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Bologna torna ad essere una piazza calda. Da più di due settimane la zona universitaria del capoluogo emiliano è attraversata da violente proteste che coinvolgono, però, solo una parte degli studenti. A scaldare gli animi è stata la scelta del rettore Francesco Ubertini (nella foto) di installare tornelli nell’aula studio della facoltà di Lettere e filosofia, al civico 36 di via Zamboni. Decisione presa per garantire la sicurezza in una zona che negli anni è stata caratterizzata da un progressivo degrado. Inoltre l’aula studio doveva prolungare il suo orario di apertura per consentire agli studenti più volenterosi di trattenersi fino a mezzanotte. Fatto per niente strano in una città che vive di Università e che ha adattato i suoi ritmi a quelli dei semestri dell’Ateneo più antico d’Europa. La scelta di controllare l’accesso ai soli studenti muniti di badge non è piaciuta ai membri del Collettivo Universitario Autonomo che giovedì scorso, dopo averne chiesto ufficialmente la rimozione con una petizione firmata da 500 studenti e consegnata agli uffici del rettorato, ha divelto i tornelli e scardinato una porta in vetro. A questo è seguito un intervento del Reparto Mobile di Bologna che ha fatto il suo ingresso proprio nell’aula della biblioteca. Ad oggi la struttura è chiusa e non si conosce la data della sua riapertura.

CECCHINI (ITALIA CELERE): “IN VIA ZAMBONI SITUAZIONE DI DEGRADO, RINVENUTE ANCHE SIRINGHE”

I più nostalgici hanno associato questi tafferugli ai fatti del 1977 quando l’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga inviò mezzi cingolati per sedare i violenti scontri che avevano portato all’uccisione, nel corso di una manifestazione, dello studente di medicina e militante di Lotta Continua Francesco Lorusso. Niente di più lontano dal vero secondo Andrea Cecchini, Segretario Nazionale del sindacato di Polizia “Italia Celere”: Il VII Reparto Mobile di Bologna, diretto dal dottor Vito Pontrelli, un dirigente di grande esperienza nel settore dell’ordine pubblico, è stato chiamato ad intervenire dal Questore, a sua volta allertato dal Rettore di Bologna, ed ha operato riservando la massima attenzione agli studenti ed anche ai contestatori. Basti pensare che nel corso dell’operazione non ci sono stati feriti sebbene il luogo fosse angusto e il tasso di conflittualità molto alto” – dice a Formiche.net Andrea Cecchini  – “I poliziotti, anche i colleghi della Digos, hanno prima lasciato uscire gli studenti e poi sono intervenuti nei confronti dei contestatori che non volevano lasciare l’aula. I contatti fisici sono stati minimi e senza esiti anche se la polizia è stata bersagliata da una pioggia di sedie e banchi di legno lanciati da un soppalco”.

Negli ultimi anni il Capoluogo felsineo è stato testimone di scontri politici sempre più acuti e di un rinvigorimento di collettivi universitari di estrema sinistra che non disdegnano l’ipotesi di passare alle vie di fatto. “Negli ultimi anni abbiamo notato un aumento della conflittualità di piazza a Bologna. Il numero dei nostri interventi è cresciuto e anche la violenza, verbale e fisica, nei nostri confronti è aumentata” –  prosegue Andrea Cecchini – “Il contesto nel quale abbiamo operato al civico 36 è quanto meno critico. Basti pensare che successivamente all’intervento la polizia ha rinvenuto nei locali della sala studio siringhe e anche altri oggetti che nulla hanno a che vedere con lo studio”.

Nei giorni successivi la polizia ha effettuato due arresti nei confronti dei ragazzi dei collettivi che si erano resi responsabili di atti violenti anche nel corso delle manifestazioni seguite all’irruzione del Reparto Mobile nell’Aula Studio di Lettere e Filosofia. “Il Questore di Bologna sta pensando di premiare i poliziotti che sono intervenuti  proprio per la natura “chirurgica” dell’intervento. Del resto questo è l’esito di un addestramento costante al quale sono sottoposti gli uomini del Reparto Mobile” – conclude Cecchini che allontana ogni accusa di inclinazione politica dai suoi uomini – “La nostra divisa è indenne da qualsiasi colorazione. Se fossimo stati fascisti non saremmo stati poliziotti, posso dire solo questo”.

MARAFFA (PRESIDENTE CONSIGLIO DEGLI STUDENTI): “ZONA UNIVERSITARIA ASSEDIATA DALLO SPACCIO ”

Gli studenti del CUA ieri sera hanno tenuto una manifestazione alla quale hanno partecipato alcune centinaia di persone. Tuttavia non tutti gli studenti di Bologna si sentono rappresentati dai ragazzi del collettivo. Uno di questi, Marco Messina, ha attivato una petizione su Change.org nella quale si chiedono seri provvedimenti nei confronti degli autori dei gesti violenti. La sottoscrizione ha ottenuto più di 8 mila firme. Assume una posizione netta anche Fabiana Maraffa, Presidente del Consiglio degli Studenti ed eletta nelle liste di Sinistra Universitaria. “I tornelli sono stati installati perché la sala studio sarebbe dovuta rimanere aperta fino a tardi. Forse il livello di condivisione da parte del sarebbe dovuto essere maggiore. Oltre a questo c’è un’esigenza di controllare chi accede agli spazi dell’Università. Qualche tempo fa è avvenuto un fatto increscioso, un ragazzo ha molestato sessualmente una ragazza proprio in aula studio” – dice a Formiche.net Fabiana Maraffa – “La zona universitaria è assediata dal degrado e dallo spaccio. Per questo il punto non è “tornelli sì, tornelli no” ma come vogliamo rigenerare un’area che è la nostra e non solo del CUA”. Le immagini dell’irruzione della polizia in università non hanno, però, lasciato indifferenti gli studenti. “Il Consiglio degli studenti ha già chiesto al Rettore di venire a spiegare la scelta di chiamare la polizia” – conclude Fabiana Maraffa – “Quelle che abbiamo visto sono immagini forti, l’ingresso della polizia in tenuta antisommossa in aula ci ha colpito. In ogni caso il Rettore avrà modo di chiarire”.

francesco ubertini università di bologna

Cosa succede all'università di Bologna

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