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Quando pure Hillary Clinton pare Donald Trump: con uno di quegli eccessi verbali finora esclusivi del suo rivale, l’ex first lady definisce “la metà dei sostenitori” di Trump “un cesto di miserabili”. Intervenendo venerdì a New York a un evento Lgbt, la candidata democratica ha bollato una parte dei fan dell’avversario repubblicano come “razzisti, sessisti, xenofobi e islamofobi”, mentre gli altri “vogliono cambiare” perché delusi dall’economia e dall’Amministrazione.

La reazione del magnate è stata immediata. Prima, la sua portavoce Kellyanne Convay ha notato che Hillary “ha insultato milioni di americani”. Poi, con un twitter, lo stesso Trump ha replicato: “Hillary Clinton è stata molto offensiva con i suoi insulti ai miei sostenitori, milioni di persone e lavoratori meravigliosi. Penso che le costerà molto alla urne”.

La candidata democratica s’è poi pentita della sua affermazione: l’ha precisata e se n’è scusata. Subito dopo, un portavoce della campagna, Nick Merrill, aveva precisato, con un tweet, che Hillary si riferiva ai cosiddetti “alt-right”, movimento di estrema destra attivo soprattutto sul web ritenuto espressione di bianchi nazionalisti e razzisti.

Sabato, poi, l’ex fist lady ha diffuso una sua nota: “Ieri sera sono stata troppo generica. E mi spiace di avere detto ‘metà dei sostenitori’, è stato sbagliato”. Hillary ha però ribadito che è deplorevole che Trump si avvalga anche dell’appoggio di elementi dell’estrema destra, quelli cui lei si riferiva.

Nel suo discorso alla comunità Lgbt, la Clinton ha detto: “Per semplificare, si possono mettere la metà dei sostenitori di Trump in quello che io chiamo il ‘cesto dei miserabili’, e sfortunatamente ci sono persone così che lui ha portato in alto”. L’altra metà, ha aggiunto, sono individui delusi con “un bisogno di cambiamento disperato”: “Non credono a tutto quello che lui dice, ma ne ricavano una qualche speranza di vedere cambiare la loro vita; e queste persone vanno comprese”.

Che gli eccessi di Trump abbiano inquinato il clima elettorale di Usa 2016 lo conferma un altro episodio minore: a una raccolta di fondi per Hillary a New York, Barbara Streisand s’è esibita, facendo il verso allo showman, in una parodia della canzone di Stephen Sondheim ‘Send in the Clowns’ (Entrino in scena i Pagliacci). “E’ così ricco, ma forse è povero: finché non rende pubblica la sua dichiarazione dei redditi, come faremo a saperlo?”, ha cantato fra l’altro  la Streisand, riferendosi al rifiuto del magnate di pubblicare, appunto, la sua dichiarazione dei redditi.

In proposito, l’ultima promessa del candidato repubblicano è che pubblicherà il documento quando Hillary, che lo ha già reso pubblico da mesi, pubblicherà tutte le sue mail. Il nesso non si vede perché non c’è.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)

Hillary "trumpeggia": metà dei sostenitori di Trump sono un "cesto di miserabili”

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