani all’estero ci ribelleremmo”. Il cardinale Francesco Montenegro, presidente della Caritas, parlando di accoglienza si affida quindi ai numeri: “Se è vero che nel 2050 ci saranno tra i 7 e i 10 milioni di italiani in meno, il nostro Stato come potrà reggere? Oggi li vogliamo allontanare, ma tra dieci anni saremo costretti a pagarli per farli venire”. “Già oggi tante fabbriche si reggono sul lavoro dei migranti – sostiene –. Secondo i dati della Fondazione Moressa, 640mila pensioni di italiani sono già oggi pagate dai contributi versati dagli immigrati. Senza di loro avremmo 30mila classi scolastiche in meno e migliaia di insegnanti senza lavoro”.

“L’ITALIA HA BISOGNO DI FORZE NUOVE”

Per il neo arcivescovo di Ferrara e direttore della Fondazione Migrantes della Cei, Gian Carlo Perego, la legge sullo ius soli è “indispensabile”. La Chiesa – dice a Repubblica – vuole questa legge. Nega che in Italia sia in atto una “invasione di clandestini”, perché da tempo non è più “un paese di attrazione”. Anzi, precisa, “un sano realismo richiederebbe di premiare chi arriva da noi e aiuterebbe chi vuole andarsene a rimanere”. Per la Cei, con lo ius soli “c’è tutto da guadagnare”. Lo argomenta il presidente di Migrantes, il vescovo ausiliare di Roma, Guerino Di Tora: “L’Italia ha bisogno di forze nuove e col calo di natalità da una parte e il rifiuto alle nuove cittadinanze, rischia di diventare un Paese chiuso”.

SCONTRO GALANTINO-LEGA (E M5S)

Entra nel dibattito il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino che, anche senza fare riferimento esplicito a nessuna forza politica, riserva una doppia stoccata a Lega Nord e 5 Stelle. Con conseguente botta e risposta a distanza che ha animato le cronache domenicali. Galantino critica “chi ha cambiato idea” sulla legge di cittadinanza e definisce “ignobile gazzarra” gli incidenti dei giorni scorsi a Palazzo Madama. In gennaio aveva ricordato che “riconoscere la cittadinanza ai ragazzi immigrati che frequentano le nostre scuole vuol dire cominciare a ridurre la platea dei cosiddetti irregolari”.

LA POSIZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE CEI

Da un mese alla presidenza della Cei per il consenso dei confratelli vescovi e l’avvallo del Papa, il cardinale Gualtiero Bassetti da tempo sostiene lo ius soli. Già tre anni fa, ai microfoni di Radio Vaticana definiva una “palese ingiustizia che chi nasce in Italia non sia considerato a tutti gli effetti cittadino italiano”. E annunciava prioritario per la Chiesa un impegno in quel senso “in nome del Vangelo e della pari dignità di tutti gli uomini”. Più sfumato era stato quattro anni fa l’allora presidente dei vescovi, Angelo Bagnasco. Interpellato sul tema, il cardinale evidenziava: “È in gioco il diritto fondamentale della persona che in quanto tale deve essere salvaguardato”. Insisteva perché “chi approda in Europa trovi una doverosa integrazione”. Ma sullo specifico dello ius soli, riconosceva: “Le forme concrete di attuazione sono compito della politica”. Anche il cardinale di Milano Angelo Scola si era detto “istintivamente a favore dello ius soli”. Ma sottolineava pure la necessità di studiare e regolamentare con grande attenzione “perché in una situazione come quella attuale (era il 2013, ndr), non si può sancire meccanicamente il diritto per chiunque venga in Italia, anche per poco tempo, di fare un figlio, fargli ottenere la cittadinanza, e poi andarsene”.

L’APPELLO DELLA SANT’EGIDIO

Tra i primissimi a proporre una nuova legge sulla cittadinanza, già nel 2004, è stata la Comunità di Sant’Egidio. Che oggi lancia un appello al Parlamento a non “strumentalizzare una riforma attesa da anni”. “Qui – si legge in una nota – non si tratta di decidere l’ingresso di nuove persone sul nostro territorio ma di riconoscere e dare dignità a chi lo abita da anni”. “In questi tempi segnati da gravi conflitti e dal terrorismo, diventare italiani, se lo si è già di fatto, rende tutti noi più sicuri”. Per la Comunità fondata da Andrea Riccardi, già ministro della Cooperazione internazionale nel governo Monti, lo ius soli “favorisce l’integrazione e incoraggia la crescita, anche economica, del nostro Paese dopo le recenti statistiche che parlano di un nuovo e preoccupante calo demografico in Italia”.

ACLI E AVVENIRE IN PRIMA LINEA

Altre istituzioni ecclesiali sono schierate per la legge. Le Acli invocano l’approvazione della riforma “il prima possibile”. Così come il Centro Astalli, il servizio dei gesuiti per i rifugiati. Schieratissimo è Avvenire, che da anni chiede “di risolvere una questione che non solo è un problema per i ‘non-più-stranieri’ e per i loro figli ‘mai-stati-stranieri’, ma per tutti gli italiani”. Il direttore Marco Tarquinio, rispondendo sabato ai lettori del quotidiano dei vescovi, sottolineava: “C’è una generazione di figli della nostra terra e della nostra cultura italiana che non sono trattati ancora pienamente da figli”. Attaccava “chi lavora per approfondire una linea di faglia dentro la nostra società, opponendo italiani di tradizione e di adozione”, individuati in quei politici che, “soprattutto da posizioni di destra, stanno dicendo no gridati e anche violenti contro il testo di legge già votato alla Camera”. “Quanto di peggio la politica possa fare”, argomentava il direttore che qualche mese fa tentò un approccio con la galassia 5Stelle che al ddl sullo ius soli sceglie di opporsi. Tarquinio si dice grato ai lettori di Avvenire che dimostrano di avere chiaro il problema della cittadinanza. Ma non tutto il mondo cattolico è unito.

“CHI DICE NO È CONTRO IL PAPA”

Siti, blog e giornali on line di ispirazione tradizionalista da settimane tuonano contro (per esempio qui). Ne offre una panoramica Vatican Insider, il portale specializzato in informazione religiosa molto prossimo alle posizioni del pontificato. Che bolla gli oppositori del ddl in esame al Senato come “frange conservatrici, critiche verso la Chiesa di Papa Francesco. Un attacco diretto contro una galassia che Vatican Insider già aveva preso di mira, definendola composta di “cattolici contro Francesco che adorano Putin”.

Monsignor Angelo Becciu

Ecco come Vaticano e Chiesa votano sì allo Ius soli

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