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Dopo 18 mesi di tensione nei rapporti dovuti al tentativo di Eni di cedere Versalis al fondo statunitense SK Capital, sono riprese le relazioni tra sindacati e azienda. Lo scenario presenta alcuni elementi di novità, non solo per la rinuncia alla vendita stessa, ma proprio per le condizioni illustrate in sede di incontro. Innanzitutto per i risultati economici di Versalis che, nel 2015 e in questa parte del 2016, hanno segnato una svolta positiva del settore riprendendo redditività, per la proiezione della stessa in una dimensione internazionale, oltre che per una suo collocazione interna a Eni, che è passata direttamente alle dipendenze dall’ad.

Questa è un’importante occasione che non va sprecata. Il piano di rilancio della chimica in Italia va impostato su tre pilastri: il consolidamento dell’infrastrutturazione tradizionale, lo sviluppo della ricerca e del lancio di nuovi prodotti, la chimica verde come valore aggiunto che aiuti a creare un polo nazionale competitivo anche sul piano internazionale. In questo senso occorre portare a compimento quanto stabilito negli accordi per Porto Marghera e Porto Torres sulla green chemistry.

La situazione illustrata dall’azienda in sede di incontro con i sindacati resta ancora una situazione ferma a prima del tentativo di vendita, con tutte le criticità ormai note.

A Ferrara gli investimenti programmati di circa 180 milioni sono in corso, le produzioni sono regolari e si sta procedendo anche ad alcune assunzioni. Gli impianti si alimentano da Marghera di etilene e propilene. A Brindisi gli investimenti fatti nel passato si sono consolidati e oggi gli impianti sono a regime ed in marcia regolare. È ancora in ballo la questione della cosiddetta “torcia a terra” che deve trovare soluzione per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale. Il cracking è l’ultimo nato in casa Versalis e le manutenzioni programmate sono soddisfacenti. Mantova da anni è uno stabilimento che mantiene una buona redditività, ma di nuovi investimenti programmati al momento non c’è traccia e della possibilità di realizzare un impianto pilota per polistirolo che vale circa 8 milioni se ne sente parlare ormai da anni. A Priolo dopo la pesante ristrutturazione del cracking, passando da due ad una sola linea di produzione, dovevano essere realizzate, anche per sostenere degnamente l’occupazione, le produzioni di resine idrocarburiche (c5 e c9). Ma al momento è tutto fermo e dei 400 milioni di investimenti impegnati ne sono stati spesi circa 150. Il cracking e la produzione di aromatici sono in marcia regolarmente. A Porto Torres sono molto in ritardo gli investimenti sul consorzio Matrica. La filiera agricola, che avrebbe dovuto supportare la produzione di cardo con circa 3500 ettari, non parte per impedimenti della Regione. Del piano Matrica concordato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri sono stati realizzati solo 2,5 impianti sui 7 previsti. Oggi Versalis ha una produzione di gomme con tecnologia datata anche se in attivo economicamente ed impiega circa 300 unità. A Ravenna erano previsti investimenti per 200 milioni sulle gomme, ma il progetto gira sui tavoli dal 2000 e per vari motivi (compreso la concorrenza del nuovo impianto realizzato da Versalis a Grangemouth in Scozia) non è più stato preso in considerazione. È stato fatto un investimento sul butene da 170 milioni circa, ma non è sufficiente per la sostenibilità economica della filiera dello stabilimento. Si potrebbero revampare le linee di produzione termoplastiche che avrebbero ancora capacità produttiva da esprimere. A Marghera il cracking dovrebbe essere fermato l’anno prossimo per la manutenzione generale quinquennale, poi si conferma anche la continuità degli accordi di conto lavorazione in essere almeno fino al 2019. Sulla green chemistry Versalis dichiara di voler procedere alla fase progettuale, ma attualmente di operativo non c’è ancora nulla. I previsti impianti di chimica verde erano sostitutivi delle attività del cracking di cui era già stato dichiarata la sospensione di attività e ora ci aspettiamo che Versalis faccia comunque procedere entrambe le soluzioni, cioè il cracking in marcia e anche gli investimenti sulla chimica verde (200 milioni ca). Rimane da chiarire la questione delle aree ex produttive che Eni ha messo a disposizione a Marghera per essere bonificate e reidustrializzate e che sono in attesa degli accordi da fare con le istituzioni locali (107 ha e 38 milioni da spendere).

Insomma, la preoccupazione che accomuna tutti i siti Versalis è fondamentalmente quella di individuare le prospettive sugli sviluppi futuri nelle produzioni, perché mentre alcuni siti sono già oggi oggetto di ristrutturazione o di riorganizzazione, altri come Brindisi, Mantova o Ravenna sono condizionati dalla anzianità delle loro produzioni. E nel frattempo i competitors di Versalis lavorano su nuovi prodotti e sulla loro applicazione industriale.

Il confronto proseguirà dunque sito per sito e il vero banco di prova sarà tra ottobre e novembre, cioè alla presentazione da parte di Versalis del piano industriale e degli investimenti.

Eni, ecco cosa succede in Versalis

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