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Martedì mattina il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha dichiarato interrotti i bombardamenti su Aleppo, in accordo con il regime siriano del presidente Bashar el Assad. Si tratta di una pausa che dovrebbe durare fino a giovedì, quando dalle 8 alle 16 saranno aperti dei corridoi umanitari che dovrebbero servire a portare aiuti ai civili che si trovano ancora in città e/o a facilitare la fuga di chi vuole lasciare, compresi i combattenti dei gruppi più radicali (di solito queste concessioni sono seguite da azioni ancora più pesanti, in una strategia di riconquista che prevede di permettere la fuga a chi vuole lasciare, sfinito, e martellare ancora più duramente chi rimane).

L’ANTICIPO RUSSO

Non è ben chiaro perché Mosca avrebbe deciso di sospendere le operazioni in anticipo rispetto a giovedì, ma il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha detto che è anche un’apertura a Washington per cercare di ricostruire i rapporti ormai deteriorati anche per colpa della situazione siriana. Sul campo, nonostante alcune no-profit e qualche civile abbiano confermato che Aleppo est non è stata bombardata martedì, nessuno si fida, anche perché il ricordo di quello che è successo il 19 settembre, quando un convoglio della Mezzaluna (la ong che gestisce gli aiuti per conto dell’Onu) è stato bombardato, è ancora fresco.

LA SFIDUCIA SUL CAMPO

Sempre dal campo, i ribelli hanno fatto sapere di rifiutare l’offerta russa, e che non lasceranno Aleppo e continueranno a combattere la propria resistenza. Mentre in un’intervista concessa al network televisivo svizzera Srf il presidente Assad ha dichiarato che il suo mandato prevede di spazzare via tutti i “terroristi” da Aleppo; nella ricostruzione alterata del presente operata propagandisticamente dal governo siriano, col termine “terroristi” vengono inquadrati tutti i gruppi ribelli senza distinzioni. Alla domanda se il governo non si sente chiamato in causa nel far qualcosa per i bambini che muoiono ad Aleppo, Assad ha risposto: “Come si può proteggerli mentre sono sotto il controllo dei terroristi? Sono stati uccisi da loro, perché sono stati controllati completamente dai terroristi”, queste parole sebbene siano molteplici le testimonianze di attacchi aerei che mietono morti tra i minori, ed è noto che i terroristi, come li chiama Assad, non hanno l’aviazione. “Il nostro ruolo è sedersi in disparte e guardare? È così che possiamo proteggere il popolo siriano? Abbiamo bisogno di attaccare i terroristi, questo è evidente”, ha continuato. (Nota di colore: la Siria, con un voto parlamentare mercoledì 19 ottobre, è diventata il primo stato a riconoscere la Crimea come parte integrante della Russia).

LA POSIZIONE DI USA E REGNO UNITO

Parole che spiegano come quella attuale sarà soltanto una pausa delle operazioni del regime, che ha fisso l’obiettivo di riprendere il controllo della città. Anche Stati Uniti e Regno Unito, la cui partnership ha ritrovato slancio nella durezza delle posizioni verso Mosca, hanno rifiutato l’accordo, che i russi avrebbero voluto far passare come base di partenza per future trattative (Londra ha richiesto una sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite che si terrà il Venerdì in cui vorrebbe istituire una speciale commissione per indagare sui crimini di guerra in Siria). “Too little, too late” ha scritto il Guardian in una sintesi perfetta delle motivazioni che hanno spinto inglesi e americani. E pure il responsabile per le emergenze umanitarie dell’Onu ha fatto sapere che le otto ore concesse dalla Russia sono troppo poche, ne servono di più per agire in modo concreto su chi ha necessità. Ma alla Russia pare interessi più ottenere il consenso di Arabia Saudita, Turchia e Qatar, paesi che hanno più presa sui ribelli. I primi due hanno già dichiarato di non volere gli ex qaedisti di al Nusra dentro ad Aleppo; il presidente russo Recep Tayyp Erdogan, dopo una telefonata con l’omologo russo Vladimir Putin martedì sera, ha parlato di una necessità richiesta per “portare la pace alla popolazione di Aleppo” (appena un anno fa non sarebbe andata così). Su Doha la presa è minore anche se i qatarioti sono i veri e propri sostenitori diplomatici del gruppo radicale siriano.

IL NODO AL NUSRA

L’inviato speciale americano per la Siria, Michael Ratney, ha incontrato esperti militari russi (insieme a loro rappresentati di Arabia Saudita e Qatar) a Ginevra: tema del summit, come separare i ribelli moderati dalle formazioni radicali, essenzialmente al Nusra, che nonostante il rebrand e l’uscita dall’affiliazione qaedista è tuttora considerata un gruppo terroristico. Il gruppo rappresenta un reale imbarazzo per gli Stati Uniti, che hanno all’interno della porzione orientale di Aleppo, quella assediata e rimasta in mano ai ribelli, alcune fazioni appoggiate che si trovano in continuità con i combattenti più radicali. L’Onu dice che ce ne sono 900, la Reuters scrive che fonti diplomatiche hanno parlato di non più di 200, un combattente del gruppo Ahrar al Sham ha dichiarato che ad Aleppo non c’è più Fateh al Sham, che è il nuovo nome di al Nsura.

La Russia sospende i raid su Aleppo per ragioni umanitarie

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