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Sarebbe nato a Osh, in Kirghizistan, il killer dell’attentato di ieri alla metropolitana di San Pietroburgo. L’intelligence russa segue gli indizi che indicano Jalilov Akbarzhon, un giovane di 22 anni, come probabile autore dell’esplosione che ha ucciso 11 persone e ferito altre 45 nella città russa, dove peraltro in quelle stesse ore si trovava il presidente Vladimir Putin. Era cittadino del Kirghizistan, inoltre, anche uno dei tre terroristi dell’attentato a Istanbul a giugno del 2016.

L’ulteriore conferma che in questo Paese dell’Asia Centrale il terrorismo di matrice islamica è in aumento. Secondo l’Fbi, circa 7mila uomini provenienti da Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan e Turkmenistan sarebbero nelle fila di organizzazioni terroristiche, tra cui lo Stato Islamico.

LE TENSIONI POLITICHE

Il Kirghizistan è forse l’unico Paese dell’Asia centrale che goda di un sistema democratico più o meno solido. Tuttavia, manca di stabilità: le tensioni politiche sono aumentate in particolare negli ultimi anni. Dopo due rivoluzioni – una nel 2005 e l’altra nel 2010, la cosiddetta Rivoluzione dei Tulipani – l’attivismo politico ha preso forza tra i cittadini e due governi sono caduti a seguito delle manifestazioni in piazza.

MAPPATURA DI DIFESA

Dopo gli attentati alle Torre Gemelle di New York l’11 settembre del 2001, le autorità kirghise avevano concesso all’intelligence americana l’utilizzo dell’aeroporto di Bishkek come base di difesa militare. A settembre del 2003, invece, è stato permesso l’intervento dei militari russi alla base di Kant. Scelte che hanno contribuito a trasformare il Kirghizistan in un epicentro di tensioni geopolitiche.

IL TERRORISMO NELL’ASIA CENTRALE

Secondo un report di OSINT Unit di ASRIE, associazione che fa riferimento alle ricerche del Central Asia Program della George Washington University, sarebbero circa 600 cittadini kirghisi che combattono tra le file dei gruppi jihadisti in Siria. Il numero delle organizzazioni vietate dal Kirghizistan è salito da 9 a 19 e comprende anche Hizb ut-Tahrir al-Islami (Partito della Liberazione Islamica).

VUOTO IDEOLOGICO POST-SOVIETICO

Secondo l’analisi scritta per The Diplomat da Aidai Masylkanova, cittadino kirghiso e coordinatore di una rete antiterrorismo dell’Osce a Vienna,  “il vuoto ideologico creato a seguito del crollo dell’Unione Sovietica pone minacce alla società kirghisa, soprattutto quando si tratta di radicalizzazione”. Il governo e la società non hanno saputo intuire l’influenza che la religione avrebbe avuto sulla popolazione del Kirghizistan.

La maggior parte delle persone non praticavano nessuna religione (non era permesso nell’Unione Sovietica), per cui con la caduta del sistema sovietico molti radicali hanno cominciato ad attirare nuovi membri ed è così che è cominciata l’islamizzazione del Kirghizistan e dell’Asia Centrale: “Ora, con la disponibilità di Internet, le persone non hanno nemmeno bisogno di lasciare le loro case per conoscere le religioni […] si offrono insegnamenti on-line. Il Kirghizistan è un paese senza una profonda conoscenza dell’Islam […] ma ci sono sempre più persone favorevoli all’idea di un califfato sostituzione stato secolare”, ha scritto ancora Masylkanova su The Diplomat.

IL CONFORTO DELLA RELIGIONE

L’articolo pubblicato da The Diplomat avverte sulla minaccia del terrorismo islamico nel Paese dell’Asia Centrale: “La mancanza di politiche nazionali a lungo termine nel Paese ha fatto sì che molti cittadini si siano rivolti alla religione per trovare il senso di identità e appartenenza naturale, che era un marchio di fabbrica della Unione Sovietica, ed scomparso dopo il suo collasso. L’era post-sovietica vede tutta la popolazione del Paese cercando conforto nella religione, qualunque essa sia. E in questo senso il Kirghizistan non è diverso da qualsiasi altro Paese dell’Unione Sovietica”.

LA MODA ISLAMICA IN KIRGHIZISTAN

Ormai l’80 per cento della popolazione in Kirghizistan è di religione musulmana, secondo statistiche riportata dal sito Breitbart News e dalla Bbc. Ci sono più moschee che scuole e gli abbigliamenti imposti dal Corano sono la moda più seguita dai giovani. Uomini con la barba lunga e abiti afgani bussano alle porte per offrire insegnamenti islamici.

Il presidente del Kirghizistan, Almazbek Atambayev, è stato molto criticato nell’estate del 2016 quando ha cercato di dissuadere le donne a indossare l’hijab, niqab e burqa durante la visita del cancelliere tedesco Angela Merkel per motivi di sicurezza e possibili attentati terroristici.

PROGRAMMA ANTI-TERRORISMO

Secondo il Comitato di Stato per la Sicurezza Nazionale del Kirghizistan, ci sono interi gruppi familiari – inclusi donne, anziani e bambini – affiliati ad organizzazioni terroristiche. Il governo kirghiso ha messo in atto un programma statale per combattere il terrorismo, aumentando le misure preventive e repressive, davanti alla minaccia dell’estremismo islamico. Il vice premier Zhenish Razakov ha spiegato a dicembre del 2016 che l’obiettivo principale è quello di “fermare la diffusione delle ideologie religiose estremiste tra i giovani”. Come forse è accaduto con il giovane killer della metropolitana di San Pietroburgo.

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