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“Per risolvere il problema dell’immigrazione bisogna essere europeisti”. Parola di Luigi Di Maio. Le ultime dichiarazioni del vicepresidente della Camera fanno registrare un’altra svolta nel M5S che, man mano che si avvicinano le elezioni, si smarca – forse – da alcune posizioni assunte in passato per assumere un volto più istituzionale. Era già capitato sui vaccini, ora capita sull’Europa, o meglio sull’immigrazione.

Di Maio mercoledì pomeriggio era ospite alla School of Management dell’Università di Torino per la presentazione del libro del giornalista Massimo Franco “L’assedio: come l’immigrazione sta cambiando il volto dell’Europa e la nostra vita quotidiana”. C’erano, fra il pubblico, la sindaca Chiara Appendino (con una toccata e fuga) e buona parte dei consiglieri comunali e regionali, non solo grillini.

Il vicepresidente della Camera, candidato premier in pectore del M5S, non ha parlato solo di migranti, ma anche di legge elettorale, della telefonata di Renzi al padre nell’ambito della vicenda Consip e della scelta della squadra di governo grillina alle prossime politiche.

I RAPPORTI CON L’EUROPA

Sia chiaro che la “svolta europeista”, chiamiamola così, del M5S, conserva una posizione critica, seppur non dai toni gridati di quando Grillo invocava un referendum per uscire dall’euro. Sottolineando le “responsabilità di Ue e G7 in politica energetica, causa della crescita dei migranti climatici ed economici”, e la necessità di “chiudere la rotta mediterranea stabilizzando la Libia senza invaderla”, Di Maio ha snocciolato qualche cifra. “L’82% dei migranti d’Europa passano dall’Italia, noi investiamo 4,5 miliardi nell’accoglienza, l’Europa 91 milioni. Non vogliamo essere antieuropeisti, ma essere europeisti oggi significa aiutare i Paesi come l’Italia”. Di Maio ha rimbrottato il neopresidente francese Emmanuel Macron. “Leggo nel suo programma che tutti coloro a cui sarà rifiutato l’asilo dovranno essere accompagnati alle frontiere (francesi, ovviamente, ndr). Ma a Ventimiglia ci siamo noi, e noi non possiamo fare la stessa cosa, perché il nostro confine è in gran parte il mare. Non mi sta bene fare gli europeisti con le frontiere degli altri. Quindi sull’accoglienza l’Unione europea faccia la sua parte”.

Il leader grillino ha proseguito rivendicando un ruolo maggiore dell’Italia al tavolo dell’Europa che conta. “Dobbiamo essere chiari sui nostri obiettivi. Bisogna chiedere tre cose: cambiare il regolamento Dublino 3 (quello che impone ai rifugiati di chiedere asilo nel paese in cui vengono identificati, cioè dove sbarcano, ndr), uniformare il diritto d’asilo fra i paesi europei e rispettare la ripartizione delle quote di migranti approvata dal Parlamento europeo. I paesi che non si adeguano vengano sanzionati e non siano coperti da qualche “big” europeo””.

Poi è arrivata una velata minaccia all’asse franco-tedesco, che Di Maio ha detto di non temere. “Se non dovessimo ottenere il risultato, dovremmo capire quanto è essenziale l’Italia all’Ue. Senza di noi l’Europa non sta in piedi, siamo la seconda forza manifatturiera continentale e questo Francia e Germania lo sanno. E allora mettiamo sul tavolo il nostro peso contrattuale. Noi vogliamo restare in Europa ma vogliamo cambiare le cose, a partire dai migranti per arrivare ai temi economici. I veri antieuropeisti non siamo noi, sono quelli che ritengono l’Ue non modificabile”.

I COMPITI A CASA

Di Maio ha sottolineato la necessità dell’Italia di “recuperare credibilità nel direttorio europeo”. E ha puntato il dito sul caso del centro accoglienza di Isola Capo Rizzuto, gestito da soggetti legati alla criminalità organizzata. “Dobbiamo fare i compiti a casa. Ci sono pessimi esempi nel mondo dell’accoglienza. Devono partire ispezioni per tutti gli enti privati che vi operano, va sospesa l’erogazione dei fondi in presenza di anomalie e bisogna ambire ad una gestione pubblica”.

LE LEGGE ELETTORALE

Il vicepresidente della Camera, sollecitato dai giornalisti, ha detto la sua anche sulla legge elettorale. “Abbiamo tre forze politiche che si equivalgono, il centrosinistra, il centrodestra e il M5S. Io ho fatto un’apertura all’ex presidente del consiglio Renzi per trovare una legge comune, partendo dal Legalicum, cioè l’Italicum epurato dai profili di incostituzionalità. Sembrava fosse stato individuato un testo base, poi il Pd, a un tratto, ha detto: o si vota la nostra proposta o non se ne fa nulla. Con l’appoggio della Lega e del gruppo misto è venuto fuori il Verdinellum. Pensano di approvarlo? Non credo che ci riusciranno, torneranno con noi con la coda fra le gambe. Noi li accoglieremo a braccia aperte, senza rancori, disponibili a fare una legge che permetta a chi vince le elezioni di attuare il programma. Fin qui non è stato possibile perché si sono sempre fatti inciuci. Vogliono continuare a farli ma non ci riusciranno, perché a fine legislatura, soprattutto in Senato, non ci sono più i partiti, uno vale uno. Tutti hanno paura, soprattutto in maggioranza, di una legge che li tenga fuori al prossimo giro. E quindi vedrete che per fare la legge avranno di nuovo bisogno del M5S”.

LA TELEFONATA DI RENZI SUL CASO CONSIP

Di Maio ha anche riservato una battuta sul caso Consip, in particolare sulla telefonata di Renzi al padre pubblicata da Marco Lillo del Fatto Quotidiano (in cui l’ex premier strapazza il genitore, rimproverandolo di non ricordare di aver incontrato o meno l’imprenditore Alfredo Romeo, poi finito in carcere). “Da quella telefonata emerge la doppia faccia di Renzi e del Pd – ha commentato il leader grillino – Come la Boschi sulla vicenda banche. Loro hanno infettato le istituzioni con la menzogna e dobbiamo liberarcene, mandandoli a casa, democraticamente. I mali del paese sono responsabilità loro e delle loro bugie. Mentono sui fatti personali e anche su altri temi, come Jobs act e legge Fornero”.

LA SCELTA DEL GOVERNO GRILLINO

Durante il dibattito Massimo Franco ha sollecitato Di Maio sulla scelta del candidato premier, che sarà scelto online. “Ci risparmiereste la scelta dei ministri attraverso la rete?” ha chiesto l’editorialista del Corriere della Sera. “Sulla questione della squadra di governo il tema non si pone neanche – ha risposto Di Maio – Individueremo il candidato premier e lui si sceglierà i membri della squadra. La novità è che gli elettori potranno conoscere prima del voto la composizione del Governo. Non mi appassiona il tema delle persone, che siano esterni o interni…”. “Agli italiani forse sì”, l’ha interrotto Franco.

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