Skip to main content

“Chiedo al Signore di sostenere tutti gli uomini di buona volontà che si rimboccano coraggiosamente le maniche per affrontare la piaga del terrorismo e questa macchia di sangue che avvolge il mondo con un’ombra di paura e di smarrimento”, ha detto il Papa il 1 gennaio all’Angelus in riferimento all’attentato di Istanbul. Rimboccarsi le maniche, ma come? Richiamando il tema della Giornata mondiale della pace che si celebra da cinquant’anni a Capodanno, Francesco ha ricordato il suo Messaggio per il 2017, proponendo di “assumere la nonviolenza come stile per una politica di pace”. Per Luigi Accattoli, si tratta di “una svolta per l’atteggiamento della Chiesa Cattolica sul controverso tema della nonviolenza. Con esso Francesco ha posto fine alle titubanze dei predecessori e si è schierato senza timori e senza distinguo con i non violenti”.

I PRECEDENTI

Riconosce il vaticanista del Corriere della Sera: “Di nonviolenza avevano parlato più volte Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: mai tuttavia prima di oggi un Papa aveva invitato la Chiesa e l’intera umanità a fare della non violenza attiva e creativa uno stile di vita”. Tanto da citare nel suo Messaggio anche delle figure di testimoni come Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan, Martin Luther King, Leymah Gboweee e Madre Teresa. A ricordare i precedenti, è lo stesso Francesco. Cita Wojtyla quando evidenziava come un cambiamento epocale nella vita dei popoli si realizza “mediante una lotta pacifica, che fa uso delle sole armi della verità e della giustizia”. Quindi Ratzinger, che commentando l’evangelico “amate i vostri nemici”, parlava esplicitamente di “magna charta della nonviolenza cristiana, che non consiste nell’arrendersi al male ma nel rispondere al male con il bene”.

UN SINODO O UN’ENCICLICA SULLA NONVIOLENZA

L’accento posto sulla nonviolenza da Francesco probabilmente comporta revisioni importanti: del Catechismo e del Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Un lavoro che impegnerà i primi passi del neonato Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale che proprio ieri ha fatto il suo debutto. Il presidente, il cardinale Peter Turkson, presentando il Messaggio del Papa per la Giornata della pace 2017, a metà dicembre aveva confermato che occorre “ancora approfondire i concetti di ‘guerra giusta’ e ‘pace giusta’, e che il tema della nonviolenza può diventare lo spunto per lo sviluppo di una nuova enciclica: “E’ un desiderio espresso dal Santo Padre”. “Forse – aggiungeva – ancora prima dell’enciclica sarebbe opportuno fare un Sinodo”.

PAX CHRISTI IN CAMPO

Organizzato da Pax Christi e dall’ormai abolito pontificio Consiglio della giustizia e della pace (da ieri confluito nel nuovo Dicastero presieduto da Turkson), si era svolta in aprile in Vaticano una tre giorni sulla nonviolenza. La conferenza si è chiusa con un documento in cui si contesta l’insegnamento sulla teoria della guerra giusta: “Non c’è una guerra giusta”, questo concetto “troppo spesso è stato utilizzato per appoggiare la guerra, piuttosto che per evitarla o limitarla”. Il solo evocare che “una guerra giusta è possibile mina l’imperativo morale a sviluppare strumenti e capacità per trasformazioni non violente del conflitto”. Quindi si chiedeva al Papa “una lettera enciclica o qualche altro documento importante” per ri-orientare gli insegnamenti della Chiesa sulla violenza. Per ora è arrivato il messaggio per la Giornata della pace incentrato su questo. Ma la revisione è tutto un cantiere.

COSA DICE IL CATECHISMO

Il Catechismo, pubblicato nel 1997, delinea quattro condizioni “che giustificano una legittima difesa con la forza militare”. Quindi la guerra giusta. Occorre contemporaneamente: che il danno causato dall’aggressione sia durevole, grave e certo; che la risposta sia una extrema ratio; che ci siano fondate condizioni di successo; che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. E “nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione”.

FRANCESCO ALLA GUERRA DELLA PACE

Nel suo messaggio alla Conferenza di aprile di Pax Christi, il Papa ricordava che “l’unica condanna espressa dal Concilio Vaticano II fu proprio quella della guerra, pur nella consapevolezza che, non essendo questa estirpata dalla condizione umana, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa”. Il 15 dicembre scorso, ricevendo alcuni ambasciatori, si è però spinto oltre, chiedendo “una scelta della nonviolenza come stile di vita”. “Si tratta in ogni circostanza – spiegava ai rappresentanti delle cancellerie – di respingere la violenza come metodo di risoluzione dei conflitti e di affrontarli invece sempre mediante il dialogo e la trattativa”.

INGERENZA UMANITARIA

Di intervento umanitario e guerra giusta, di fatto Bergoglio aveva parlato sul volo di ritorno dal viaggio in Corea nel 2014. Alla richiesta di un giudizio sui bombardamenti Usa dei terroristi in Iraq, Francesco rispose: “In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati”. Diceva Giovanni Paolo II nel 1994 riferendosi al conflitto in Jugoslavia: “La Sede Apostolica non cessa di ricordare il principio dell’intervento umanitario. Non in primo luogo un intervento di tipo militare, ma ogni tipo di azione che miri a un disarmo dell’aggressore”. Già nel ’92, per interrompere la macelleria nei Balcani, la sua Segreteria di Stato invocava chiaramente il “dovere e il diritto di ingerenza (di Europa e Onu, ndr) per disarmare chi vuole uccidere”. Sul diritto a difendersi dal terrorismo Giovanni Paolo II era tornato nel 2002. E il Compendio della dottrina sociale della Chiesa del 2006, riprendendo un altro intervento di Wojtyla, precisa: “È essenziale che il pur necessario ricorso alla forza sia accompagnato da una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti agli attacchi terroristici”. Fino a qui, quindi, nessuna differenza con le parole di Francesco.

COME CONCILIARE GIUSTIZIA E PACE

Aprendo i lavori della Conferenza di Pax Christi, lo stesso cardinal Turkson precisava: “La Chiesa non può predicare i precetti del Discorso della montagna nel vuoto”. E’ il discorso delle Beatitudini, quindi della sete di giustizia e degli operatori di pace. “Per essere una norma sufficiente per l’azione politica – aggiungeva – c’è bisogno che sia praticata con la considerazione per le circostanze attuali e per il bene da raggiungere, che include il dovere di assistere coloro i cui diritti sono stati violati”.

SFIDA PER LA DIPLOMAZIA

Al netto di possibili, future revisioni dottrinali, il dilemma tra uso della forza e nonviolenza rimane, e andrà declinato volta per volta. Anche dal Vaticano. Come diceva nel 2015 il segretario di Stato, Pietro Parolin:La Santa Sede afferma la legittimità di fermare l’ingiusto aggressore. Poi, sulle modalità, è la comunità internazionale che deve trovarsi d’accordo e trovare le forme per farlo”. Più Nazioni Unite che Nato, è l’auspicio. Lo evidenzia don Renato Sacco, coordinatore in Italia di Pax Christi: “Un intervento (armato, ndr), al limite, deve essere portato avanti da una autorità internazionale, legittima, come avviene quando si chiama la polizia nelle nostre città. Il problema è che l’Onu viene sistematicamente screditata a vantaggio della Nato, che è l’espressione di alcuni Stati contro altri e non rappresenta per niente la comunità internazionale”.

AGOSTINO VALLINI CARDINALE PAPA FRANCESCO JORGE MARIO BERGOGLIO

Come combattere il terrorismo secondo Papa Francesco

“Chiedo al Signore di sostenere tutti gli uomini di buona volontà che si rimboccano coraggiosamente le maniche per affrontare la piaga del terrorismo e questa macchia di sangue che avvolge il mondo con un’ombra di paura e di smarrimento”, ha detto il Papa il 1 gennaio all'Angelus in riferimento all'attentato di Istanbul. Rimboccarsi le maniche, ma come? Richiamando il tema…

Lingotto, 5 stelle, molestie

Isis, Istanbul, i cristiani e la guerra che non vogliamo vedere

Non prendetele per farneticazioni. In verità, le parole con cui l'Isis ha rivendicato l'attentato di Istanbul sono lineari, coerenti e calibrate con l'ideologia di morte che è propria dello Stato islamico. Sarà destrutturato quanto vi pare, molecolare nell'organizzazione e nell'azione, ma esso ha una ideologia ben precisa e quella che sta mettendo in atto (checché non possa pensare o dire…

metalmeccanici palombella landini

Metalmeccanici, ecco perché la base Fiom ha abbracciato la giravolta di Maurizio Landini

I metalmeccanici hanno approvato, con un percentuale dell’80% di voti favorevoli, il testo del rinnovo del contratto nazionale di lavoro sottoscritto nel novembre scorso, dalle loro federazioni di categoria (nuovamente unite dopo otto anni di contrasti) e dalla Federmeccanica. E’ una buona notizia. Ma rimangono delle domande. Come è possibile che la base della Fiom si sia adeguata, senza problemi,…

propaganda, diele, di maio, salò, morbillo, alatri, radio, insegnanti

Isis attaccherà il Regno Unito con armi chimiche?

[audio mp3="http://formiche.net/wp-content/blogs.dir/10051/files/2017/01/01-Il-senno-di-Po-Allarme-terrorismo-a-Londra-1.mp3"][/audio]   Sull'allarme lanciato nel giorno di capodanno dal ministro per la sicurezza britannico Ben Wallace, Ruggero Po intervista Raphael Luzon, analista arabo-ebreo residente a Londra, autore del recente “Libyan Twilight. The story of an Arab-Jew”. Visita il blog di Ruggero Po

VALERIA FEDELI, scuola

Cosa non mi è piaciuto della prima iniziativa del ministro Fedeli sugli insegnanti

Non mi è piaciuta la prima iniziativa del ministro Valeria Fedeli. Conoscendola e stimandola, mi aspettavo da lei due prese di posizione molto nette: un secco "vergognatevi" agli insegnanti che marcano visita e che trovano tutte le scuse possibili ed immaginabili per non prendere servizio nelle cattedre loro assegnate e che si definiscono "deportati" nonostante siano assunti stabilmente dallo Stato;…

Ecco come Isis ha rivendicato la strage al Reina di Istanbul

Lo Stato islamico ha rivendicato l'attentato di Istanbul della notte di Capodanno: "In prosecuzione delle operazioni benedette che l'ISIS svolge contro il protettore della Croce, la Turchia, un coraggioso soldato del califfato ha attaccato uno dei locali notturni più popolari mentre i cristiani festeggiavano le loro vacanze", si legge nel testo diffuso via Twitter con uno statement ufficiale del Califfato.…

GGG, un film per adulti sognatori

L’ultimo week end del 2016 è uscito in Italia il film GGG, il Grande Gigante Gentile, di Steven Spielberg, distribuito dalla Walt Disney Pictures e tratto dall’omonimo libro del 1982 di Roald Dahl, famosissimo scrittore britannico per bambini e ragazzi. E’ la storia dell’amicizia tra una bambina di nome Sofia che vive a Londra in un orfanotrofio (tema ricorrente in tutti…

Enrico Mentana

Perché Isis terrorizza la Turchia di Erdogan. Il commento di Mentana

Perché Isis terrorizza la Turchia? E' quello che in molti si chiedono in queste ore dopo la strage terroristica a Istanbul che è costata la vita a 39 persone (qui la ricostruzione e le prime analisi sull'attentato descritte da Emanuele Rossi per Formiche.net). Poco fa la strage è stata rivendicata da Isis. Qualche ora prima della rivendicazione, il direttore del…

sicilia, Mattarella Silvio Berlusconi

Vi racconto le ultime piroette di Silvio Berlusconi su Sergio Mattarella

Tutto secondo le previsioni, conoscendo bene i polli della batteria costituita dai giornaloni e giornali in giusta picchiata di vendite nelle edicole. Salvo due o tre eccezioni, fra le quali quella del Fatto Quotidiano, non a caso fra i pochi a resistere alla crisi della carta stampata, affrettatosi a titolare in prima pagina, pur con la solita forzatura, su Sergio…

Io, Allah e Gesù. La testimonianza di Mohamed Darrat

Camminare a Roma lungo corso Trieste e affacciarsi al palazzo che dà su piazza Istria, l’unico col Tricolore sempre esposto sul pennone condominiale, significa imbattersi in un quarantasettenne educato che veste in giacca, cravatta e fazzoletto nel taschino. “Prego, sono il portiere dello stabile, dica a me”, si presenta al visitatore di turno Mohamed Darrat, libico e musulmano osservante. Ma…

×

Iscriviti alla newsletter