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Il 2024 è l’anno in cui si celebrano i 150 anni di Luigi Einaudi. Economista, solido liberale e autorevole uomo delle Istituzioni. “Mai come in questa fase avremmo bisogno di un metodo einaudiano come bussola per orientare la nostra società. Conoscere, poi discutere per poi deliberare, in questa sua celebre citazione c’è tutto Luigi Einaudi, lui che poneva lo studio e il dialogo come presupposti della decisione politica”, ha detto il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, aprendo il convegno Buon compleanno Presidente, attualità del pensiero economico di Luigi Einaudi, promosso dalla Fondazione per celebrare la ricorrenza.

L’illustre statista è stato il primo presidente della Repubblica italiana eletto dal Parlamento. Da governatore della Banca d’Italia prima e da Ministro delle Finanze poi, ha piantato i semi di quello che sarà il miracolo economico italiano, facendo fare un passo indietro allo Stato e liberando le energie della società italiana. “Fu un autentico liberista”, ha sottolineato Benedetto, “troppo spesso male interpretato. È importante ricordare oggi, e riproporre, il suo pensiero, in un tempo in cui in Italia tanto si parla del trionfo di un liberalismo che non si sa bene cosa sia, senza alcuna attinenza con la realtà”.

Per celebrarne la figura, durante l’incontro – che si è tenuto questa mattina nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto – sono state presentate tre relazioni elaborate e illustrate dal professor Lorenzo Infantino (Einaudi e l’Europa), dalla professoressa Emma Galli (Einaudi e conti pubblici) e dal professor Paolo Silvestri (Einaudi e l’umanesimo liberale), che hanno approfondito i diversi ambiti nei quali lo statista si è misurato nel corso della sua vita.

“Negli scritti di Einaudi è spiegata in modo chiaro l’importanza dello Stato nel garantire la concorrenza e che la concorrenza è motore di democrazia economica, distribuzione di opportunità e benessere sociale. Oggi nei principali schieramenti politici non esiste alcuna adesione al pensiero einaudiano”, ha detto l’onorevole Luigi Marattin. “A sinistra la concorrenza viene identificata come lo “sterco del diavolo”, espressione di un presunto pensiero tecnocratico a vantaggio dei poteri forti. Nel centrodestra vi è stata la scelta politica di schierarsi a difesa delle corporazioni (tassisti, professioni e servizi pubblici, concessioni demaniali) piuttosto che garantire la democrazia economica”.

Nel pensiero e nell’azione di Einaudi, ha concluso Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, “troviamo tutto ciò di cui gli italiani e le loro classi dirigenti hanno bisogno oggi più che mai”. Rendergli onore, ha aggiunto, “significa riaffermare i principi fondanti la democrazia liberale in un’epoca in cui questa viene aggredita da rinascenti imperi, vilipesa dai demagoghi politici e non più riconosciuta da una quota crescente di cittadini come modello ideale animato da valori imprescindibili”.

Ecco l'attualità del pensiero economico di Einaudi a 150 anni dalla nascita

Di Marco Cruciani

Rendere onore a Luigi Einaudi significa prima di tutto riaffermare i principi delle democrazie liberali, oggi messi in discussione. Il rapporto con l’Europa, l’umanesimo liberale e soprattutto il rapporto con i conti pubblici. Questi i temi al centro del convegno organizzato questa mattina dalla Fondazione che porta il cognome del grande statista

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