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La sua storia dovrebbe insegnare che pressioni, sanzioni – o ricatti come li chiama il suo presidente – nei confronti della Russia non servono a nulla.

Figuriamoci oggi, dopo le gravi responsabilità degli Stati Uniti e dell’Unione europea nel creare le premesse per lo sviluppo del terrorismo internazionale (leggi interventi in Afghanistan, Iraq, Iraq e Libia). O il tentativo tafazziano di allargare la Nato a Paesi che erano fino a pochi anni fa nell’orbita politica, economica e militare di Mosca senza preoccuparsi delle possibili conseguenze che avrebbe generato. E con un uomo al comando, o meglio, può piacere o meno la definizione ma tant’è, un leader come Putin la cui storia, dall’infanzia a San Pietroburgo, il lavoro al Kgb fino al potere al Cremlino è un susseguirsi di un nutrimento patriottico e militare con cui si è formato il carattere ed è cresciuta la sua personalità.

Ecco, bastano queste poche considerazioni per capire che non solo ‘ste pressioni sono inutili, ma si rivelano economicamente costose, un disastro stupidamente mal gestito dal vuoto delle controparti americana ed europea, politicamente strumentalizzate in Occidente in quella russo fobia generalizzata da usare con grandi dosi nelle campagne elettorali tra candidati dallo spessore oggettivamente modesto.

Decisioni ed azioni pericolose, purtroppo molto pericolose. E non serviranno in futuro se non per accrescere sempre più un divario che pareva finalmente in via di superamento dall’idea di un mondo libero da antiche paure. E il Berlusconi di ieri, quello di Pratica di Mare appare come un gigante mentre oggi si mandano in difesa soldati al confine…

Già, ma in difesa di che?

Servono davvero pressioni e minacce contro Putin?

La sua storia dovrebbe insegnare che pressioni, sanzioni - o ricatti come li chiama il suo presidente - nei confronti della Russia non servono a nulla. Figuriamoci oggi, dopo le gravi responsabilità degli Stati Uniti e dell'Unione europea nel creare le premesse per lo sviluppo del terrorismo internazionale (leggi interventi in Afghanistan, Iraq, Iraq e Libia). O il tentativo tafazziano…

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Via libera, con le rispettive assemblee degli azionisti di sabato 15 ottobre, al matrimonio tra la Popolare di Milano (Bpm) e il Banco Popolare. Non soltanto l'integrazione era in preparazione da tempo, ma di fatto rappresenta la prima fusione dall'entrata in vigore della riforma sulle Popolari, varata dal governo di Matteo Renzi all'inizio del 2015. LE REAZIONI GOVERNATIVE Lo stesso…

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