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È comprensibile che l’esito di un referendum tra i dipendenti non potesse che avere una risposta negativa. Si erano visti troppi piani senza esito positivo. Da questa breve storia appare chiaro che il problema di Alitalia non è il personale che, al contrario, rappresenta il maggior asset della compagnia comprendendo un personale navigante altamente qualificato che viene da anni di formazione. Tra l’altro l’incidenza del costo del personale sul fatturato è inferiore a quella delle altre principali compagnie europee.

Il problema è da sempre imputabile a un management che non conosceva e non capiva il trasporto aereo e di una certa interferenza politica nelle assunzioni o nelle rotte.

LE AZIONI DA INTRAPRENDERE

Vediamo, dunque, quali azioni possono intraprendere i commissari, premettendo che la nazionalizzazione non è comunque possibile per ragioni tecniche.

1. Rivedere i costosi contratti di leasing e rinegoziarli o annullarli.

2. Chiudere i contratti con KLM-Air France e Delta che ancora esistono.

3. Rivedere la flotta di Alitalia redigendo un piano di ristrutturazione che ne riduca i modelli e i costi relativi. Questo piano deve prevedere un progressivo incremento del lungo raggio e il mantenimento del breve e corto più profittevole.

4. È inutile cercare un accordo per far entrare Lufthansa o altra compagnia simile nel capitale Alitalia. Lufthansa finirebbe per utilizzare Alitalia per alimentare i suoi voli di lungo raggio da Francoforte. Senza considerare le elevate penali per uscire da Skyteam ed entrare in Star Alliance.

5. Fare la stessa operazione che fu fatta per Swissair: Alitalia viene liquidata. Alitalia-Cityliner (che tra l’altro ha contratti di lavoro molto meno costosi di Alitalia), controllata da Alitalia, ne rileva tutte le attività aeree. Il resto sarà sottoposto a procedura di fallimento. Banca Intesa e Unicredit rilevano le azioni (100%?) che Alitalia detiene in Alitalia-Cityliner. Alitalia-Cityliner estende le sue attività aeree arrivando a comprendere gran parte di quelle attualmente gestite da Alitalia. Per farlo riceve dalle banche una linea di credito mentre si trovano soci privati che entrano nel capitale di Alitalia-Cityliner con capitale fresco e sufficiente a garantire l’operatività della società, magari anche acquistando le azioni detenute da Banca Intesa e Unicredit. Tra i nuovi soci ci può essere anche una compagnia aerea che possa però sviluppare sinergie di mercato con Alitalia sul lungo raggio. Con questa operazione escono definitivamente i ‘patrioti’ del 2008.

6. Alitalia-Cityliner toglie il nome Cityliner dalla sua ragione sociale e resta solo Alitalia.

Questa sembra essere la sola soluzione possibile per salvare Alitalia. Se questo Paese ha una politica industriale non può permettersi di perdere la compagnia che porta nella sua livrea la bandiera italiana che viaggia in tutto il mondo. Non per niente il Governo francese e quello tedesco mantengono ancora una quota importante nel capitale di Air France e Lufthansa.

(Questo articolo è stato tratto dal sito di informazione www.affarinternazionali.it ed è consultabile a questo link: http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=3934)

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