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Come facciamo a negare il terrorismo jihadista che sta colpendo l’Europa? Non si tratta di terroristi isolati e tutto l’Occidente ha sottovalutato la minaccia dell’Isis, la sua capacità di proselitismo e la radicalizzazione dei giovani musulmani in Europa. Il nostro Governo non ha preso sul serio gli allarmi che da tempo mettevano in guardia dalla pericolosità di questo fenomeno assassino, per molti aspetti nuovo.

Noi, almeno nei confronti dei nostri figli e nipoti, dobbiamo affrontare  questa nuova forma di totalitarismo che si muove nella globalizzazione e spiegare perché è destinata a fare sempre più seguaci tra le nuove generazioni nei nostri Paesi e nel silenzio assordante dei Governi occidentali. Dobbiamo parlare con i nostri giovani e approfondire cosa sta succedendo, perché sappiano difendersi e rilanciare un progetto di sviluppo e di crescita della società. Questa volta si tratta di una guerra diversa, che non ha niente di uguale ai fenomeni della fine del ’900. Questa è una potente destabilizzazione che vuole creare con gli attentati e le esecuzioni la paura assoluta e la globalizzazione dell’orrore. E’ un unico grande movimento che va dalle Filippine all’Africa e ora è evidente voglia islamizzare anche l’Europa, attraverso i giovani reclutati per distruggere l’Occidente. E attenzione: non domandiamoci perché le comunità islamiche non scendono in piazza contro il terrorismo, perché le stesse ammirano i guerrieri di Allah e la loro cultura è figlia di questo integralismo religioso. Le plurime versioni ridicole e offensive sulla morte disumana di Giulio Regeni, il sequestro oltraggioso dei due Marò e la sofferenza di intere famiglie gridano vendetta e una reazione forte e chiara.

Che razza di impotenza stiamo dimostrando? Veramente l’Egitto e l’India, poiché nostri partners commerciali, possono calpestare la nostra sovranità nazionale?

In una crisi economica così grave che non accenna a migliorare, il Jihadismo prolifera tra i giovani e tra chi vede nell’economia occidentale il nemico. Ne sono un esempio i  giovani del tutto integrati, che si avvicinano grazie a internet alla cultura fondamentalista, cadono nella trappola e diventano seguaci di una logica eversiva. Sono uomini e donne che sentono la mancanza di grandi ideologie l’Islam politico appare loro, nel vuoto esistente, come una grande speranza.

L’Islam è contro le democrazie occidentali, considerate sporche e impure da annientare attraverso la costituzione di un califfato. La verità è che ogni democrazia si costruisce e fonda sul rispetto e sulla reciprocità e non sulla conquista violenta e sanguinaria e sulla sottomissione. Abbiamo bisogno di un Governo capace di una lungimirante strategia di ricostruzione di una patria e di un movimento pseudo nazionalpopolare per rianimare una una cultura incapace di sopravvivere. Abbiamo bisogno, e per questo ognuno deve fare far sentire la propria voce autorevole e non autoritaria, di un progetto per il nostro Paese e, come diceva un grande Bobbio, “l’unico modo di intendersi quando si parla di democrazia, in quanto contrapposta a tutte le forme di governo autocratico, è di considerarla caratterizzata da un insieme di regole, primarie o fondamentali, che stabiliscono chi è autorizzato a prendere le decisioni collettive e con quali procedure”.

Come afferma Sabino Cassese lo Stato Italiano non si è emancipato: “La distanza che separa il cittadino dalle istituzioni è clamorosamente evidente: sullo sfondo c’è quella diffidenza reciproca che resta uno dei fenomeni più irritanti e persistenti della nostra vita collettiva. Porosità dello Stato, sua natura intrinsecamente corporativa, sua incapacità di rendersi autonomo rispetto agli interessi costituiti, quelli economici e quelli elettorali, penetrazione di questi ultimi nella macchina statale: questo è il… tratto caratteristico dei poteri pubblici in Italia”.

Dunque opponiamoci con vigore alla resistenza di qualsiasi slancio riformistico e, soprattutto, non rassegniamoci perché la speranza la si costruisce insieme; ne va del futuro dell’Italia.

differenze retributive

Cosa penso del caso di Giulio Regeni

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