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In queste prime settimane dell’anno le banche ex popolari rimettono le pedine sulla scacchiera in vista del consolidamento.

COSA FA IL CREDITO VALTELLINESE

La scorsa settimana il consiglio di amministrazione del Credito Valtellinese ha nominato Mediobanca e Equita come advisor per analizzare le opzioni strategiche, espressione sfumata per indicare operazioni di m&a. L’istituto presieduto da Miro Fiordi si è tenuto prudenzialmente ai margini delle grandi partite, al punto da rimandare fino ad oggi la scelta dei consulenti finanziari. Evidentemente però anche a Sondrio il tema del consolidamento non è più rinviabile, almeno nei termini di un’approfondita disamina delle opzioni. Per anni in Valtellina ha tenuto banco l’ipotesi di un’integrazione tra il Creval e la Popolare Sondrio, anche se oggi uno scenario di questo genere appare remoto.

LE ALTERNATIVE SONDRIO ED EMILIA ROMAGNA

Dopo l’ordinanza del Consiglio di Stato l’istituto guidato da Mario Pedranzini ha infatti sospeso la trasformazione in spa prevista dalla riforma delle popolari. L’alternativa per Creval sarebbe un’integrazione con Bper, ipotesi che potrebbe essere approfondita nelle prossime settimane. I due istituti non hanno le stesse dimensioni: Creval ha attivi per 26 miliardi contro i 63 miliardi di Bper, mentre la capitalizzazione della prima ammonta a 455 milioni rispetto ai 2,5 miliardi della seconda. Difficilmente insomma sarebbe un merger of equals, anche se la governance delle due banche presenta molti fattori compatibili.

I RUMORS SUI NOMI

Qualche osservatore segnala ad esempio che la guida del nuovo istituto potrebbe essere assunta dall’attuale amministratore delegato di Bper, Alessandro Vandelli, mentre alla presidenza potrebbe salire lo stesso Fiordi. Speculazioni ancora tutte da verificare che però confermano la praticabilità dell’ipotesi. Del resto, come Creval, anche il gruppo modenese è da qualche tempo alla ricerca di un salto dimensionale che gli consenta di sfruttare appieno il nuovo status di società per azioni.

COSA SI DICE A BOLOGNA

Sfumato il ritorno di fiamma con Bpm (poi convolata a nozze con il Banco Popolare), l’obiettivo era stato fiduciosamente spostato su Veneto Banca, che però è nel frattempo finita sotto l’egida del fondo Atlante e oggi è destinata alla fusione con la Popolare di Vicenza. La carta valtellinese deve ancora essere giocata e le chance di successo appaiono discrete. In ogni caso i vertici di Bper Banca sono al lavoro sulla costituzione di un nocciolo duro di azionisti che blindi fino al 20-25% del capitale.

I MOVIMENTI NELL’AZIONARIATO

Nella compagine, a cui ha lavorato con tenacia l’ex presidente Ettore Caselli (oggi sostituito da Luigi Odorici), dovrebbero rientrare imprenditori, fondazioni e Unipol, che oggi detiene il 5% del gruppo emiliano. La necessità di uno zoccolo duro azionario si è probabilmente rivelata ancora più urgente dopo la trasformazione in spa: basti pensare che dall’assemblea straordinaria del 26 novembre a oggi il titolo Bper Banca ha guadagnato oltre il 50%, sovraperformando notevolmente il Ftse Banche, che nello stesso periodo è salito del 32%.

GLI SCENARI

Dietro l’andamento borsistico di Bper (che martedì 24 dovrebbe presentare anche l’offerta per Carife al prezzo di un euro) potrebbe esserci un normale richiamo speculativo, ma non è escluso che qualche soggetto internazionale abbia iniziato a posizionarsi sul titolo in vista di un progetto più artico.

(Articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Mascagni)

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