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Sulla carta Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi, Bahrein e Yemen hanno interrotto i rapporti diplomatici con il Qatar perché accusano l’emirato di sostenere e finanziare il terrorismo internazionale. La decisione, che comporta il ritiro dei cittadini e la chiusura delle frontiere, è il risultato di un lungo periodo di tensioni e scontri tra alcuni Paesi del Golfo e il governo di Doha. Dietro la decisione di rompere con il piccolo emirato non ci sono soltanto l’aumento degli attentati terroristici e l’invito degli Stati Uniti di combattere una battaglia contro l’estremismo islamico. Nel quadro geopolitico, ci sono anche l’intervento dello Yemen e la guerra interna contro i ribelli Houthis.

L’IMPEGNO DEGLI STATI UNITI E L’ARABIA SAUDITA

Dalle rivolte della Primavera araba, l’Arabia Saudita ha accusato la famiglia dell’emiro Tamim bin Hamad al-Thani di sostenere i Fratelli Musulmani in Egitto. Le differenze sono aumentate ancora di più dopo che il presidente americano Donald Trump e il re saudita Salman Bin Abdulaziz si sono impegnati in restare uniti contro l’Iran, considerato il promotore del terrorismo in Yemen, Libano e altri Paesi del Medio Oriente.

LE ACCUSE CONTRO L’IRAN

Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita accusano l’Iran di finanziare e armare i ribelli sciiti Houthis nello Yemen. La coalizione militare guidata dai sauditi combatte da marzo del 2015 questo movimento ribelle per sostenere il governo di Abdu-Rabbu Mansour Hadi. Il Qatar faceva parte di questa coalizione e del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Secondo le Nazioni Unite, in questi due anni di guerra nello Yemen sono morti più di 12mila civili.

I SAUDITI, LEADER DEL WAHABISMO

Abdulmalik al-Houthi, leader del movimento Houthis, ha accusato il 2 giugno all’Arabia Saudita di essere subordinata delle politiche degli Stati Uniti. In un discorso pronunciato per il Ramadan, Al-Houthi ha detto che la visita di Trump alla monarchia saudita è la prova della sottomissione di Riyad a Washington. Inoltre, il capo degli Houthis dice che l’Arabia Saudita è “il leader del wahabismo” in diverse parte del mondo. Il wahabismo è un movimento di riforma religiosa sviluppato dalla comunità islamica sunnita. Per alcuni, è la forma più pericolosa dell’Islam che si sta espandendo in Europa negli ultimi anni.

CHI SONO E COSA VOGLIONO I HOUTHI

Chi sono invece i militanti del movimento Houthi? Come ha raccontato Formiche.net, i Houthi sono conosciuti anche come Ansar Allah (Sostenitori di Allah), e sono i ribelli che appartengono all’Islam sciita conosciuta come zaydi. Rappresentano un terzo della popolazione nello Yemen e sono stati al potere fino al 1962.

Si chiamano “houthi” perché hanno preso il nome dal leader Hussein Badr al-Din al-Houthi. È stato lui a guidare la prima rivolta del gruppo nel 2004, quando hanno cercato di controllare la provincia di Saada per proteggere le tradizioni religiose e culturali minacciate dai sunniti islamisti. Nel 2004, Houthi è stato ucciso e la sua famiglia ha continuato la lotta.

LA CRISI NELLO YEMEN E GLI ACCORDI FINITI MALE

La crisi nello Yemen è degenerata nel 2014, quando i ribelli di Houthi e truppe dell’esercito si sono scontrati nella capitale. Sono stati sequestrati palazzi di governo e ministeri. La promessa del movimento era quella di ridare stabilità e benessere alla società.

Dopo settimane di conflitto, i Houthi hanno firmato un accordo di pace con l’inviato speciale dell’Onu, Jamal Benomar, e il presidente dello Yemen, Abd Rabbih Mansur Hadi. Ma le condizioni fissate sono venute a meno e d’allora si è tornato a sparare.

Nello Yemen circa 10 milioni di persone non hanno da mangiare. Il Paese è terra fertile per i ribelli perché alla base del conflitto c’è uno scontento diffuso per alti indici disoccupazione, diseguaglianze sociali, leadership debole, corruzione galoppante e mancanza di infrastrutture e sviluppo dello Yemen. Lo Yemen è il Paese più povero del Medio Oriente e sembra essere al centro delle dispute nella regione.

Perché Yemen e ribelli Houthi sono dietro l'isolamento del Qatar

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