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Capriole politiche e ipocrisie mediatiche stanno superando il livello di guarda sui casi Tempa Rossa e Federica Guidi.

Si prenda, ad esempio, Forza Italia. il movimento fondato e guidato da Silvio Berlusconi – ovvero l’imprenditore che si fa uomo politico e di governo – prima difende di fatto l’operato della imprenditrice prestata al governo e poi firma tramite i capigruppo forzisti la mozione di sfiducia al governo per il caso Guidi con Lega e Fratelli d’Italia. Ecco quello che ha detto il 31 marzo Berlusconi sul caso Guidi: “Le intercettazioni sono un vulnus grave della nostra democrazia. Tant’è vero che nei paesi civili, come l’Inghilterra, non valgono come prova nei processi e non possono essere usate neppure nei processi. Violano un diritto che la Costituzione garantisce a tutti noi, violano la nostra privacy“.

La capriola politica di Berlusconi fa pendant con la produzione industriale di ipocrisia su giornali di carta e on line. Si è letto sull’editoriale di prima pagina di un primario quotidiano (mi sfugge il nome) che nella scelta del prossimo ministro dello Sviluppo economico sarebbero da evitare conflitti di interesse (“sarebbe un bel segnale che il nuovo ministro dello Sviluppo economico fosse una personalità forte, competente e al di sopra di ogni conflitto d’interesse“, è stato scritto). Non abbiamo un archivio cartaceo come quello di Marco Travaglio ma il quotidiano della borghesia (continua a sfuggirmi il nome) che ha messo per iscritto quell’ammonimento è lo stesso che di sicuro aveva salutato l’arrivo della Guidi al governo come una forza vitale del settore privato nelle istituzioni vista la vibrante campagna anti caste della politica che caratterizza da tempo il giornalismo chic.

Chi cerca di infrangere – con un coraggio come quello del primo Berlusconi – gli strati di ipocrisia che si stanno costruendo è il premier Matteo Renzi, come ha rimarcato l’editorialista di Formiche.net, Francesco Damato. Non tutti i presidenti del Consiglio avrebbero avuto la tempra di rispondere a brutto muso alle iniziative della magistratura difendendo l’emendamento pro Tempa Rossa così come tutte le norme con cui il governo ha cercato e cercare meritoriamente di sbloccare gli investimenti italiani e stranieri in Italia fermi per le ragioni più disparate. Un coraggio che si ritrova anche in alcuni parlamentari, come il deputato eletto in Scelta Civica e ora nel gruppo Area Popolare, Andrea Causin, fiero di Tempa Rossa e pure della Legge Navale ora inspiegabilmente sotto la bufera.

A cercare di opporre ragioni a propaganda è pure Romano Prodi, che ha di recente definitivo un “suicido nazionale” la eventuale vittoria del sì al referendum del 17 aprile contro le trivelle, e per questo usato come scudo da Renzi ieri nella direzione del partito per contrastare i dissensi della sinistra Pd propensa a votare si e contraria all’estensione propugnata dai renziani.

Ma il festival delle capriole politiche e la fiera delle ipocrisie allestite su Tempa Rossa e caso Guidi in questi giorni sono in gran parte effetto indiretto di una norma voluta dal governo Monti che ha introdotto il reato di traffico di influenze. Per carità, un reato già presente da tempo in altri Stati, sottolineano gli esperti della materia. Un vero e proprio sarchiapone dalle mille interpretazioni a uso e consumo di magistrati militanti, dicono altri osservatori, come la firma di Formiche.net, Giuliano Cazzola. Sta di fatto che pure l’Ufficio del Massimario della Suprema Corte di Cassazione (una sorta di centro studi del Palazzaccio), trattando dei nuovi reati quali la corruzione tra privati e il traffico di influenze (le principali disposizioni-scandalo di quella legge), manifestò serie preoccupazioni sulla possibilità che quelle norme finissero per sanzionare “condotte in altri Paesi  del tutto lecite’’. Fino ad affermare che il modo in  cui fu prevista la fattispecie di reato (corruzione tra privati) ‘’appare difficilmente coincidere con gli obiettivi delle Convenzioni internazionali’’.

Non solo. In rete si trova anche, sul sito Altalex, questa lunga analisi in cui tra l’altro si legge: “Sul piano processuale ed investigativo sia oltremodo problematico per l’organo accusatorio l’accertamento del cd. traffico di influenze illecite, in quanto il legislatore penale non consente, per tale nuova fattispecie incriminatrice, l’utilizzo dello strumento delle intercettazioni telefoniche ed ambientali“. Dubbi e interrogativi sulla reale portata della inchiesta sono arrivati oggi dal magistrato Carlo Nordio. Ecco cosa ha scritto Nordio sul quotidiano Il Messaggero sul reato in questione: “Il traffico di influenze è una novità del nostro ordinamento, è di difficile definizione e di ancor più laboriosa applicazione”. Buona giustizia a tutti.

Tempa Rossa, Guidi e referendum. Benvenuti al festival delle capriole e delle ipocrisie

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