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Il nuovo amministratore delegato Paolo Fiorentino ha dettato una tabella di marcia serrata a Banca Carige. Già nella prossima riunione prevista per giovedì 3 agosto il consiglio di amministrazione (che in quella sede approverà anche la relazione semestrale) potrebbe esaminare le prime lettere d’intenti per il portafoglio immobiliare e i non-disclosure agreement per la cessione degli 1,2 miliardi di crediti deteriorati e della piattaforma di recupero.

Per l’istituto di credito genovese sarà un passaggio importante, anche se i tasselli finali delle trattative dovrebbero essere posti solo dopo la pausa estiva. Per quanto riguarda gli immobili, Carige ha messo in vendita le sedi storiche di Milano (Corso Vittorio Emanuele e Via Spadari), Roma (Via Bissolati ) e Londra (Hornton Street), che sarebbero finite nel mirino di operatori internazionali di real estate. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, uno di questi avrebbe messo nel mirino l’intero portafoglio nell’ambito di un percorso di espansione sul mercato italiano. Un certo appetito starebbe suscitando anche Creditis, la società finanziaria del gruppo che per il suo basso assorbimento di capitale e le buone prospettive di crescita potrebbe interessare a diversi operatori del mercato italiano.

Alla luce della manovra finanziaria approvata a giugno queste cessioni potrebbero valere 200 milioni di patrimonio, che si sommerebbero ai 500 milioni di aumento di capitale messi in scaletta. Proprio in vista dell’emissione di diritti, prevista entro la fine dell’anno, Fiorentino starebbe predisponendo un aggiornamento del piano industriale, con obiettivi più aggressivi in termini di redditività e di controllo dei costi. Del documento si potrebbe iniziare a discutere già nella riunione del 3, anche perché l’importo dell’aumento sarebbe stato definito sulla base della perceived profitability dell’istituto e della disponibilità del mercato a scommettere sul rilancio.

Altro tema caldo per Carige resta la governance. L’ex amministratore delegato Guido Bastianini starebbe ancora negoziando l’uscita dalla banca, mentre il suo posto in consiglio di amministrazione potrebbe andare a un rappresentante dell’azionista Gabriele Volpi, socio al 6% di Carige attraverso la holding Lonestar. A giugno erano sorte frizioni tra lo stesso Volpi e la famiglia Malacalza, che oggi controlla la maggioranza relativa dell’istituto. Oggetto dei malumori la rappresentanza nel board dell’istituto dopo le dimissioni in blocco avvenute al momento della sfiducia di Bastianini. Nel frattempo la banca genovese starebbe ultimando il processo di affinamento del sistema di governo alla luce delle contestazioni arrivate nel febbraio scorso dalla Bce. Il processo sarebbe ancora in corso, ma le linee generali sarebbero già state definite nel corso del confronto continuativo con l’autorità di Vigilanza.

(Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

VITTORIO MALACALZA

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