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Nonostante la crisi e il caos, ieri i venezuelani si sono organizzati per dare una lezione di democrazia. Hanno dimostrato al mondo che, sebbene negli ultimi 18 anni libertà e diritti civili sono venuti a meno nel Paese, il Venezuela ha la volontà di riprendere la stabilità attraverso una via pacifica e democratica.

IL RICONOSCIMENTO DEL CNE

Circa sette milioni di venezuelani hanno partecipato ieri a un referendum convocato dalla coalizione dell’opposizione, Mesa de la Unidad Democrática, e approvato dall’Assemblea Nazionale perché previsto dalla Costituzione. La consultazione non è stata riconosciuta dal Consiglio Nazionale Elettorale, per cui non è vincolante, ma è prevista dagli articolo 5 e 350 della Costituzione. L’ente elettorale del Venezuela è palesemente a favore del governo e non ha voluto svolgere le elezioni regionali previste per questo anno.

LE DOMANDE DEL REFERENDUM

Il referendum convocato ieri dall’opposizione ha un importante significato politico. Il numero di voti raccolti dal “Sì” è pari a quelli che hanno portato Nicolás Maduro al potere nel 2013, dopo la morte di Hugo Chávez. Ieri sette milioni di persone hanno votato contro la Costituente convocata da Maduro per il 30 luglio del 2017. Un’altra domanda si riferisce ad un appello rivolto alle Forze Armate perché obbediscano alla decisione del Parlamento e si fermi la repressione violenta contro le manifestazioni dell’opposizione. Una terza domanda chiede agli elettori il rinnovamento dei poteri pubblici e la convocazione di elezioni per un nuovo governo di transizione e unità nazionale.

MADURO: PALLOTTOLE VS. VOTI

Maduro aveva dichiarato qualche settimana fa che avrebbe “conseguito con le pallottole quello che non potremo conseguire con i voti”. E ieri così ha provato a fare. Un gruppo di “colectivos” (gruppi paramilitari armati che sostengono il governo) ha sparato contro un centro di votazione nel quartiere popolare Catia, al sud di Caracas, uccidendo un’infermiera, Xiomara Scott di 61 anni, e lasciando feriti altri elettori che erano in coda per votare. Davanti era presente il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino all’interno della Chiesa Madonna del Carmine.

L'”ANALISI” PRO-MADURO DALL’ITALIA 

Ma poi c’è chi in Italia cerca il complotto anche in realtà lontane. Sul sito L’Antiplomatico, si parla del plebiscito dell’opposizione venezuelana con la traduzione di un pezzo pubblicato su un sito filo-governativo, La Tabla. Nell’articolo intitolato “’Plebiscito’ in Venezuela: Una consultazione – illegale – per la pura rappresentazione mediatica” si dice che “nel migliore dei casi, la partecipazione a questo voto non supererebbe 2,6 milioni di voti”. Per corroborare questa teoria si mettono in fila una serie di calcoli (con un’infografica) sul tempo e il numero di centri di votazione. “I punti in cui si può esprimere il voto per un processo elettorale illegale e anomalo è pari al 13 per cento dei seggi previsti nelle normali elezioni organizzate dal CNE – si legge nel testo – […] Ciò significa che ci saranno molti elettori per ogni postazione, con una moltiplicazione dei tempi di attesa. Mentre gli elettori previsti nelle normali elezioni dal CNE sono 1.343, quelli di ogni postazione organizzata dalla MUD, saranno, in media nazionale, più di 10 mila […] In ogni caso, hanno già annunciato che la consultazione non avrà alcun puntuale controllo tecnico. Chiunque voglia può votare, ovunque, anche se non è iscritto nelle liste elettorali. La festa, in realtà, è davvero per la foto”.

LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO

Uno di questi centri di votazione “anomali ed illegali”, secondo L’Antiplomatico, per il voto dei venezuelani all’estero era organizzato a Piazza del Risorgimento, a pochi passi dal Vaticano. Durante l’Angelus di Papa Francesco, molti degli elettori si sono spostati con con bandiere, striscioni e palloncini con i colori del tricolore venezuelani, per la benedizione del Santo Padre. Papa Francesco ha rivolto un “saluto speciale alla comunità cattolica venezuelana, rinnovando la preghiera per il vostro amato Paese”.

Per il 21 luglio è prevista una giornata di preghiera e digiuno organizzata dai vescovi venezuelani, che hanno appoggiato il referendum del 16 luglio.

L’INDIPENDENZA DEL VENEZUELA 

Lo scorso 2 luglio, Jorge Bergoglio – che si è detto impegnato per mediare nella crisi venezuelana tra il governo e l’opposizione – ha ricordato la festa dell’Indipendenza del Venezuela il 5 luglio: “Assicuro la mia preghiera per questa cara Nazione ed esprimo la mia vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro figli nelle manifestazioni di piazza. Faccio appello affinché si ponga fine alla violenza e si trovi una soluzione pacifica e democratica alla crisi. Nostra Signora di Coromoto interceda per il Venezuela e tutti noi preghiamo Nostra Signora di Coromoto per il Venezuela”.

Su Twitter un utente ha ricordato: “Vincolante o no? E per caso quando si è firmata l’atto di indipendenza abbiamo chiesto permesso al re Fernando VII? Venezuela Libre e fuori Maduro!”,

Venezuela, ecco come il popolo al referendum ha votato contro Nicolas Maduro

Nonostante la crisi e il caos, ieri i venezuelani si sono organizzati per dare una lezione di democrazia. Hanno dimostrato al mondo che, sebbene negli ultimi 18 anni libertà e diritti civili sono venuti a meno nel Paese, il Venezuela ha la volontà di riprendere la stabilità attraverso una via pacifica e democratica. IL RICONOSCIMENTO DEL CNE Circa sette milioni di…

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