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Un unico evento diviso fra Torino e Milano. Un unico grande Salone del libro che avvenga nelle stesse date.

La proposta di Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, anticipata dalle colonne di la Repubblica è stata accolta da tutti gli interlocutori che ieri lo hanno incontrato per avere risposte su come risolvere la questione aperta a fine luglio dei possibili due Saloni del libro. E sembra che i convenuti (il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, il sindaco di Torino, Chiara Appendino, l’Assessore alla cultura del Comune di Torino, Francesca Leon, l’Assessore alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte, Antonella Parigi, l’Assessore alla cultura della Regione Lombardia, Cristina Cappellini, il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il Presidente dell’Aie, Federico Motta, il Presidente della Fabbrica del Libro Spa Renata Gorgani e Massimo Bray) abbiano accolto con favore il progetto del ministro tanto che, per lavorare meglio sul futuro del Salone, si sono dati tutti appuntamento al 20 settembre prossimo.

Ma che cosa è successo nell’ultimo mese mezzo tra Torino, Milano, l’Associazione italiana editori e gli editori stessi?

Innanzitutto l’Aie a fine luglio decide di spostare la fiera del libro, da ventinove anni consolidata nel capoluogo piemontese, a Milano. Alcuni editori rispondono a tale decisione, uscendo dall’Associazione. (Leggi qui l’articolo di fine luglio)

Milano quindi ha dato inizio al nuovo corso della fiera del libro. Nel frattempo però Torino non è rimasta a guardare, bensì ha rilanciato nuove contromosse. (Leggi qui l’articolo sulla sfida Torino-Milano)

Il 23 agosto infatti la Fondazione per il Libro di Torino ha messo a punto un nuovo Statuto che le consente di promuovere la lettura in tutto il territorio nazionale e in stretto contatto con le fiere internazionali, slegandosi dalla dimensione solamente regionale. La modifica è stata delineata nel corso del mese di agosto dal Comune, dalla Regione e dai ministeri dei Beni culturali e dell’Istruzione. Durante la prossima assemblea dei soci quindi verrà formalmente incaricato della presidenza Massimo Bray (che ha partecipato all’incontro con il ministro Franceschini), si sceglierà il direttore e verrà richiesta l’approvazione del nuovo Statuto.

Il ministro dell’Istruzione Giannini a fine mese (agosto) in un’intervista su La Stampa ha precisato che si stava lavorando affinché gli editori non fossero costretti a scegliere tra le due città né tantomeno tra un festival (a Torino) e una fiera (a Milano), ma che c’era la volontà di  rilanciare tutta l’editoria. Il ministro ha anche confermato che Torino potrebbe puntare molto sulla lettura dei bambini e dei ragazzi, rinforzando la presenza dell’editoria scolastica.

Il 5 settembre a Milano invece Fiera Milano ed Ediser, società di servizi dell’Aie, hanno dato vita a La Fabbrica del Libro SpA, società che ha l’intento di promuovere il libro attraverso l’organizzazione di eventi in ambito nazionale e che ha come presidente Renata Gorgani, editore della casa editrice Il Castoro, anche lei presente alla riunione con Franceschini. Questo è stato quindi il primo passo compiuto per creare un nuovo appuntamento editoriale a Milano e a seguire in altre città italiane che comprendono il sud del Paese (prima tappa ipotizzata Bari). In un primo momento la data segnalata per la “nuova fiera” era stata indicata a maggio, ma la Fiera di Torino come sempre da 29 anni si tiene in quel mese e l’appuntamento è già fissato al 18 maggio. Così rompendo gli indugi, Federico Motta presidente dell’Aie ha indicato le date della prima edizione milanese della fiera: dal 19 al 23 aprile 2017. Il 23 aprile è la giornata mondiale del Libro e del Diritto d’autore, quindi la scelta non è affatto casuale.

La conferma della data però “non facilita il dialogo” dicono in una risposta congiunta il sindaco di Torino, Chiara Appendino, e il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Queste affermazioni proprio in previsione dell’incontro di ieri 12 settembre, occasione preziosa per comprendere come muoversi per evitare ogni rischio di possibile cannibalizzazione di entrambi gli eventi.

Nel frattempo al Circolo dei Lettori di Torino l’8 settembre si sono riuniti tutti quegli editori che fin dal primo momento sono stati contrari al trasferimento della Fiera a Milano e soprattutto contrari alla modalità con la quale l’Aie ha preso tale decisione. 130 persone fra rappresentanti di editori e di librai hanno fondato l’associazione Amici Salone del Libro che diventerà un interlocutore della Fondazione del Libro. Sellerio, e/o, 66thand2nd, Instar libri per citarne alcune, ma tra queste spicca la scelta di Giuseppe Laterza, presidente dell’omonima casa editrice, che si è astenuto in quanto a suo avviso le adesioni all’associazione non possono essere di soli editori pro-Torino. Assente al Circolo invece è stata la casa editrice storica di Torino, Einaudi che è parte del gruppo Mondadori, di Milano. Feltrinelli non ha aderito alla nuova associazione, accettando la decisione dell’Aie, ma lavorando anche affinché il conflitto sia il più limitato possibile. Il nodo da sciogliere ovviamente sono i costi del Lingotto che dovranno notevolmente abbassarsi e che sono stati citati dall’Aie tra le motivazioni che hanno portato a cambiare la città dell’evento.

Il timore di molti editori è che lo spostamento a Milano non solo faciliti una commercializzazione e non una promozione vera e propria della lettura, ma anche una selezione degli editori a discapito dei più piccoli e dei medi causa date troppo ravvicinate di varie manifestazioni sui libri. Meno gli appuntamenti si distanziano, più gli editori dovranno fare i conti coi costi che ogni evento porta con sé inevitabilmente. E scegliere di conseguenza a quali partecipare.

Ma la proposta del ministro Franceschini sembra trovare un punto di equilibrio. Con una governance unica e con le case editrici in prima linea a dare il loro contributo per far sì che si possa continuare ad avere una rilevanza non solo nazionale, ma anche internazionale a livello editoriale.

Michela Di Biase e Dario Franceschini

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