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Mentre Londra si prepara ad avviare formalmente la Brexit, e i leader europei discutono sul documento che dovrebbe indicare il futuro dell’Unione europea in occasione delle celebrazioni dei 60 anni dei Trattati di Roma che domani hanno il momento più significativo, sempre a Londra torna la paura per l’attacco a Westminster, in un periodo in cui gli occhi sono già puntati su di loro per il prossimo 29 marzo.

Crescono intanto le incognite sul futuro dei rapporti tra Londra e Bruxelles nell’anno in cui si tengono elezioni cruciali in Francia e Germania. Dopo la Gran Bretagna, esiste per l’Ue il rischio di altre “exit”? O la Brexit può anche rappresentare un’opportunità per rilanciare l’integrazione europea? A tenere banco è un’ipotesi non nuova, rilanciata al vertice di Versailles del 6 marzo: l’Europa a più velocità.

Un’opzione che solleva diverse questioni: rappresenta la constatazione che l’integrazione a 27 non è più possibile? Qual è il suo elemento di novità, visto che l’Eurozona viaggia già oggi a “diversa” velocità? Su quali temi costruire gruppi a velocità diversa e chi ne farà parte? A che velocità potrà andare l’Italia? E, infine, non è questa un’ipotesi prematura visto che a breve si voterà in paesi chiave come la Francia e la Germania?

L’Unione europea si trova ad affrontare per la prima volta il rischio concreto di disintegrazione. I negoziati sulla Brexit, la tenuta della moneta unica, le difficoltà ad adottare politiche efficaci per affrontare sfide come quella migratoria rendono incerto il cammino futuro dell’Unione.

A ciò si aggiungono importanti appuntamenti elettorali che, dopo l’Olanda, interesseranno la Francia e la Germania. Come rilanciare il processo d’integrazione? Su quali temi si può costruire un’ Europa a più velocità? Come rispondere alla crescita di movimenti e partiti euroscettici e populisti?

Per cercare di rispondere a questi e altri quesiti sul futuro dell’Ue dobbiamo, in questi giorni, e sempre di più nei prossimi parlarne con i nostri giovani che sono il nostro futuro. Non lasciarli soli insomma, tirarli dentro anche per contrastare la loro inquietudine, e renderli concretamente protagonisti di una discussione partita oltre 60 anni fa, di un percorso difficile che oggi si contestualizza in una dimensione tutta nelle loro mani. Dobbiamo non essere distratti, dobbiamo essere generosi e dedicare alla nostra gioventù il tempo che serve loro per capire il valore della vita, della responsabilità, dell’opportunità.

Vogliamo un’Europa che metta in atto misure concrete e strutturali per risolvere il dramma della la disoccupazione femminile e giovanile e rilanci l’occupazione investendo nella difesa e sicurezza del territorio, nella salute, nell’istruzione/formazione e nella ricerca.Vogliamo un’Europa sociale che contrasti la precarietà del lavoro delle donne, in particolare delle giovani donne e le crescenti povertà, istituendo anche un reddito di base garantito in tutti i paesi membri. Vogliamo un’Europa innovativa che con coraggio ripensi a nuovi programmi di istruzione e di formazione, crei nuovo lavoro, sviluppi l’imprenditorialità delle donne e la leadership.

Insieme verso una nuova Europa è la narrazione sull’innovazione, sulla sostenibilità e sulla capacità di rinnovarsi verso un “nuovo inizio”, passo dopo passo, salvaguardando una dimensione locale ma dimostrando una vocazione internazionale. Disegnare una nuova Europa, partendo da una prospettiva meridionale e con una passione tutta locale, con lo sguardo rivolto al Sud, verso il Mediterraneo.

Un viaggio lento percorso con la consapevolezza che puntare sulla cultura è centrale per la collettività e che tutte/i saranno chiamati all’appello, in un grande movimento di energia dove ciascuna/o potrà esprimere il meglio di sé, in quanto l’arte, la cultura e l’espressione creativa sono parte essenziale della vita di tutti i giorni delle persone, per costruire una “comunità resiliente europea” di bambini/e, ragazze/ragazzi, donne e uomini, giovani e anziani, indipendentemente da età, genere, provenienza, status sociale e residenza.

Costruire insieme un percorso ampio e suggestivo di sviluppo sociale e urbano delle città, in cui si dà valore alle “economie locali” e alle filiere economico/produttive dove “la cultura diventa la dimensione strutturante dello sviluppo”.

scuola

I giovani sono il futuro dell'Europa. Parliamone con loro

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