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A pochi giorni dalla prima esecuzione (3 Febbraio) in tempi moderni de “La Bella Addormentata nel Bosco” di Ottorino Respighi al Teatro Lirico di Cagliari, dove ha avuto un enorme successo, la fiaba di Charles Perrault arriva, sulle punte, l’8 febbraio al Teatro dell’Opera di Roma nella notissima versione di Peter Illich Tchaikovsky con la coreografia di Jean Guillaume Bart che, in questo lavoro, conserva intatto il gusto per lo stile classico, dalla bellezza intramontabile, di Marius Petipa.

La bacchetta è quella del maestro David Coleman, specialista della direzione di balletto. Le atmosfere che si richiamano alla fiaba sono evocate dalle scene e dai costumi di Aldo Buti. Non è, però, una fiaba per bambini nonostante commissionato dai Teatri Imperiali proprio per soddisfare le famiglie dell’aristocrazia. Musicalmente e drammaturgicamente il balletto è prossimo a “Il Lago dei Cigni” (composto 13 anni prima) ma con dettagli più elaborati. Per quanto considerata “l’apoteosi” del balletto classico, la partitura anticipa la morbosa sensualità delle ultime sinfonie di Tchaikovsky.

Tra i molti aspetti della sua figura poliedrica, di compositore quanto mai istintivo e appassionato e al tempo stesso estremamente attento alla cesellatura formale, spicca la sua straordinaria sensibilità timbrica. Tchaikovsky seppe indagare le possibilità espressive degli strumenti tradizionali, in particolare i fiati, ricavandone suoni e impasti originali, raffinatissimi e inconfondibili. L’importanza che egli attribuì ai colori dell’orchestra fu tale da relegare la produzione pianistica in secondo piano, nonostante la straordinaria fama guadagnata dal suo primo concerto per pianoforte e orchestra. A mio avviso, sul palcoscenico le belle scene tradizionali, i ricchi costumi e l’elegante coreografia, saranno una gioia per gli occhi, in buca David Garforth estrarrà (come tre stagioni fa) l’inquietante natura di una partitura composta quando il compositore era nel pieno della deriva sulla sua identità più intima che in meno di tre anni lo avrebbe portato al suicidio. La fiaba si svolge in un clima morboso, nonché fortemente erotico, con preannunci della morte.

La direttrice del ballo Eleonora Abbagnato afferma: “Per far crescere i nostri giovani ballerini “La bella addormentata” è il balletto ideale. Jean-Guillaume Bart è la persona giusta per farlo. Un professionista straordinario, un uomo eccellente con il quale ho una relazione artistica e umana profonda, iniziata da quando ero una bambina alla scuola di danza dell’Opéra di Parigi. La sua conoscenza della danza classica pura e la sua sensibilità stanno facendo crescere i nostri giovani talenti nei quali credo molto”.
“La bella addormentata” è, per cronologia, il secondo dei tre balletti di Pëtr Il’ič Tchaikovsky: debutta al Teatro Marijnsky di San Pietroburgo nel gennaio 1890, riceve una discreta accoglienza e diventa negli anni una pietra miliare del balletto classico.

Nel maggio 1888 Tchaikovsky aveva ricevuto dal direttore dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, Ivan Vsevolozskij, l’incarico di comporre un balletto ispirato alla favola di Charles Perrault “La belle au bois dormant”. La coreografia è affidata a Marius Petipa, co-autore del libretto insieme a Vsevolozskij. Tra il compositore e il coreografo nasce una stretta collaborazione in quanto il processo compositivo di Tchaikovsky è accompagnato dalle dettagliate istruzioni musicali del coreografo che riguardano la durata, il ritmo e persino il mood. Vsevolozskij è anche l’autore dei bozzetti dei costumi e si avvale di ben cinque collaboratori per curare l’impianto scenografico. In Italia è messo in scena per la prima volta l’11 marzo 1896 al Teatro alla Scala di Milano, con l’allestimento del coreografo Giorgio Saracco e con Carlotta Brianza nel ruolo di Aurora. Al Teatro dell’Opera di Roma debutta nell’aprile del 1954 con la coreografia di Boris Romanoff da Marius Petipa.

Jean-Guillaume Bart, per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma in qualità di coreografo ospite – nominato étoile all’Opéra di Parigi nel 2000 proprio nel ruolo del Principe Désiré, durante una pausa in sala – parla del suo lavoro su “La bella addormentata”: “Il mio intervento è più legato alla coerenza drammatica. In questo ho cercato di ascoltare la musica di Tchaikovsky con un orecchio nuovo. Marius Petipa è intervenuto spesso in maniera radicale sulla musica, cosa che non intendo fare. Recuperando la partitura nella sua omogeneità e interezza me ne servo per dare unità teatrale al lavoro, un senso drammatico, vero. Voglio ritornare a una pantomima più fluida e leggera, molto sulla musica, che renda scorrevole il racconto. Nella mia versione, il corpo di ballo non è uno sfondo decorativo, quasi neutro, è parte attiva che deve apportare una dinamica all’intera azione. Questa mia bella addormentata è completamente diversa da quella che ho presentato nel 2016 allo Yacobson Ballet: ho lavorato molto a partire dalle qualità tecnico-espressive dei ballerini. Amo lavorare in questa direzione, partendo dal rapporto umano e dalle peculiarità di ognuno di loro”.

Jean-Guillaume Bart lavora per questa versione a stretto contatto con Patricia Ruanne, qui coreografa assistente, il maestro e assistente alla direzione del Ballo Benjamin Pech, il primo maître Frédéric Jahn e con la stessa direttrice del Ballo Eleonora Abbagnato. A impreziosire questa messa in scena de “La bella addormentata” i principal dancers ospiti, Iana Salenko e Vito Mazzeo, la prima ballerina Rebecca Bianchi, i solisti Susanna Salvi, Claudio Cocino e Giacomo Luci, la solista Marianna Suriano nel ruolo della Fata dei Lillà e Annalisa Cianci in quello di Carabosse. L’allestimento scenico e i costumi sono di Aldo Buti. Dirigono l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma il maestro David Coleman e il maestro Carlo Donadio.

(Foto di Francesco Squeglia)

La bella addormentata

La bella addormentata sulle punte

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