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Over, laureato in Amministrazione e appassionato di rugby, si è trasferito da Caracas a Santiago del Cile con il figlio Miguel, che è stato lontano dalla mamma per quasi otto mesi a causa dell’esilio; Adriana, laureata in Geologia, vive da otto anni a Santiago di Compostela, Spagna, e non è riuscita a stare accanto alla mamma quando è morta all’improvviso a Caracas; Lilia, laureata in Biologia e Fisica, sogna di potere raggiungere Washington, dove è partita la figlia di 14 anni cercando un futuro migliore. Tutti classe ‘82, compagni di scuola, amici di infanzia. Da diversi fusi orari, chiacchierano ogni giorno su un gruppo Whatstapp, raccontandosi la vita, scherzando e commentando cosa succede in Venezuela.

DEFAULT E INFLAZIONE

Secondo l’Istituto Nazionale di Statistiche, la povertà in Venezuela è del 33,1%, colpisce 2.434.035 di famiglie, di cui il 9,3 % (683.370 famiglie) vivono sotto la soglia di povertà estrema. L’anno scorso, erano l’8,4%. L’istituto Cendas-FVM pubblicò lunedì scorso il prezzo dei consumi alimentari mensili a luglio: 465.034,79 Bolívares Fuertes; il che indica un aumento di 99.933,60 Bolívares Fuertes (27,4%) in confronto a giugno con una variazione annua del 615,3%. I prodotti di prima necessità sono aumentati del 2.985% in un Paese dove lo stipendio minimo è di 16.789,92 Bolívares Fuertes (circa 23 euro al cambio del mercato ufficiale e 15 euro al cambio del mercato nero). Un euro è equivalente a 719,66 Bolívares Fuertes al mercato ufficiale e 1139,00 al cambio del mercato nero.

AUMENTO DELLA POVERTÀ

Come ricorda la blogger Naky Soto Parra, secondo il governo è “tutta colpa dell’impero nordamericano”. Ernesto Villegas, giornalista e Commissario presidenziale per la trasformazione rivoluzionaria della Gran Caracas, insiste che tutta la crisi ha “un’influenza diretta dal decreto di Obama sulla situazione economica del Venezuela”, mentre William Contreras, responsabile per il Controllo dei prezzi giusti, ha detto che la mancanza di prodotto e l’inflazione (del 565%) sono cifre indotte.

QUESTIONE DI PROSPETTIVA?

In un articolo pubblicato sul sito informativo indipendente RunRun, il filosofo e scrittore Laureano Márquez ha scritto: “Qual è la verità sul Venezuela? Viviamo nella Venezuela del progresso, giustizia sociale e autentica democrazia, o in una dittatura distruttiva che porta il Paese all’abisso? Un detto popolare dice che ogni uno parla della fiera a seconda di come l’ha vissuta. Per alcuni, la verità è il progresso illimitato, promozioni inaspettate e ricchezza facile; per altri, la maggioranza: povertà, fame e violenza”. Di seguito, Márquez propone un test sulla vita quotidiana in Venezuela per capire da dove si percepisce la realtà, se dai palazzi del governo o dalla strada.

EMERGENZA SANITARIA

Come ha raccontato il settimanale Time la scorsa settimana, il problema principale in Venezuela è la mancanza di medicine e alimenti. In un report di Sondaggio Nazionale di Ospedali sostiene che la situazione è sull’orlo della crisi umanitaria: circa 196 ospedali registrano il 76% di mancanza di medicine e prodotti basici come garze e aghi per punture. Manca l’81% di materiale chirurgico e l’87% di sonde e cateteri. Ai 25 mila morti della criminalità, ora bisogna aggiungere quelli per denutrizione e mancanza di assistenza sanitaria e medicine.

REFERENDUM ENTRO IL 2016

Facendo fronte a questa situazione, sono state presentate le firme per la convocazione di un referendum revocatorio del presidente della Repubblica, come previsto dalla Costituzione. Visti i ritardi del Consiglio Nazionale Elettorale, e le pressioni del governo di Nicolas Maduro, è stata organizzata una manifestazione a Caracas per il 1° settembre. Il governo ha l’obiettivo di prorogare il voto fino all’anno prossimo. In caso di perdere nel 2017, il mandato sarebbe finito dal vicepresidente nel 2019. Ma se il referendum si svolge entro la fine del 2016, sarebbero convocate nuove elezioni.

L’OBIETTIVO DELLA PROTESTA

Il sindaco del municipio Sucre di Caracas, e leader dell’opposizione, Carlos Ocariz, ha spiegato che “la presa di Caracas è una delle azioni organizzate per fare pressione popolare e riuscire a convocare il referendum revocatorio contro Maduro questo anno (…) Non è un’azione definitiva, né cerca la caduta del governo quel giorno. È un’attività di strada per dimostrare al mondo che i venezuelani stiamo cercando la via democratica e esigendo un diritto”.

In autobus, in bicicletta e anche a piedi, sono molti i venezuelani che da giorni sono partiti dalla provincia per partecipare a “La Presa di Caracas”. Secondo il Wall Street Journal, “la protesta di questa settimana può essere l’ultima e la migliore opportunità per forzare un referendum che metta fine a un governo profondamente impopolare”.

CARACAS, SCENARIO DI GUERRA

“Caracas sembra una città preparandosi per una guerra – si legge sul Wall Street Journal -. Nelle ultime settimane, l’esercito ha costruito barricate con sacchi di sabbia e ha parcheggiato veicoli blindati fuori dai tunnel principali che collegano la capitale. L’opposizione dice che i soldati cercheranno di evitare l’arrivo degli autobus con i manifestanti (…) Durán, un ragazzo di 29 anni, ha perso 20 chili questo anno per la mancanza di alimenti, grazie a quello che si chiama scherzando ‘la dieta di Nicolás Maduro (…) a Caracas ha detto che arriverà anche a piedi (…) Il referendum revocatorio è l’unica uscita pacifica da questo governo”.

MANUALE DI PROTESTA

Il governo però ha avvertito che potrebbero esserci situazioni di violenza. E ha trasmesso lunedì, in rete unificata su tutti i canali dello Stato, il documentario “Puente Llaguno”, che racconta la morte di 21 persone in mano di cecchini durante una manifestazione dell’opposizione a Hugo Chávez l’11 aprile del 2002. Ancora non ci sono i colpevoli del massacro.

Gli osservatori internazionali, tra cui il deputato dell’Ecuador e candidata alla presidenza, Cynthia Viteri, sono stati espulsi da Caracas prima della manifestazione. I voli di droni e velivoli è stato vietato durante tutta la settimana per evitare siano fatte riprese aeree.

Il sito indipendente El Cambur ha pubblicato una guida per manifestare in Venezuela e non morire o essere arrestato: “Se andate a manifestare in Venezuela, bisogna essere informati. Come reagire con la polizia? Qual è il modello di repressione del governo venezuelano? Qual è il diritto alla manifestazione pacifica. Ecco sette cose da fare durante la protesta”. Il link gira nel gruppo Whatsapp di Over, Lilia, Adriana. Loro, molti dall’estero (dove ci saranno altre manifestazioni venerdì 2 settembre in sostegno a “La Presa di Caracas”) cercano di proteggere i propri cari dalle repressioni dell’esercito e la polizia. Sognano un cambiamento in Venezuela per potere tornare.

tomadecaracas

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