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E’ facile e fin troppo scontato criticare l’ambasciatore Usa per la sua esternazione sulle conseguenze del No. Ma fatelo con sobrietà, senso della misura e senza sguaiatezze. E chiedetevi le ragioni della sua posizione.

Parlare di pericolo di “Italia sotto sorveglianza” (Corriere della Sera) è fuori luogo. E, peggio, tornare a toni da guerra fredda. L’ambasciatore Usa non parla così per fermare i comunisti o per agitare il fattore K. Non ci sono più i comunisti e l’Urss. E l’ambasciatore non è la signora Luce degli anni 50: non deve preservare la Dc dalla minaccia del Pci. Parla come un normale cittadino estero che vive in Italia. E guarda il nostro spettacolo.

E che vede? Vede: un referendum che non è una normale consultazione, di quelle che la Svizzera fa ogni settimana, su una riforma ma una sorta di guerra civile contro il capo del governo, dove eventuali ragioni di merito del No sono del tutto scomparse; vede, in caso di vittoria del No, con queste motivazioni solo politiche e di opposizione di chi lo sostiene, un ovvio inviluppo del Paese e una prospettiva di instabilità.

Invece di gridare, ipocritamente, al lupo, all’ingerenza, alla prepotenza degli Usa preoccupatevi del perché, all’estero, hanno questa convinzione pessimistica sul No. Solo colpa di Renzi? Passatevi una mano sulla coscienza voi (moderati) del No. Nel No il merito è ormai del tutto assente. Chiedete a un normale cittadino cosa ha capito del Sì e del No. Ha capito solo che chi è contro Renzi avrà l’occasione di utilizzare il referendum per mandarlo a casa. Questo interessa a Grillo, Brunetta, Salvini, Meloni e D’Alema. E a Travaglio e Zagrebelsky. E questo dicono i loro supporter.

Nella migliore delle ipotesi i più politicizzati oppositori presentano il Sì come una svolta autoritaria. Cioè la guerra civile. Perché all’estero non devono preoccuparsi di questa rappresentazione esasperata, idiota e irreale del referendum? In queste condizioni è ovvio che la vittoria del No abbia conseguenze politiche. Non dipende da Renzi.

Pensate, per davvero, che dopo la vittoria del No Grillo, Brunetta, Salvini, Meloni e D’Alema rinunceranno, bonariamente, a richiedere i dividendi dello loro vittoria? Che ingenuità. Non illudiamoci. Le conseguenze ci saranno e l’Italia tornerà al clima del 2011: governo delegittimato, instabilità, clima di emergenza, diffidenza internazionale. Passatevi una mano sulla coscienza voi del No: l’ambasciatore Usa non ha torto.

bilancio, legislatura

Perché l'ambasciatore Usa, Phillips, ha ragione su Renzi e referendum

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