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Possibile riduzione del budget destinato alla Difesa e calo degli investimenti, nazionali e internazionali. Ecco le ricadute per l’intero comparto della Difesa, sia britannico che europeo, dopo l’esito del referendum in Regno Unito, e la strategia di Mauro Moretti, amministratore delegato di Leonardo – Finmeccanica, per discutere in maniera diversa con il governo UK a difesa dei business del gruppo in Gran Bretagna.

LE PAROLE DI MORETTI

Moretti se l’aspettava. Ma intervistato dal Sole 24 ore, l’ad di Finmeccanica ha ammesso che l’esito del referendum sta comunque rappresentando “una mazzata”: “È una mazzata dagli indici di borsa, che secondo me non colgono quella che sarà la realtà diversa”, ha detto Moretti sottolineando che il gruppo non avrà effetti particolarmente importanti nel breve né nel medio periodo. “Forse avremo qualche opportunità per poter discutere in maniera diversa con il governo UK mettendolo, non dico con le spalle al muro, ma naturalmente mettendo sul tavolo un qualcosa di diverso”.

LE DIFFICOLTÀ DEGLI ELICOTTERI

A soffrirne potrebbe essere ancora una volta il segmento elicotteri. Ecco cosa cambierebbe secondo le parole di Moretti al Sole: “Noi manteniamo ottimi lavori laddove la nostra supremazia tecnologica è evidente, come tutta la parte dell’elettronica che abbiamo anche in UK. Abbiamo alcune difficoltà sulla parte elicotteristica, che la stampa soprattutto locale riconosce, e questo ci permetterà di poter discutere in maniera più diretta e franca con il Governo”.
“Nessuno è più in grado di farcela da solo. È necessario che gli Stati europei ritrovino le ragioni del loro stare insieme”, aveva detto Moretti alle celebrazioni romane per i 100 anni di Boeing svolte prima del referendum.

I BUSINESS UK

Da oltre Manica dipende circa il 14% del fatturato di Leonardo, per un controvalore di 1,8 miliardi di euro. Ed è per questo che Intermonte, investment bank indipendente sul mercato italiano, ha sottolineato che tra i titoli presenti sul Ftse Mib, Leonardo-Finmeccanica è uno tra più esposti agli effetti Brexit. Ad essere ostacolati, tanto che la capogruppo dovrebbe rivedere i suoi investimenti nel paese britannico, sarebbero soprattutto i business Uk AgustaWestland e Selex.

COME CAMBIANO GLI INVESTIMENTI

Tra gli investimenti da ripensare Angela Zoppo su MF/Milano Finanza cita “il quartier generale elicotteristico AW a Yeovil, nel Somerset (dove, per inciso, c’è stata una netta prevalenza di voti pro-Brexit), dove lavorano circa 3.200 addetti, che salgono a 6.800 calcolando l’indotto”, per il quale “Moretti ha già allertato il suo referente britannico, John Ponsonby, managing director di AgustaWestland Ltd, avvisandolo della necessità di un assessment delle attività britanniche”, dal quale sarebbero però arrivate parole rassicuranti: “Nonostante la situazione di incertezza, i numerosi contratti in corso che alimentano il portafogli ordini di Yeovil, saranno tutti onorati”.
Il gruppo di Moretti ha in programma per i prossimi dieci anni “un incremento degli investimenti per nuovi sistemi di 12 miliardi di sterline (circa 16 miliardi di euro), con una a spesa complessiva di 178 miliardi di sterline per l’acquisizione di armamenti nel prossimo decennio”, così come indicato nei documenti finanziari in merito all’aggiornamento del documento programmatico della Difesa UK.

I TIMORI

Ma la Brexit spaventa l’intero comparto della sicurezza e della Difesa, sia britannico che europeo. La paura è che l’uscita di scena di Cameron possa portare a una minore attenzione ai settori della sicurezza e della Difesa e, quindi, a una riduzione del budget che nel 2015 è stato pari al 2% del Pil dell’Uk per un totale di 55,5 miliardi di dollari, così come stabilito dal primo ministro fin dall’inizio del primo mandato, nel 2010, in merito al rispetto della quota, stabilita in ambito Nato, del 2% del Pil da destinare alla Difesa.
Dal punto di vista economico il timore è invece che il generale rallentamento della crescita economica possa generare la riduzione degli investimenti, nazionali e internazionali.
Oltre a Finmeccanica, altri grandi gruppi industriali, tra cui Airbus Group, hanno già espresso l’intenzione di rivalutare la propria attività nel Regno Unito.

2016

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