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L’ultimo grande affare di Donald Trump? Sbarcare alla Casa Bianca. Il magnate ha dichiarato che rinuncerà allo stipendio da presidente degli Stati Uniti di 400mila dollari all’anno, ma forse solo perché i guadagni reali provenienti dalle sue aziende sarebbero molto più alti. Durante la prima intervista concessa dopo la vittoria alla catena televisiva Cbs, Trump ha detto che “poiché per legge il presidente deve guadagnare almeno un dollaro all’anno, allora prenderò quello. Un dollaro”.

PATRIMONIO VS. DEBITO

Il 20 gennaio, l’imprenditore americano diventerà uno dei presidenti più ricchi al mondo. Trump è entrato per la prima volta nella lista degli uomini più benestanti, stilata dalla rivista Forbes, nel 1982 e lì è rimasto. Secondo Forbes, il patrimonio di Trump è di 4,5 miliardi di dollari, piazzandosi al 121° posto tra i 400 uomini più ricchi d’America. “A essere onesti, non è così. Valgo molto di più di quanto avete calcolato. Valgo 10 miliardi”, aveva ribadito Trump al momento della pubblicazione. Ma lui, secondo quanto ha detto Carlo De Benedetti nel programma 8 ½ all’indomani delle elezioni americane, “è un personaggio che confonde i suoi debiti con il suo patrimonio. Lui ha 4,5 miliardi, ma deve anche 10 miliardi”.

“GESTITE LE IMPRESE, BAMBINI”

“Se divento presidente, non terrò più ai miei affari. Saranno briciole”, aveva detto Trump in campagna elettorale. Nonostante l’apparente distacco, a differenza di altri presidenti americani, Trump non vuole creare un fondo fiduciario per l’amministrazione del patrimonio, ma ne lascerà la gestione ai figli. “Gestiranno loro il mio impero – aveva precisato – . E per quattro anni non parleremo di lavoro. Gestite le imprese bambini, divertitevi”. Peccato che Ivanka, Eric e Donald Jr. Trump, più il genero Jared Kushner (qui l’articolo di Formiche.net), faranno parte del team di transizione alla Casa Bianca e di lavoro di cui parlare ne avranno.

INQUIENTATI CONFLITTI DI INTERESSI

In un articolo pubblicato sul Miami Herald, il giornalista della Cnn, Andrés Oppenheimer, sostiene che “di tutti i motivi per cui bisogna preoccuparsi della politica estera del governo di Donald Trump, al di là della personalità camaleontica e impulsiva, la più inquietante è la quantità di conflitti di interessi del repubblicano. Con investimenti in più di 22 Paesi e debiti a banche straniere”. “Il problema più immediato – ha aggiunto – è che Trump potrebbe essere soggetto a pressioni e ricatti all’estero, più di ogni altro presidente della storia recente degli Stati Uniti”.

SENZA PRECEDENTI STORICI

“Questa situazione non ha precedenti nella storia degli Stati Uniti, anche perché sappiamo molto poco delle vicende finanziarie di Trump”, ha dichiarato all’agenzia Afp Kathleen Clark, professoressa di diritto all’Università Washington di Saint Louis.

La legge americana regola i membri non eletti dell’amministrazione pubblica mediante la legge di Etica e Governo del 1978, ma questa normativa non riguarda il presidente e il vicepresidente. Nonostante ciò, durante il governo di George W. Bush il suo vicepresidente fino al 2000, Dick Cheney, è stato indagato per una serie di contratti petroliferi firmati in Iraq con un’impresa logistica di Halliburton, della quale era consigliere delegato.

LE AZIONI DELLA TRUMP ORGANIZATION

La Trump Organization ha azioni in Coca Cola, AT&T, Verizon, UPS, Home Depot, Facebook, Apple, Nike, Caterpillar, Comcast, IBM, Chevron, Johnson & Johnson e altre 500 imprese di diverse settori. Dall’energia alle telecomunicazioni. Qualsiasi normativa o riforma avrà sicuramente effetti diretti sulle aziende dove il presidente eletto ha partecipazioni.

Per esempio, se Trump approvasse una riforma del settore energetico, buona parte del suo business ne gioverebbe. Trump fa parte dell’Energy Transfer Partners, l’impresa responsabile della costruzione dell’oleodotto Dakota Access. Nonostante le proteste, il presidente eletto ha detto che la struttura si farà. Se mantenesse la promessa di smantellare la Legge Dodd Frank di riforma finanziaria e protezione al consumatore, le partecipazioni di Trump alla Bank of America o Citigroup salirebbero alle stelle.

GLI AFFARI ALL’ESTERO

L’impero Trump, al di fuori dal territorio americano, ha possedimenti in Turchia, Corea del Sud (Daewoo), Germania (negli ultimi 20 anni ha ricevuto circa 2,5 miliardi dalla Deutsche Bank – qui l’articolo di Formiche.net), India, Ucraina, Cina e più recentemente Azerbaigian, dove ha diversi progetti immobiliari. Sono molti i Paesi con cui mantenere buoni rapporti diplomatici sarebbe un buon affare per Trump l’imprenditore.

CAUSE E INDAGINI APERTE

Il presidente eletto non solo ha affari di successo, ma anche un lungo elenco di cause in sospeso. Il quotidiano Usa Today ricorda che Trump ne ha accumulate più di 3500 negli ultimi 30 anni: le accuse sono di corruzione, frode, diffamazione e incidenti sul posto di lavoro. Per adesso ci sono 75 denunce ancora pendenti. E in merito allo scandalo che ha coinvolto la Trump University, il presidente eletto ha chiesto di posticipare il processo per frode in seguito al giorno dell’insediamento.

PRIMO SCANDALO: IL BRACCIALE DI IVANKA

“Ivanka Trump porta il suo gioiello preferito della Collezione Metropoli al programma 60 minutes”. Con questo avviso pubblicato sul sito della marca di accessori Ivanka Trump si è scatenata la prima polemica sul conflitto di interessi attorno al presidente eletto. Durante la prima intervista concessa da Trump, Ivanka ha attirato l’attenzione delle telecamere. Al polso aveva un bracciale di oro e diamanti dal valore di 10.800 dollari. L’avviso pubblicitario chiamato “Allerta moda” è arrivato alle redazioni della rivista Vogue e del New York Times e per alcuni minuti è stato postato sul sito. La strategia pubblicitaria dei Trump alla Casa Bianca è appena cominciata.

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TRUMP LAVORERERÀ PER GLI USA O PER SÉ?

“Potrebbe darsi che Trump abbia detto di avere solo ‘complimenti’ per il presidente autoritario della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, perché l’Organizzazione Trump ha inaugurato il complesso Trump Towers Istanbul, da 400 milioni di dollari, solo quattro anni fa? Potrebbe darsi che Trump ne faccia una questione personale contro il Messico, e stia proponendo la costruzione del Muro alla frontiera, perché il progetto che prevedeva la costruzione di tre palazzi di lusso per il Trump Ocean Resort Baja Mexico è stato un fallimento totale? (Il progetto si è fermato nel 2009, due anni dopo essere partito, lasciando molte cause giudiziarie aperte) – ha ricordato Oppenheimer – […] Non sapremo mai se Trump lavorerà per il Paese o per sé stesso”.

 

Pfizer, export, messico, Donald Trump

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