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Da anni si parla della necessità di riformare la governance spaziale in Italia. Ora è forse finalmente giunto il momento di dare concretezza ai progetti. Parola di Gianluca Benamati, coordinatore dell’intergruppo parlamentare sullo Spazio, intervenuto nell’ambito di un incontro organizzato presso la sede del Partito Democratico per riflettere, appunto, sul futuro dello Spazio nel nostro Paese. Il disegno di legge, presentato nell’ottobre 2013 e approvato al Senato il 24 maggio di quest’anno, sarà esaminato alla Camera al rientro dalle vacanze estive. “Oltre ai soldi – ha affermato Benamati – serve una prospettiva e un’organizzazione”. Ed è proprio questo l’obiettivo del Ddl.

Novità principali risiedono nell’attribuzione al presidente del Consiglio dei ministri dei compiti di indirizzo governativo e il coordinamento delle politiche spaziali; nella creazione di un Comitato interministeriale; e nella modifica dello Statuto Asi per dare alla nostra Agenzia spaziale un ruolo sempre più importante.

Negli ultimi anni l’Italia è cresciuta molto nello Spazio. Grazie alla sinergia tra istituzioni e industria, favorita di recente anche dal foro rappresentato dalla Cabina di regia per lo Spazio istituita presso la Presidenza del Consiglio, il nostro Paese ha giocato un ruolo di rilievo in progetti come Copernicus e Galileo; e grazie alla collaborazione con Esa è cresciuta l’industria dei lanciatori e sono stati portati avanti progetti come Rosetta ed Exomars.

Il sistema-Paese ha iniziato a prendere coscienza del peso dello Spazio per la crescita economica, sociale e politico-diplomatica. Un po’ la stessa cosa che sta succedendo in ambito europeo, laddove la Commissione europea ha iniziato a dedicare sempre più attenzione al settore, inserendosi in un contesto in cui finora era stata l’Esa ad essere punto di riferimento.

Ora, come sottolineato dal presidente dell’Asi Roberto Battiston, bisogna tenere d’occhio due aspetti: da una parte far sì che gli obiettivi che si puntano siano quelli giusti, dall’altro aumentare l’efficienza nell’uso delle risorse. Il presidente dell’Asi è fortemente impegnato su quest’ultimo punto. Con una crescita finanziaria rilevante – dall’insediamento di Battiston a oggi il finanziamento Miur all’Asi è passato da circa 500 milioni di euro ai 970 – l’Agenzia chiede una maggiore velocità nei processi amministrativi, perché l’eccessiva burocrazia rallenta i processi e non permette di utilizzare in modo efficiente il denaro a disposizione. Ma i risultati sono comunque arrivati: “Oltre alla quotazione in Borsa di Avio, un successo della space economy italiana, dove l’Asi ha agito da business angel, il sistema dello Spazio – ha detto Battiston – ha visto negli ultimi tre anni la crescita di circa il 10% degli addetti, come conferma uno studio condotto dall’Agenzia che verrà presentato a breve”.

Come ricordato dal senatore Salvatore Tomaselli, relatore del Ddl, per un uso efficiente delle risorse, bisogna mettere a sistema da un lato le fonti da cui derivano le risorse (fondi comunitari, statali e regionali), dall’altro coordinare al meglio i soggetti istituzionali prima ancora che quelli operativi (l’Agenzia e gli ambienti industriali).

Dare dinamicità allo Spazio e non ingessare l’operatività dell’Asi e del sistema-Paese in generale è essenziale in un mondo che ha necessità di adattarsi ai cambiamenti in corso e che vede una forte intraprendenza dei privati e una dinamica concorrenza d’oltreoceano. In questo quadro non si può evitare poi di citare la Brexit. Al di là dello scompiglio creato in ambito europeo e, relativamente, in ambito Esa, non bisogna dimenticare le ambizioni della Gran Bretagna. Come si legge in un recente articolo del Financial Times, il Paese sta puntando a ottenere entro il 2030 il 10% del mercato globale di settore, che equivarrebbe a £40 miliardi di vendite rispetto ai £13,7 miliardi del 2015.

L’autorità per il Prs di Galileo, Paolo Puri, che ha svolto un ruolo rilevante nella creazione e operatività della Cabina di regia Spazio, spera che nelle evoluzioni previste dal Ddl ci sia una condivisione di interessi e non una prevaricazione o una eccessiva burocratizzazione delle attività da portare avanti in ambito del comitato interministeriale. Inoltre, ha sottolineato come la non approvazione del Ddl ci porterebbe a una involuzione del settore e ci porrebbe in una situazione anacronistica anche nel contesto europeo. Un contesto in cui, com’è stato più volte ricordato anche dal presidente dell’Asi, sono in corso riorganizzazioni di interesse e responsabilità di cui è necessario tener conto.

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