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Sono parole durissime sull’operato delle Ong quelle pronunciate da un addetto alla sicurezza della Vos Hestia, nave di Save The Children, intervistato sabato da Quotidiano.net. Preferendo l’anonimato per la delicatezza delle dichiarazioni, l’operatore, rimasto a bordo della nave tra settembre e ottobre del 2016, si è sfogato perché si sentiva “complice di un’attività vergognosa” e ha denunciato contatti “evidenti” fra le Ong e gli scafisti.

Non è impossibile immaginare l’identità dell’intervistato: solo quattro infatti sono gli operatori dell’azienda Imi Security Service che hanno lavorato lo scorso anno sulla nave di Stc e sono stati sentiti dalla procura di Trapani nelle indagini sulle Ong. Cristian Ricci, direttore dell’azienda, che però non si è posto problemi di anonimato nelle numerose interviste rilasciate la scorsa settimana. E poi i dipendenti: Gallo, Ballesta, Montanino. Quest’ultimo, sentito oggi da Il Giornale (che lo indica per intero solo con il nome di battesimo, Lucio M.), è senz’altro lo stesso contatto del Quotidiano.net. Nell’intervista alla testata online dichiara di essere stato “30 anni in polizia”. Sul profilo linkedin Lucio Montanino scrive infatti di aver lavorato nella polizia di Stato dal 1979 al 2005 (26 anni).

“Non abbiamo mai salvato qualcuno che stesse morendo in mare” racconta l’operatore, e poi ancora: “Dei migranti, alle Ong non gliene frega un cavolo, è solo un business del momento”. Dal suo racconto emergono accuse alla stessa Save The Children, la terza Ong finita fra le carte della procura di Trapani dopo la Jugend Rettet, la cui Iuventa è stata posta sotto sequestro, e Medici Senza Frontiere: “Ricordo un’operazione di supporto a Iuventa. Erano 140 migranti. Poco prima del nostro arrivo si è allontanato a forte velocità un barchino con un altro a traino, con due libici a bordo. Non l’ho visto solo io, ma una nave intera, il comandante, gli operatori di Save the Children”.

Pesanti anche le parole rilasciate a Il Giornale: Montanino è sicuro che i volontari di Save The Chidren sapessero dei rapporti fra la Jugend Rettet e i trafficanti, e che le informazioni che ricevevano sulla posizione dei barconi “quasi sicuramente venivano trasmesse o dal territorio libico o da telefoni satellitari in dotazione agli scafisti. Sembrava quasi che si trattasse di appuntamenti”. Aggiunge poi un episodio avvenuto nei suoi 40 giorni sulla Vos Hestia: due giorni dopo la sostituzione del mediatore a bordo della nave con un giovane italo-eritreo che parlava tigrino, racconta l’addetto della Imi Security, “guarda caso, solo due giorni dopo becchiamo un barcone con degli eritrei. Ed era stato il responsabile di Save The Children a dare la posizione esatta al comandante”.

Intanto oggi Il Fatto Quotidiano dà notizia di una nuova inchiesta sulle Ong da parte della procura di Catania di Carmelo Zuccaro, con un’accusa ben più pesante di quella su cui lavora la procura di Trapani: non si tratterebbe infatti di singole condotte dei volontari, ma del “reato di associazione a delinquere finalizzato al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

La differenza, spiega il quotidiano diretto da Marco Travaglio, sta nel metodo delle indagini: a Trapani, dove c’è stato di recente un cambio al vertice, con l’uscita del procuratore Ambrogio Cartosio e l’arrivo di Alfredo Morvillo, il cognato di Giovanni Falcone, i pm Andrea Tarondo e Antonio Sgarella non indagano su un sistema. Diversa l’ipotesi di reato su cui lavora la procura di Catania coordinando gli sforzi con una terza procura, quella di Palermo: qualora fossero confermate le accuse, i contatti fra scafisti e volontari non sarebbero atti episodici di estremismo umanitario, per rubare il neologismo di Saviano, ma parte di un sistema di coordinamento criminale.

Nel frattempo Medici Senza Frontiere ha annunciato in un comunicato di aver sospeso le operazioni di salvataggio in mare dopo che le autorità libiche di Tripoli hanno annunciato di voler istituire una loro zona SAR. “Chi non annegherà verrà intercettato e riportato in Libia, che sappiamo essere un luogo di assenza di legalità, detenzione arbitraria e violenza estrema” commenta il presidente di Msf Loris De Filippi. Sul sito assicurano che rimarranno medici volontari ad operare sull’Aquarius di Sos Méditerranée, anche se rimane da capire con quali modalità, visto che l’Ong francese ha firmato il codice di Minniti mentre Msf si è rifiutata.

 

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