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A pochi giorni dalla pubblicazione del primo bando Infratel in sei regioni, che mette sul piatto 1,4 miliardi di euro per portare la fibra ottica a 6,5 milioni di cittadini nelle zone a fallimento di mercato, dove l’infrastruttura rimarrà dello Stato, Raffaele Tiscar, vicesegretario generale di Palazzo Chigi, Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni e Claudio De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in occasione dell’evento “Telco per l’Italia” organizzato giovedì scorso a Roma dal Corriere delle Comunicazioni, hanno fatto il punto sul piano banda ultra larga del governo nato a marzo del 2015, riconoscendogli il merito di catalizzatore dei piani degli operatori di telecomunicazioni e provando a mettere a tacere le voci di un possibile zampino dell’esecutivo nella discesa in campo di Enel.

IL PENSIERO DI TISCAR

“Chiedeteci tutto ma non di diventare Nembo Kid”, ha detto Tiscar, rispondendo ad una domanda sui ritardi di attuazione del piano e mandando stilettate dirette e indirette all’indirizzo di Telecom Italia, mai comunque menzionata. “Ci sono voluti cento anni per realizzare la rete in rame, adesso che siamo così bravi da realizzare una rete che raggiunge quasi 25 milioni di unità immobiliari, 55 milioni di cittadini, stiamo con i piedi per terra”, ha sottolineato Tiscar ricordando che “i tempi sono dettati dalla spesa e i soldi li dobbiamo spendere entro il 2022. Nessuno ha intenzione di restituire i soldi all’Europa”.

LA DISPERSIONE DELLE COMPETENZE

Per Tiscar “la velocità dell’implementazione è una cosa doverosa” ma bisogna essere molto realisti: “Teniamo in considerazione che il fatto di non aver investito per così tanti anni ha disperso le migliori competenze. Ormai non c’è più nessuna facoltà di ingegneria elettronica, semmai si trova un indirizzo della laurea specialistica. Queste è un problema, perché già per implementare il progetto oggetto del bando di gara, ci vogliono gli ingegneri, e non è che ci siano centinaia di progettisti che sanno fare le reti in fibra ottica, che non è proprio una cosa che l’Italia ha fatto negli ultimi venti anni, tutti a spasso, pronti ad attivarsi. Probabilmente stendere un filo di rame è più facile che stendere e connettere una fibra ottica”, ha osservato Tiscar.

URGE CHIARIMENTO SULLA DEFINIZIONE DI FIBRA

Per il vicesegretario generale di Palazzo Chigi sarebbe bene che il regolatore definisca meglio cosa si intenda per fibra. “Io ho visto pubblicità di chi dice ‘ultra fibra’ o ‘smart fibra’ e poi a casa c’è sempre il doppino di rame. La fibra arriva fino ad un punto, ma non si sa quale, oppure il cabinet si trova a 4 chilometri di distanza. È bene che il consumatore sappia ciò per cui paga. La fibra è solo quella che arriva a casa, altrimenti deve essere chiamata in modo diverso”, ha detto Tiscar.

LA SVEGLIA DI ENEL

Nella partita della banda larga l’Enel può creare problemi? “Vivaddio! Competizione infrastrutturale c’è già con Metroweb, così come con altri operatori infrastrutturali. Quindi più competizione c’è e più si corre”, ha sottolineato Tiscar ricordando quello che è accaduto negli anni passati: “Guarda caso, qualcuno prima credeva di essere il dominus e di dettare i suoi tempi. Oggi si procede invece con i tempi che decidono anche gli altri competitors, perché se tu stai a guardare il tuo ombelico, se cerchi di ritardare il più possibile gli investimenti, il rischio è che la tua customer base qualcun altro te la porti via. È meglio che ti dia una svegliatina, cominci a mettere in modo un po’ di cose. E infatti questo credo sia il risultato che abbiamo sotto i nostri occhi”.

TRA PUBBLICO E PRIVATO

A chi mette in dubbio le competenze del gruppo elettrico nel settore delle telecomunicazioni, Tiscar ha risposto: “Se Enel è capace di fare quello che ha detto di voler fare non lo so, ma aver dichiarato di voler utilizzare il suo know how e la sua infrastruttura per realizzare una cosa che stenta a decollare anche nelle aree di mercato, mi sembra che sia da salutare positivamente”, ha osservato Tiscar. E nelle zone a fallimento di mercato? “Non avevamo altra alternativa a quella dell’intervento diretto da parte del pubblico, perché l’alternativa non dimentichiamoci è regalare dei soldi pubblici ad un privato per farci la sua rete, basta, l’abbiamo fatto fin ora e probabilmente non è il modello più adeguato”.

IL PENSIERO DI GIACOMELLI

Il sottosegretario allo Sviluppo Economico Giacomelli ha escluso con forza che nella discesa in campo di Starace ci sia lo zampino del governo: “Lo dicono solo quelli che non conoscono la realtà. Enel aveva nel suo piano un progetto di sostituzione dei contatori e di internet delle cose, da molto tempo, che prescinde dal piano del governo. È interessata a essere nella partita, ha fatto la sua valutazione sul piano del governo, che forse avrebbe fatto ogni imprenditore. Francamente non ci trovo nulla di stravolgente. Non c’era bisogno di nessun particolare zampino”, ha detto Giacomelli.

TROPPE DUE RETI?

Ma è opportuno che ci siano due reti? “So che c’è un dibattito: possono esistere due infrastrutture concorrenti? Io mi fido degli operatori – ha affermato il sottosegretario – . Penso che tutti quelli che intervengono, d’altra parte sono giganti, sanno fare il loro mestiere,  abbiano fatto le loro valutazioni. Posso solo rammaricarmi che non l’abbiamo fatto prima”.

IL RUOLO DELL’AUTHORITY

E in merito ai possibili rincari sulla bolletta elettrica ipotizzate in questi giorni Giacomelli chiama in causa l’Autorità:  “C’è una seria ed efficace vigilanza dell’authority, il processo sarà trasparente, senza nessun rischio. E poi perché vedere solo i problemi? Abbiamo tirato fuori il paese dall’immobilismo, messo a disposizione risorse, fatto i decreti, messo in moto la concorrenza. E’ un fatto positivo, c’è una grande sintonia tra governo e operatori: scateniamo energie, imprenditorialità diffusa, talento italiano, andiamo avanti. L’authority ci penserà se occorrono correzioni”.

Enel, Telecom e la banda larga. Cosa pensano Giacomelli e Tiscar

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