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Il capo dello Stato ha nel nostro Paese alcune prerogative che neppure la riforma di Matteo Renzi avrebbe modificato. A maggior ragione dopo l’esito referendario, il Quirinale resta arbitro attivo della crisi istituzionale.
Non sappiamo se certe manovre in favore dei media siano state apprezzate ma leggere non solo quale sarà il presidente del Consiglio incaricato ma anche la formazione della squadra di governo non appare come una operazione particolarmente rispettosa.
Stupisce poi che quelli nel Pd che avevano invocato il voto subito ora siano i più attivi a suggerire cambi nei ministeri. Siccome l’arco temporale del nuovo esecutivo sarà comunque breve (anche immaginando la conclusione naturale della legislatura) è evidente che ogni novità rappresenta un’avventura poco sostenibile, tanto più se nel mezzo vi sono appuntamenti come il G7 che tutto chiedono tranne che improvvisazione.
Fra le tante cose lette, una è ben rappresentativa della contraddizione. Si punterebbe al cambio della guida nel ministero che si occupa di istruzione e università ma anche di ricerca e spazio.
Ciascuno può giudicare come meglio ritiene il governo uscente ma chi sarebbe in grado di giustificare una sostituzione in un luogo così cruciale (e dopo i risultati ottenuti all’ultima ministeriale Esa) per un tempo che varia dai quattro ai massimo dodici mesi? La politica ha a volte ragioni che la ragione non può capire ma ai giocolieri del totogoverno val la pena di ricordare che sulla lista dei ministri un pochino vale anche l’opinione di Sergio Mattarella che su questo sarà valutato dagli italiani molto più che gli stessi partiti.
PS: in questi giorni, sulla stampa nostrana, abbiamo letto ritratti ingenerosi dell’attuale ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Sul tafazzismo siamo come sempre imbattibili. Il giudizio sui governi è personale e liberissimo ma dovremmo imparare tutti ad avere più riguardo per le persone. Chi pensa a Gentiloni come una figura mediocre secondo noi sbaglia e confidiamo potrà ricredersi, se c’è sufficiente onestà intellettuale.

Mattarella, Gentiloni e il totoministri

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