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“Il libro si pone il problema sul come mai le istituzioni di base dei sistemi liberisti come democrazia, Stato e mercato, non siano più in grado di tutelare i sistemi liberisti. E la mia risposta nel libro è che esistono quattro grandi mutamenti geopolitici che hanno indebolito le istituzioni: globalizzazione, innovazioni tecnologiche, sviluppo abnorme della finanza e migrazioni frammiste con il terrorismo”.

A dirlo a Formiche.net è l’economista ed ex ministro dell’Industria Paolo Savona, professore emerito di Politica economica. Savona ha presentato nel corso di un seminario tenutosi alla Camera di commercio di Napoli (su iniziativa del giornale ildenaro.it) il suo ultimo libro ‘Dalla fine del laissez-faire alla fine della liberal-democrazia’ (Rubbettino). Seminario al quale hanno preso parte economisti, docenti universitari, professionisti.

“La globalizzazione e la finanza hanno minato la democrazia. Ossia: il popolo non conta più nulla. Le innovazioni tecnologiche, le migrazioni e il terrorismo hanno minato lo Stato – ha detto Savona – e trasformato il mercato. Occorre quindi avere una impostazione di largo respiro alla democrazia, autorità dello Stato e competitività”.

Nel libro,  l’autore propone di riprendere il cammino “interrotto dall’attrazione fatale, ripristinando l’equilibrio perduto tra le istituzioni di base del sistema delle libertà individuali: una democrazia capace di esprimere proprie leggi invece di farsele imporre da forze a essa esterne. Uno Stato ben funzionante e non invasivo, un mercato libero e competitivo che contribuisca al miglioramento della convivenza civile”.

Parlando dell’euro e sul futuro dell’Ue, Savona ha spiegato che “non ci sono più dubbi sul fatto che non possa più reggere e la stessa Unione Europea è in bilico”. Ma il vero nodo da sciogliere per Savona è “il modo con cui risolvere i problemi creati dalla fine della moneta unica. Il dibattito che si è svolto indirettamente tra la Bce di Mario Draghi e la Germania di Schauble lo testimonia”.

Che fare nel caso di eliminazione della moneta unica? L’economista ha sostenuto che “in caso di fine dell’euro, tutti i contratti andrebbero rideterminati e ciascun Paese avrebbe il potere di ridefinire il valore della nuova moneta”. Ma resta il problema di fondo: “Chi è il responsabile del passivo della BCE, che nel corso del 2016 raggiungerà la cifra di 4 mila miliardi, cioè il doppio del debito pubblico italiano?”, si è chiesto Savona.

“Sono reduce da un convegno all’Università di Oxford – ha aggiunto Savona – con la partecipazione di eminenti economisti, politologi e sociologi. Danno tutti per spacciato l’euro e in bilico lo stesso mercato comune. Ma anche se si volesse tentare di mantenere la moneta unica è evidente che occorrerebbe un nuovo accordo intraeuropeo”.

Ricordando le previsioni avanzate nel passato, il professore ha detto: “Per quanto mi riguarda ho sempre sostenuto, anche in contrasto con il mio maestro, Guido Carli, che gli accordi di Maastricht contenevano clausole che non avrebbero consentito né all’euro né all’UE di funzionare”.

E nella ipotesi di una fuga dell’Inghilterra dalla Unione europea, Savona ritiene che tale scelta potrebbe avere anche degli effetti “positivi sull’Europa” ma che potrebbe anche trasformarsi in “una palla di neve che diventa una valanga” difficilmente arrestabile.

Euro, Bce, Brexit. Parla il prof. Savona

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