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“Nafris”, questo neologismo tedesco sta per Nordafrikaner al plurale. Non è da escludere che si tratti della prima parola tormentone già candidata alle parole dell’anno appena cominciato. Forse non è stata la polizia di Colonia a coniare questo termine, certo però è stata il volano che gli ha dato notorietà a livello nazionale. La notte di Capodanno per rassicurare la popolazione i poliziotti di Colonia via twitter facevano infatti sapere: “Attualmente stiamo controllando diverse centinaia di ‘Nafris’”. Che le forze di sicurezza di questa città fossero in stato di massima allerta è comprensibile. Nella notte di Capodanno di esattamente un anno prima, c’erano state le aggressioni a centinaia di donne da parte di uomini soprattutto di origini nordafricane. Le forze dell’ordine allora si erano mostrate non all’altezza della situazione. L’attentato di Berlino una settimana prima di Natale, poi, non aveva fatto che aumentare le misure di sicurezza e la tensione. Per cui la polizia di Colonia aveva pensato bene di comunicare via twitter che la situazione era sotto controllo.

Ma la Germania si appresta a un anno con un calendario elettorale molto fitto, e i partiti sono in parte già in assetto elettorale come dimostrano i Verdi. Sono loro che hanno colto il messaggio twitter della polizia e i controlli a tappeto effettuati Colonia la notte di Capodanno per criticare aspramente “la stigmatizzazione solo sulla base dell’aspetto esteriore delle persone”, così Simone Peter, una dei due leader del partito. Il capo della polizia di Colonia Jürgen Mathies ha replicato che è vero, sarebbe stato meglio se l’abbreviazione “’Nafris’ fosse rimasta esclusivamente d’uso interno. “D’altro canto non va però tralasciato che i controlli a tappeto hanno impedito il ripetersi dei fatti dell’anno scorso. Non è che quest’anno i gruppi in circolazione fossero meno aggressivi In circolazione c’è erano infatti gruppi altrettanto aggressivi”.

La questione sicurezza sarà il grande tema, il cavallo di battaglia più importante delle prossime elezioni. Angela Merkel, nel suo discorso di Capodanno ha posto l’accento sulla minaccia terrorismo che continua a incombere non solo sulla Germania (come l’attentato di Istanbul ha una volta messo in luce); al tempo stesso la Kanzlerin ha però ribadito che ciò nonostante i tedeschi non cambieranno le loro abitudini, il loro modo di vivere.

La questione sicurezza sarà al tempo stesso il banco di prova che misurerà anche la coesione tra CDU e CSU. Ci sono sempre state scaramucce tra i due partiti, ma fino a poco tempo fa questi screzi facevano parte della divisione dei ruoli e dei compiti. Ora i toni sono alquanto più aggressivi e bellicosi. E quanto la situazione tra i due partiti sia tesa, lo si comprende anche dall’intervista che Thomas Strobl ha rilasciato alla Süddeutsche Zeitung, il giornale la cui sede è a Monaco di Baviera. Strobl ha cercato di calmare gli animi, ricordando che sarebbe suicida iniziare a farsi la guerra l’un l’altro. Parole rivolte soprattutto ai “duri e puri” della CSU. Strobl è, infatti, a sua volta rappresentante di spicco dell’ala più conservatrice della CDU, nonché genero del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. La CDU è indubbiamente allarmata, anche se tutti conoscono la propensione di Horst Seehofer, capo della CSU e governatore della Baviera, per i toni forti, salvo poi tornare quasi sempre sui propri passi. Ma tornerà indietro sul documento stilato dalla CSU poco dopo l’attentato di Berlino? In questo documento la CSU chiede che in futuro i profughi salvati nel Mediterraneo vengano portati subito (senza passare per esempio dall’Italia) in centri di accoglienza sicuri creati nei paesi del Nordafrica. Una proposta non nuova e ripetutamente fatta anche da altri paesi.

Sarà interessante dunque vedere nelle prossime settimane come si posizioneranno i vari partiti, su quali temi punteranno per scongiurare che il partito nazionalista Alternative für Deutschand, (AfD, già presente in dieci parlamenti regionali) possa continuare a vincere a man bassa. Il primo appuntamento elettorale, in questo caso solo formale però, è quello del 12 febbraio, quando verrà eletto il nuovo capo di Stato: i partiti al governo si sono già accordati sull’attuale ministro degli Esteri, il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier, dunque dovrebbe andare tutto come previsto.

Le prime elezioni regionali si terranno invece nel Saarland (marzo), Land a sudovest della Germania, confinante con la Francia; in maggio sarà la volta dello Schleswig-Holstein e del Nordrhein-Westfalen. Quest’ultimo Land conta 16 milioni di abitanti ed è il più popoloso del paese, motivo per il quale, elezioni qui, valgono anche come prova generale per le elezioni parlamentari federali, che si terranno in settembre.

Come scriveva tempo addietro lo Spiegel online: l’anno che è appena iniziato sarà molto probabilmente l’anno più difficile per Angela Merkel. Lo sarà a livello di politica interna: l’Unione reggerà oppure finirà per spaccarsi? Probabile che reggerà, almeno finché a guidare la Csu sarà Seehofer. E sarà un anno difficile anche a livello internazionale: in Olanda e in Francia si voterà già in primavera e le chance dell’olandese Geert Wilders e della francese Marine Le Pen sono più che buone, se non a vincere, perlomeno di assestare (dopo il Brexit di quest’anno) un altro colpo pericoloso all’Unione Europea.

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