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Donald Trump Jr, l’omonimo figlio maggiore del presidente americano, sapeva che le informazioni compromettenti sul conto di Hillary Clinton, che l’avvocatessa russa Natalia Veselnitskaya gli stava offrendo, erano parte “di uno sforzo del governo russo per aiutare la candidatura di suo padre”. È il corollario ancora più micidiale del New York Times allo scoop uscito sabato scorso, in cui il giornale raccontava dell’incontro con la russa – avvenuto a giugno scorso, in piena campagna elettorale. L’incontro è stato confermato dallo stesso Don Jr, che prima ha detto (sabato) che l’avvocatessa voleva parlare con lui di questioni legate alle adozioni di bambini russi, poi ha ammesso (domenica) che in mezzo c’era l’offerta su questioni che avrebbero potuto danneggiare Clinton; a tal proposito Don Jr ha detto che, sì, se ne hanno parlato, ma l’avvocatessa “non aveva informazioni significative. Ha poi cambiato argomenti e ha iniziato a discutere l’adozione dei bambini russi”. Da ultimo (lunedì) esce che Veselnitskaya portava con sé una sorta di kompromat, un documento compromettente preparata da qualche agenzia russa sul conto di Hillary.

Se anche questo fosse confermato sarebbe la tessera mancante sul Russiagate; al di là dei contenuti, che secondo Don Jr erano insignificanti e pare parlassero vagamente di finanziamenti per la campagna accettati dalla democratica da soggetti russi in modo non troppo limpido. È quello che lo special consuel Robert Mueller, che sta conducendo l’inchiesta del dipartimento di Giustizia sulle ingerenze russe alle presidenziali, sta cercando: una potenziale collusione tra quel piano di destabilizzazione studiato da Mosca e uomini della campagna Trump. Il figlio del candidato repubblicano che accetta di vedere una proxy del Cremlino con in mano documenti potenzialmente dannosi preparati da Mosca contro la contender democratica è forse l’elemento più concreto uscito finora sull’intero dossier.

Tanto più che alla riunione erano presenti altri due pezzi grossi del mondo-Trump: Paul Manafort, il capo della campagna elettorale, e Jared Kushner, genero onnipotente di Trump e ora ufficialmente consigliere della Casa Bianca. Mentre il presidente avrebbe appreso dell’incontro soltanto dai suoi collaboratori una volta uscito sulla stampa – questa è la versione ufficiale –, Kushner lo aveva aggiunto in una revisione del disclosure document sui contatti con persone straniere, compilato per poter ricoprire ruoli nell’amministrazione.

Don Jr ha subito assunto un avvocato personale, Alan Futerfas, che ha scritto lo statement difensivo ufficiale di lunedì in cui si legge che il figlio del presidente sapeva che c’era “qualcuno con informazioni potenzialmente utili alla campagna che venivano da qualcuno che conosceva”, e per questo ha accetto l’incontro. Ad organizzare tutto sarebbe stato Rob Goldstone, un pubblicista amico di Don Jr, il quale gli avrebbe anche inviato la mail per avvisarlo che Veselnitskaya portava con sé quelle informazioni russe contro Hillary.

Nota sul presidente. Il paragrafo finale dell’articolo del Nyt vale la citazione completa e apre una finestra su quel mondo-Trump: “Il presidente è stato frustrato dalla notizia dell’incontro, secondo una persona vicina a lui. Al di là del fatto che era accaduto, più perché era un’altra storia sulla Russia che aveva inondato il ciclo delle notizie”.

 

Don Jr sapeva che le informazioni contro Hillary arrivavano da Mosca?

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