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Il primo obiettivo è stato raggiunto, ma adesso arriva la parte più difficile. La strada dell’Italia verso l’efficienza nell’energia è ancora lunga e non certo priva di incognite, tra tutte quella di spendere bene il denaro pubblico, finanziando progetti credibili e poco farraginosi. I manager italiani riuniti questa mattina al Tempio di Adriano da Federmanager lo sanno bene. La Strategia energetica nazionale (Sen), che il governo sta riscrivendo per aggiornarla agli obiettivi europei di lungo periodo, potrebbe non bastare a garantire quel giusto equilibrio tra gas e rinnovabili con cui salvare il pianeta da una parte e far risparmiare in bolletta a imprese e famiglie dall’altra. Meglio dunque mettere a punto una road map come quella elaborata dalla federazione guidata da Stefano Cuzzilla (nella foto).

LA (FACILE) CONQUISTA DEGLI OBIETTIVI 2020

Il momento è incoraggiante e per questo va sfruttato. L’Italia, come ha ricordato Andrea Bollino, presidente dell’Associazione economisti dell’energia (Aiee), ha raggiunto agevolmente gli obiettivi fissati dall’Ue per il 2020, con una quota di rinnovabili al 17%, con un taglio delle emissioni serra del 16%. Target peraltro confermati dal ministro dello Sviluppo Carlo Calenda in una recente audizione parlamentare, proprio sulla Sen. Ora però, comincia la salita. Perché c’è un altro orizzonte, quello del 2030 per il quale l’Europa si aspetta una riduzione di Co2 del 40%. Per riuscirci, ha calcolato Federmanager, tra il 2020 e il 2030 serviranno tra i 7 e i 14 miliardi di euro all’anno. Risorse che andranno a finanziare essenzialmente due cose: l’aumento delle installazioni rinnovabili per aumentare il peso dell’energia pulita e la riqualificazione energetica urbana, soprattutto nelle metropoli. Ma il gioco, secondo Cuzzilla, vale la candela.

RISPARMI MILIARDARI

“Dai risultati delle nostre rilevazioni si evidenzia la grande opportunità di sviluppo per l’Italia connessa al raggiungimento dell’obiettivo del -40% di emissioni di gas serra nel 2030″, ha spiegato Cuzzilla. “La prima opportunità rimane l’effetto positivo per l’ambiente, ma lo sforzo da compiere porta benefici per l’intero ciclo economico, in termini di riduzione della dipendenza energetica e della bolletta per il cliente finale”. Di qui, tutti i benefici per l’Italia grazie a un’adeguata politica di efficienza energetica. A cominciare dalla riduzione della dipendenza energetica, visto che oggi l’Italia è Paese di importazione per eccellenza, in quanto privo di fonti proprie sufficienti a sganciarsi dagli altri Paesi. “Con un adeguato ciclo di investimenti dal 2020 al 2030 la dipendenza energetica dall’estero si abbasserà dall’84% al 64%, riducendo la bolletta di 3-4 miliardi rispetto allo scenario tendenziale“, ha detto il numero uno della federazione. Se poi il tutto si accompagnasse a un’accelerazione del processo di decarbonizzazione, “l’Italia vedrebbe le proprie emissioni di anidride di origine energetica ridursi al 2030 di 94 milioni di tonnellate rispetto al 2015 (-28%), e ciò genererebbe un risparmio di 1,5 miliardi“.

LE CONDIZIONI PER IL SUCCESSO

Ma tutto ha un prezzo e per i manager italiani occorre calibrare bene le scelte. “La nuova Sen deve puntare a migliorare la competitività del Sistema-Paese favorendo le tecnologie pulite ed esportabili. Per questo”, ha sottolineato Cuzzilla. “La transizione verso una economia a basso contenuto di carbonio deve essere accompagnata da una qualificata cabina di regia, una guida unitaria a cui spetti la gestione dei nodi critici con una visione di lungo periodo ed a cui Federmanager si propone di partecipare, mettendo a disposizione il proprio contributo di competenze manageriali”. Per Sandro Neri, a capo della commissione Energia in seno a Federmanager, il problema è poi quello di veicolare a dovere gli investimenti, senza disperderli in progetti fragili, spesso poco approfonditi. Per questo per spendere bene i denari serve fare della buona ricerca. “Gli investimenti devono rivolgersi innanzitutto verso le infrastrutture, ma è fondamentale che la nuova Sen incorpori anche il contributo della ricerca”.

UN FISCO A MISURA DI AMBIENTE

Un ultimo aspetto riguarda l’alleggerimento fiscale verso nel nuove forme di energia. Per questo Federmanager chiede, accodandosi al mantra di Calenda, “lo stop degli incentivi a pioggia, piuttosto la defiscalizzazione di alcuni tipi di intervento per il risparmio nelle abitazioni (riqualificazione, ndr) o per esempio per l’installazione di pannelli solari”.

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