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Me l’aspettavo, in fondo è una scelta logica e coerente“. Aldo Giannuli non è rimasto affatto sorpreso dal voto favorevole della base pentastellata, che ha scelto in stragrande maggioranza di sostenere l’apertura al sistema tedesco decisa da Beppe Grillo. D’altronde – dice in questa conversazione con Formiche.net il professore di Storia contemporanea all’Università di Milano e intellettuale apprezzato dal mondo a cinquestelle – “il Movimento è sempre stato proporzionalista, fin dagli inizi. Anche per questo ha condotto condotto una battaglia senza quartiere contro l’Italicum, con tanto di firme al ricorso presentato alla Corte Costituzionale“.

Ma non è il segnale che qualcosa anche di profondo sta cambiando nel M5s?

Finalmente hanno capito una cosa che io, personalmente, cerco di dirgli da quattro anni. Che il Parlamento si chiama così perché è il luogo nel quale si parla. Per trovare soluzioni condivise a problemi comuni. Un concetto che finalmente sta cominciando a far breccia nel M5s, tanto più su un tema di importanza fondamentale come la legge elettorale.

Quanto ha contato in questo il timore di un accordo tra le altre forze politiche siglato anche a loro discapito?

Il pericolo era quello e, fortunatamente, se ne sono accorti: senza questa presa di posizione, ci sarebbe potuta essere una legge elettorale che li avrebbe danneggiati, frutto di un’intesa tra il Pd e Forza Italia.

Tra i big del movimento chi ha contribuito di più a questa svolta?

E’ stata condivisa da tutti ma, da quanto ne so io, un ruolo lo ha certamente avuto il deputato Danilo Toninelli: su queste tematiche è il più accorto di tutti.

E Davide Casaleggio?

Davide è dotato di un grande spirito di realismo. Non è un sognatore, ma una persona molto concreta.

Quindi lei è d’accordo con la posizione assunta dal M5s?

Certamente, è la dimostrazione di un processo di maturazione che prosegue. Ed era ora.

Nella prossima legislatura, il movimento si alleerà – e con chi? – per formare un governo?

Allo stato attuale la vedo difficile. Non mi pare che ci siano i margini. Almeno non per ora. Poi, ovviamente, dipenderà dai risultati effettivi: se, poniamo il caso, il M5S otterrà il 47% dei seggi, è possibile che un accordo con una piccola forza politica lo faccia. Ma non credo ad alleanze strutturali con i partiti più grandi. Neppure con la Lega.

Questa preclusione non rischia però di tagliarli fuori in partenza dalla corsa per arrivare a Palazzo Chigi? 

Non è detto. Potrebbe anche accadere che il M5S diventi il partito di maggioranza relativa e che, dunque, riceva l’incarico dal Presidente della Repubblica, componga il governo e si presenti alle Camere per ottenere la fiducia. In un caso del genere bisognerebbe vedere cosa accadrebbe in Parlamento: potrebbe esserci l’astensione di qualche partito e la nascita di un governo di minoranza.

Troppe variabili per fare previsioni?

Prima dell’esito del voto non è così semplice immaginare gli scenari futuri e futuribili. Potrebbe anche esserci un governo del Presidente in caso di stallo. In ogni caso non mi pare così automatico che nasca un governo tra Pd e Forza Italia, anche perché i loro numeri potrebbero non bastare.

Ma tecnicamente il sistema elettorale verso cui si sta convergendo da cosa è caratterizzato?

Nonostante le differenze del caso, è simile al tedesco, da cui il nome con cui lo stanno chiamando esperti ed esponenti politici. Si tratta di due sistemi proporzionali con diverse tecnicalità, alle quali si dovrà rispondere con qualche modifica.

Quali?

Iniziamo con il dire che non ci non ci sono né premi né coalizioni. Questa è la base di partenza. A mio avviso l’intervento più semplice da apportare è prevedere che un terzo dei seggi sia assegnato con i collegi uninominali e due terzi con il proporzionale. In questo modo sarebbe piuttosto improbabile che qualche forza politica possa ottenere più seggi di quelli che gli spetterebbero in virtù dei voti effettivi.

Altri correttivi? 

Io sarei attento al tema delle preferenze, che non sono previste dal sistema tedesco. In Italia ci sono due sentenze della Corte Costituzionale che, seppur garbatamente, ci hanno fatto notare la necessità che almeno una parte dei parlamentari sia scelta dai cittadini. Si potrebbero introdurre le preferenze solo per la quota proporzionale.

E la clausola di sbarramento al 5%? Dal post di Grillo pare di capire che non sia disposto a rinunciarvi.

Io, invece, ho delle perplessità. Un conto è la situazione tedesca che è consolidata da 70 anni. Tutt’altro, invece, quella italiana in cui è in corso un evidente rimescolamento di carte. Prevedere una soglia del genere mi pare risponda a una necessità di protezione dei partiti più grandi e non tanto alle esigenze di equilibrio del sistema. E’ il tentativo di blindare i grossi, di escludere i piccoli e di impedire che possa esserci qualche sorpresa.

Sulla data del voto invece? Si fa sempre più largo l’ipotesi di elezioni anticipate: Grillo ha proposto ufficialmente il 10 settembre, Renzi – sembra – il 24. Che ne pensa?

Grillo ha proposto il 10 settembre perché in questo modo spera che saltino i vitalizi per i parlamentari. Ma non è così: il limite entro il quale non scatta il vitalizio non è al momento dello scioglimento delle Camere e neppure del voto. Ma il giorno in cui si insedia il nuovo Parlamento. Quindi è impossibile, salvo che non si voti tra l’ultima domenica di luglio e la prima di agosto.

Quindi contrario a elezioni troppo ravvicinate?

Non capisco come, in Italia, si possa pensare di fare una campagna elettorale ad agosto. Piuttosto si concentrassero tutti su una questione molto più seria di cui ho paura. Con il voto a settembre, scatterebbe l’esercizio provvisorio e, quindi, l’aumento dell’Iva al 25%. Ha idea di cosa vorrebbe dire?

Legge di bilancio e poi elezioni. E’ questa la sua proposta?

O questa strada o che quantomeno – prima di andare alle urne – si disattivi in qualche modo questa mina piazzata sotto l’economia italiana. Fate qualcosa e fatela pure in fretta. L’Iva al 25% avrebbe conseguenze drammatiche per i cittadini.

ballottaggi, Aldo Giannuli (professore Storia contemporanea Università Milano)

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