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Continua a lasciare molto a desiderare la comunicazione della Vigilanza unica, sempreché le singolarità che si seguita a rilevare riguardino solo aspetti comunicazionali e non siano, invece, conseguenze di storture sostanziali, nei confronti delle quali, allora, bisognerebbe rivolgere le osservazioni critiche. Nei mesi scorsi abbiamo visto i danni che ha causato una indagine, non chiarita nella sua portata e nelle sue finalità, sulle sofferenze di alcune banche italiane, nonché il tardivo tentativo di riparazione.

La divergenza della funzione rispetto alla politica monetaria, che non ci si adopera neppure di motivare, è l’altro grave aspetto che, nel caso, unisce però errori di sostanza a quelli di comunicazione. Alcuni «aut-aut» su componenti degli organi deliberativi di banche in difficoltà, per il modo in cui sono stati espressi, hanno dato più l’impressione della volontà dell’esercizio autoritario della relativa attribuzione (si veda il caso della «garanzia» di Unicredit sull’aumento di capitale della Popolare di Vicenza e le conseguenze prospettate nel caso dell’insorgenza di problemi) che non di un corretto esercizio di un potere da impiegare, sì, con determinazione, ma anche con equilibrio e realismo. Ma è il caso dell’avvicendamento nella carica di amministratore delegato del Monte dei Paschi che non può non indurre a sollevare pesanti critiche, quanto meno per i profili procedurali e comunicazionali.

Un’agenzia di stampa, nei giorni scorsi, prima ancora che la designazione di Marco Morelli venisse sottoposta alla valutazione del Comitato nomine e, poi, al Consiglio di amministrazione, ha informato che la società di « cacciatori di teste», incaricata della selezione dei candidati per tale incarico, avrebbe avuto un «placet» informale sulla nomina dello stesso Morelli, mentre, da un altro versante, le cronache facevano sapere che i risultati del lavoro della predetta società sarebbero stati portati successivamente al Comitato nomine. La notizia non è stata né smentita, né confermata dalla Vigilanza di Francoforte, ma una smentita sarebbe stata più che doverosa, essendo inconcepibile un preventivo intervento, anche informale, addirittura per dare una sorta di «via libera» su di una nomina al momento giuridicamente e sostanzialmente inesistente.

Si è avviata, dunque, una nuova procedura per i casi di specie da parte della Vigilanza? Una procedura che finisce con il considerare le società di consulenza alla stregua dei soggetti vigilati, con i quali, dunque, si può avere lo stesso rapporto tenuto con questi ultimi in una materia delicatissima, qual è la formazione di nuovi organi aziendali? È veramente accaduto ciò? Del pari, l’incontro di due giorni fa a Francoforte, al quale ha preso parte lo stesso Morelli, ancora non investito di nessuna carica nell’Istituto, insieme con il presidente del Monte, Massimo Tononi, e Alessandro Falciai, rappresenta una ulteriore sicura anomalia. Qual è la ragione dell’incontro con il candidato che sarebbe in pectore, ma che non ha subìto ancora alcun vaglio da parte degli organi istituzionalmente competenti?

Non si dica che lo si è voluto incontrare perché rappresentante per l’Italia di Bofa-Merril Lynch: sarebbe una pezza peggiore del buco. E allora? Si continua con le scelte informali nel presupposto, alla Marchese del Grillo, che tutto sia consentito? Su questo tipo di comportamenti il presidente della Bce, Mario Draghi, che non può dirsi terzo rispetto all’attività di Vigilanza per le ragioni frequentemente esposte su queste colonne, non ha nulla da dire? O perché la cosa riguarda il sensibilissimo argomento Montepaschi preferisce non commentare?

Insomma, è necessario e urgente quanto meno chiarire i termini e le modalità dell’esercizio, ad opera della Vigilanza, delle attribuzioni in tema di nomina e di rimozione degli esponenti aziendali; soprattutto occorre che siano adottati criteri operativi oggettivi, trasparenti e pubblici circa il modo in cui si dà applicazione alle norme di rango superiore che attribuiscono un potere lato all’Organo di controllo che esige passaggi di discrezionalità meramente tecnica ancorata appunto a criteri precisi, non un’eventuale arbitrarietà. Ciò sotto il profilo sostanziale; ma vi è, poi, quello sopra richiamato delle gravi carenze nella comunicazione istituzionale alle quali occorre porre rimedio. Non farlo tempestivamente, per le conseguenze negative finora rilevate, significherebbe venir meno a un preciso dovere.

Troppi aspetti opachi la vicenda della sostituzione di Fabrizio Viola, che aveva risanato Il Monte, presenta perché a questi si debbano aggiungere pure le singolarità dell’agire della Vigilanza.

(Articolo pubblicato su Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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