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L’accordo raggiunto tra la Casa Bianca e le case farmaceutiche Eli Lilly e Novo Nordisk segna una duplice svolta. Per la prima volta, Medicare coprirà anche i farmaci anti-obesità a base di Glp-1 – come Wegovy e Zepbound – a un prezzo fortemente ridotto. Ma l’intesa è anche parte della strategia most favored nation, voluta dal presidente Donald Trump, che punta a rendere accessibili i trattamenti per l’obesità e a riportare la produzione farmaceutica sul suolo americano.

UNA RIDUZIONE STORICA

Il compromesso prevede che il prezzo dei Glp-1 già rimborsati per il diabete venga ridotto a 245 dollari al mese – circa un nono del listino attuale – consentendo di estendere la copertura anche all’obesità a partire dalla metà del 2026. Saranno eleggibili gli iscritti a Medicare con indice di massa corporea superiore a 35, oltre ai soggetti in sovrappeso con prediabete o malattie cardiovascolari e agli obesi con insufficienza renale o scompenso cardiaco. I pazienti pagheranno solo 50 dollari di copay. Le stesse condizioni saranno offerte ai programmi Medicaid statali, che potranno aderire volontariamente al nuovo schema tariffario. Parallelamente, le versioni orali dei farmaci – ancora in fase di approvazione – avranno un prezzo di 149 dollari al mese. Come ha ricordato il segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., “questi farmaci finora sono stati accessibili solo a chi poteva permetterseli”. Kennedy ha richiamato l’attenzione sulle disuguaglianze territoriali e alimentari, osservando che molti americani che vivono in aree rurali o in cosiddetti food deserts “sono intrappolati in un sistema che li costringe a consumare solo cibo ultra-processato, aggravando i rischi per la salute”. L’iniziativa, ha aggiunto, “sarà per loro un vero salvavita”.

ACCESSO DIRETTO AI FARMACI

L’intesa introduce anche un canale diretto di vendita: la piattaforma governativa TrumpRx, attraverso cui i cittadini potranno acquistare i Glp-1 a prezzo calmierato, a partire da 350 dollari al mese, con una progressiva riduzione fino a 245 dollari entro due anni, Eli Lilly, inoltre, applicherà sconti simili sulla propria piattaforma LillyDirect. In cambio, le aziende ottengono un accesso ampliato al mercato, priorità nella revisione Fda di alcuni nuovi farmaci e un quadro tariffario stabile. L’obiettivo dichiarato è “riequilibrare il sistema globale”, ha spiegato il Ceo di Eli Lilly David Ricks, “espandendo l’accesso e proteggendo la capacità di innovare e produrre negli Stati Uniti”.

QUALI IMPLICAZIONI

Sul piano politico, la mossa si inserisce in un contesto di crescente pressione sui prezzi dei farmaci, anticipando la stagione delle negoziazioni previste dall’Inflation reduction act – risale a mercoledì l’annuncio di Novo Nordisk, che ha comunicato di aver concordato con Medicare un nuovo prezzo per il semaglutide che entrerà in vigore nel 2027. Ma, come ha precisato un funzionario a Axios, l’intesa non fa parte di quel processo. L’accordo ha anche una dimensione strategica. Novo Nordisk ha infatti annunciato 10 miliardi di dollari per rafforzare la produzione oltreoceano, mentre Eli Lilly destinerà oltre 27 miliardi all’espansione degli impianti americani. Un do ut des che intreccia politica industriale e salute pubblica, e che consente all’amministrazione Trump di rilanciare la promessa di “Make america healthy again”. Gli obiettivi li si leggono chiaramente nel fact sheet diffuso dalla Casa Bianca: ridurre i prezzi, riportare la manifattura in patria e “porre fine al free-loading globale” di chi beneficia dell’innovazione americana senza pagarne il costo. Un linguaggio diretto che accompagna una strategia che, pur costruita a colpi di minacce tariffarie e leve negoziali aggressive, sta producendo risultati concreti; traducendo in strategia sanitaria e industriale una visione geopolitica, quella di fare della farmaceutica un tassello della sovranità e sicurezza nazionale.

Ecco la strategia americana dietro l'accordo Lilly-Novo Nordisk sui Glp-1

L’accordo sui Glp-1 punta ad estendere la copertura Medicare ai farmaci anti-obesità e riducendone drasticamente i prezzi. Dietro l’operazione sanitaria, anche una strategia che punta a riportare la manifattura sul suolo americano e rafforzare la sovranità industriale del Paese

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