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È iniziata l’era di Alessandro Profumo per Leonardo-Finmeccanica. Il nuovo cda, nominato dall’assemblea degli azionisti che ieri si è riunita a Roma, ha infatti confermato l’uomo scelto dal governo per il ruolo di amministratore delegato. “Sono stati tre anni intensi e fruttiferi per voi azionisti”, ha detto l’ormai ex ad Mauro Moretti chiudendo il proprio mandato. Al suo posto, arriva l’ex banchiere, già ad di Unicredit e presidente del Monte dei Paschi di Siena, scelto dal Mef proprio in virtù del profilo internazionale.

LE PAROLE DI PROFUMO

“Sono onorato dell’incarico che mi è stato assegnato e ringrazio gli azionisti e il consiglio di amministrazione per la fiducia che mi è stata accordata”, ha dichiarato Profumo. “Sono consapevole della grande responsabilità che comporta guidare una realtà come Leonardo, campione dell’alta tecnologia e ai vertici del settore aerospazio, difesa e sicurezza nel mondo. Da sempre, nel nostro Paese, Leonardo ha saputo attrarre e coltivare i migliori talenti tecnico ingegneristici e, per mantenere l’eccellenza di prodotti e tecnologie, dovrà valorizzare questa sua capacità, in Italia come all’estero”. La competizione internazionale, ha aggiunto, “si basa sempre più sul capitale umano, sulla conoscenza e sulla capacità di entrare in sintonia con i propri clienti, fornendo loro soluzioni sostenibili e adatte alle loro richieste, insieme ad una forte attenzione alla solidità finanziaria ed economica”. Infine, con riferimento alla precedente gestione, Profumo ha notato come “Leonardo è oggi un’azienda solida, con tutte le caratteristiche necessarie per competere al meglio sui mercati globali rafforzando il posizionamento nei vari settori”.

E QUELLE DI MORETTI

“Tre anni fa, Finmeccanica era un’azienda impossibile da governare con le tante differenze e disarticolazioni che la caratterizzavano”, ha invece ricordato agli azionisti Moretti, secondo quanto riporta questa mattina Il Messaggero. Il progetto One Company e la riduzione del perimetro hanno permesso di arrivare a “un’azienda moderna e competitiva”. Tre anni fa, ha aggiunto Moretti, “il valore di un’azione era 5,60 euro e il Gruppo capitalizzava 3,35 miliardi; l’11 maggio scorso il titolo Leonardo era pari a 15,65 euro con una capitalizzazione di 9,05 miliardi”. Si è trattato di “un lavoro fatto con coraggio, a volte non sempre apprezzato ma a distanza di tre anni, considerando i numeri, difficilmente sbagliato”.

LE POLEMICHE RECENTI

A fermare il passaggio di consegne non è bastata l’opposizione del Movimento 5 Stelle, che denunciava l’illegittimità della nomina per il rinvio a giudizio che Profumo ha ricevuto per il caso Mps. A difesa della scelta del governo si è schierato il ministro dell’Economia e della finanza Pier Carlo Padoan che ha più volte ribadito il rispetto della “clausola di onorabilità” per la nomina del banchiere. “La scelta è stata orientata alla ricerca di un profilo che possa far fronte all’esposizione internazionale del gruppo e alla diversificazione del business”, ha inoltre illustrato il numero uno del Mef durante un’audizione alla Camera. Il governo ha riconosciuto in Profumo, “la capacità di avere non solo un’esperienza internazionale, ma una visione internazionale, oltre che la capacità di gestire situazioni complesse”.

LE SFIDE DEL NUOVO AD

Le parole di Padoan non lasciano spazio a molti dubbi: Profumo dovrà puntare al rilancio globale del Gruppo di piazza Monte Grappa dopo gli anni della riduzione del perimetro. “In tre anni abbiamo lanciato un nuovo modello organizzativo e operativo, e il nuovo brand Leonardo”, ha ricordato Mauro Moretti agli azionisti. “Abbiamo focalizzato il core business su aerospazio, difesa e sicurezza”, ha aggiunto l’ex ad. E ora, dopo la fase 1 del consolidamento, targata per l’appunto Mauro Moretti e conclusasi, dopo sei anni, con il pagamento di un dividendo di 0,14 euro per azione, inizia la fase 2, quella dello sviluppo internazionale. Ad Alessandro Profumo il compito di gestirla.

Tra le sfide da affrontare, e su cui pare che il banchiere si sia messo a lavoro da quando il Tesoro ha reso pubblico il suo nome, c’è la definizione del rapporto con l’alleato americano e la valorizzazione della partnership con Lockheed Martin, soprattutto sul programma F-35, elementi che in passato hanno alimentato più di qualche perplessità. C’è poi la sfida dell’integrazione europea della difesa, un fronte su cui il nostro governo punta molto e che sta vivendo in sede comunitaria un’evoluzione considerevole negli ultimi mesi, spinta dall’incertezza generata da Brexit e nuova presidenza Usa.

ULTIME NOVITÀ IN CASA LEONARDO

I segnali incoraggianti per affrontare correttamente questi contesti non mancano.Recentemente poi, ha effettuato il rollout il primo F-35B italiano interamente assemblato presso la Faco (Final assembly and check out) di Cameri, segnando per l’Italia un nuovo primato nel programma internazionale con il primo Jsf in versione Stovl realizzato al di fuori degli Stati Uniti. Intanto, il cda uscente ha approvato i risultati del primo trimestre 2017, registrando nuovi ordini per 2,6 miliardi di euro, redditività in aumento con l’Ebita a +14% e un risultato netto ordinario a 78 milioni di euro (+39,3%). Nonostante la leggera flessione dei ricavi, scesi a 2.476 milioni di euro (-2,4%), per effetto della riduzione nel settore elicotteristico e dell’effetto negativo del cambio sterlina/euro, nei primi tre mesi dell’anno l’indebitamento netto è diminuito del 22,7% rispetto allo stesso periodo del 2016.

Dal salone Idef di Istanbul, è poi arrivata notizia dell’avvio della collaborazione strategica con il neonato Rapid capability office (Rco) dell’Aeronautica britannica, recentemente istituito allo scopo di sviluppare e mettere in campo nuove tecnologie e capacità per soddisfare rapidamente ed efficacemente le esigenze operative della Royal Air Force. Leonardo sarà la prima azienda del settore aerospazio e difesa a collaborare con la nuova organizzazione. Infine, ieri, l’assemblea degli azionisti che ha confermato Gianni De Gennaro alla presidenza, ha approvato il bilancio 2016, confermando il +61% negli ordini (pari a 19.951 milioni di euro), un book-to-bill (rapporto ordini su ricavi) a 1,7, l’Ebita pari a 1.252 milioni di euro (+3,6%) e la riduzione dell’indebitamento netto di oltre il 13%. Nonostante le polemiche, l’era di Profumo, quella che punterà al rilancio internazionale, è già iniziata.

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