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Il Partito Comunista Cinese è riunito a porte chiuse nell’Hotel Jingxi di Pechino, costruito appositamente per il Congresso ma c’è un argomento sospeso nell’aria, un tema di cui nessuno osa parlare: la successione del presidente Xi Jinping. Si tratta di uno dei grandi tabù della politica cinese, come sottolinea il quotidiano americano The New York Times.

Per più di 13 anni, Xi ha guidato la Cina, accumulando un dominio mai visto da Mao Zedong e senza dare segni di voler lasciare il potere. Tuttavia, il tempo passa e l’età, quando si tratta di governare, conta. Almeno in Cina.

Con i suoi 72 anni, Xi deve probabilmente pensare ad un erede tra i funzionari più giovani. Ma lui ha riempito il Comitato permanente dell’ufficio politico del Partito Comunista Cinese con alleati che però hanno più o meno 60 anni, troppi per essere candidati alla successione. Infatti, Xi aveva soltanto 54 anni quando è entrato al Comitato nel 2007.

E della lotta per prendere il potere, quando si tratta di passaggio generazionale, Xi ne sa qualcosa. Suo padre, che era un alto funzionario del governo cinese, è stato destituito da Mao. Come funzionario locale durante le proteste del 1989, l’attuale presidente è stato testimone delle divisioni ai vertici che hanno contribuito alla rivolta e ha visto in prima fila come Deng Xiaoping purgò il segretario generale del partito, Zhao Ziyang, imponendo un nuovo erede, Jiang Zemin.

Ogni anno che passa aumenta l’incertezza su chi sostituirà Xi alla guida della Cina e aumentano i dubbi se le sue condizioni di salute resteranno ottime, così come la sua linea politica. Un successore però bisogna formarlo nel tempo e ad oggi non c’è un nome sotto l’ala protettiva del presidente e il suo entourage.

Analisti, diplomatici e anche investitori internazionali cercano indizi in questi giorni del Congresso, nel quale si deciderà il programma politico dei prossimi cinque anni, per capire chi potrebbe prendere l’eredità politica di Xi (c’è chi addirittura ha fatto il nome della figlia, Xi Mingze).

È molto probabile che Xi continui per un altro mandato o ancora due. Ma sicuramente il suo successore sarà un funzionario nato negli anni ‘70, con esperienza nell’amministrazione provinciale o un incarico attuale in qualche istituzione del governo centrale. Wang Hsin-hsien, professore dell’Università Nazionale Chengchi a Taiwan, ha detto al New York Times che il partito ha fatto pressione per promuovere alcuni funzionari più giovani con questi requisiti. Ma Xi ha il dubbio sull’impegno e la responsabilità di questi ragazzi nel momento di crisi o gravi minacce. “Una piccola crepa può diventare un crollo massivo”, ha detto Xi.

Ogni anno che Xi resta al potere sembra più difficile trovare un erede che sia abbastanza giovane per governare, ma allo stesso tempo con abbastanza esperienza per bilanciare il peso del segno che lascerà. Xi è riuscito a superare le normative sul pensionamento, i limiti di due mandati presidenziali e un’infinità di pressioni e crisi. Per il presidente, la prosperità (anche internazionale) della Cina dipende dalla sua continuità alla guida del Paese.

Neil Thomas, del Center for China Analysis, sostiene che “è quasi certo che Xi è conscio dell’importanza della successione, ma è anche conscio di quanto sia incredibilmente difficile indicare un successore senza danneggiare il proprio potere […] Le crisi politiche ed economiche immediate che affronta in questo momento superano continuamente la priorità di arrivare a compiere un piano di successione”.

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