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Quanto le sorti dell’Spd siano ora in mano a un uomo solo, cioè all’ex presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, lo dimostra il risultato che ha ottenuto ieri al congresso straordinario del partito. Lì è stato eletto con il 100 per cento dei voti dei delegati. Un risultato straordinario. Prima di lui solo Kurt Schumacher era riuscito per ben due volte (nel 1947 e nel 1948) ad avere il 99,7 per cento dei voti. Ma quanto l’Spd si sia affidata ormai totalmente, senza se e senza ma a quest’uomo, lo dimostra ancora di più il confronto con uno dei mostri sacri, o meglio, il mostro sacro per eccellenza dei socialdemocratici: cioè  il cancelliere Willy Brandt, amato come mai nessun altro capo socialdemocratico (per quanto nemmeno Brandt abbia mai ottenuto il 100 per cento ma come miglior risultato, nel 1966, il 99,4 per cento dei voti). Dunque per alcuni delegati Schulz è il nuovo Willy Brandt.

Ma non sono solo i 605 delegati che l’hanno votato compatti a voler credere nei poteri – visto il consenso – taumaturgici di Schulz. Anche gli elettori sembrano essere stati contagiati dalla “Schulz mania”. Da quando in gennaio Sigmar Gabriel ha annunciato le proprie dimissioni dalla guida del partito e comunicato che a succedergli sarebbe stato l’amico Martin (i due sono amici veramente), l’Spd ha registrato 13 mila nuove iscrizioni.

È quello che i tedeschi definiscono “la chimica” che sembra funzionare tra lo sfidante di Angela Merkel e il popolo socialdemocratico, riuscendo forse a far tornare sui propri passi anche una parte di elettorato deluso.

Eppure, facevano notare i commentatori già ieri, a margine del congresso straordinario, Schulz nel suo discorso ha ripetuto le promesse “vaghe” che va facendo da settimane. Il suo slogan – stampato a caratteri cubitali e parte fondamentale della scenografia di ieri – “E’ tempo di più giustizia” – necessita ancora di una articolazione puntuale. Si sa che vuole mettere mano alle riforme del suo compagno di partito, l’ex cancelliere Gerhard Schröder. Ma non ha ancora detto come, e come intende finanziarle. Una critica che ieri, socialdemocratici di spicco come l’Spd Andrea Nahles, ministra del Lavoro e Thomas Oppermann, capogruppo Spd al Bundestag hanno rispedito al mittente. Entrambi hanno ribadito che, ieri all’ordine del giorno c’era l’elezione di Schulz a capo dell’Spd e la sua designazione ufficiale a sfidante di Merkel nelle elezioni del 24 settembre. Il programma verrà invece presentato in un altro congresso straordinario che si terrà in giugno.

È vero che ci sono temi che Schulz affronta, non solo una più equa ridistribuzione, un diverso calcolo delle pensioni che fanno parte da sempre delle campagne dei socialdemocratici, ma soprattutto l’attenzione focalizzata sulla digitalizzazione, sulla necessità di riqualificazione dei lavoratori – di un tandem, anzi di un trio lavoratori, datori di lavoro e stato che devono lavorare insieme per mettere tutti nelle condizioni di approfittare della digitalizzazione – che sono nuovi e interessanti nel modo in cui li spiega.

Ma a giocare al momento un ruolo altrettanto importante (se non addirittura più importante) è la biografia di Schulz: calciatore mancato, poi libraio, infine sindaco della città di Würselen, nel Nordrhein-Westfalen. Secondo Michael Spreng, consulente politico, spin doctor nelle politiche del 2002 del cristianosociale Edmund Stoiber e autore del blog “Sprengsatz” (miccia)  Schulz è particolarmente “abile nell’usare il proprio passato” dice in un’intervista alla Süddeutsche Zeitung. Ancora più interessante è però l’osservazione di Spreng su Würselen, città di 37 mila abitanti. “La mossa di non puntare sulla carriera europea, ma di mettere al centro Würselen, usare la città della quale è stato sindaco dall’1987 al 1998, come parte per il tutto, nel senso che Würselen è ovunque in Germania, è stata molto intelligente”.

Con questo Schulz non si è dimenticato dell’Europa, e ieri ha sottolineato che lui, anche in veste di cancelliere mai parteciperebbe a quello che pare essere diventato lo sport più amato dei politici a Bruxelles: votare a favore di provvedimenti e poi tornare a casa dando la colpa all’Ue – insomma mai parteciperebbe all’ “EU bashing”. Compito di qualsiasi governo tedesco dovrà sempre essere, come recita peraltro l’articolo 93 della costituzione tedesca inserito in occasione della riunificazione della Germania, “quello di contribuire al rafforzamento dell’Unione Europea. Una difesa dell’Ue che ha molto apprezzato il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, normalmente non tenero con i socialdemocratici.

Sono state molte le standing ovation che hanno. Particolarmente forte poi è stato l’applauso quando ha definito il partito nazionalpopulista Alternative für Deutschland “una vergogna” riferendosi al vizio di alcuni politici di quel partito a scivolare in una retorica dallo sgradevole retrogusto nazionalsocialista.

Ieri la ministra del Lavoro Andrea Nahles affermava: “La discesa in campo di Schulz ha dato il via a una re-politicizzazione”. Può essere, ma la buona stella di Schulz continuerà, e fino a quando a brillare? durerà, e quanto durerà? Già domenica prossima ci sarà un importante banco di prova. L’Spd riuscirà o no a riconquistare una delle sue ex roccaforti, cioè quella del Saarland? A metà fine maggio ci saranno poi altri due test elettorali importanti. Quello nello Schleswig-Holstein e quello ancora più importante nel Nordrhein-Westfalen. Il Land più popoloso del paese, dove le elezioni valgono anche come prova generale per le parlamentari. Qui governa la socialdemocratica Hannelore Kraft e la domanda è se le riuscirà a far riconquistare al partito di nuovo più del 40 per cento dei voti.  Tappe difficili perché i risultati verranno letti come tenuta o meno del “fenomeno Schulz”.

E l’Unione che fa? Al momento pare ancora troppo stordita per reagire. E così, in attesa che i “vecchi” del partito si riabbiano dallo choc, ieri i giovani dell’Unione hanno issato uno striscione su una delle chiatte ancorate nella Sprea sul quale era scritto: “Hey#Gottkanzler! Wenn Du übers Wasser laufen kannst,  komm rüber!” – “Ehi #cancelliere padreterno! Se sai correre sull’acqua, vieni da questa parte!”.

Schulz, germania, Saarland

Martin Schulz è il nuovo Willy Brandt?

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