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Nel 62° anniversario della scomparsa (19 agosto 1954) di Alcide De Gasperi, il presidente del Senato Pietro Grasso ha fatto pervenire al Centro Studi Sociali di Pesaro, intitolato allo statista trentino – di cui ogni anno il Centro promuove la commemorazione – un messaggio in cui evidenzia che il principale protagonista della ricostruzione italiana fu “straordinario interprete di una politica intesa come la ‘più alta forma di carità’ al servizio della cosa pubblica e dei cittadini, della verità e della giustizia. De Gasperi fu uno degli ideatori e pionieri dell’Europa unita che contribuì a realizzare facendo dell’Italia uno dei paesi fondatori di quell’idea”. “ Sostenitore della pace nella sicurezza – continua Grasso – quella per l’integrazione europea è stata la battaglia che più ha segnato l’impegno politico del grande statista il quale aveva compreso che l’apertura verso la cooperazione internazionale era un compito fondamentale della nuova classe dirigente italiana”. De Gasperi si definiva un “fanatico della democrazia” la quale – queste le sue parole – non è semplicemente uno statuto come la Repubblica non è semplicemente una bandiera: è soprattutto una convinzione ed un costume, costume di popolo che bisogna creare con uno sforzo quotidiano.

Questo consolidamento della democrazia e dei suoi valori, come “abitudine” di popolo e dei partiti, è problema tutt’ora aperto nell’animo dei cittadini in Italia poiché, come osserva lo studioso Pasquale Colloca, addirittura assistiamo ad una regressione del rispetto delle regole, ad una “recessione civica” su cui gravano i macigni della evasione fiscale e della corruzione. Se pensiamo che il governatore dello stato australiano del New South Wales, Barry O’Farrell, si è dovuto dimettere per non aver dichiarato di aver ricevuto da un suo sostenitore una bottiglia di vino molto pregiato (valutato sui 2000 euro), abbiamo la misura di quanto ancora l’Italia abbia da fare per percorrere la strada tracciata da De Gasperi, non in omaggio ad uno sterile moralismo ma per dar vita a criteri sani di convivenza che possono assicurarne anche la prosperità economica. La stagnazione economica favorisce i populismi e pone le premesse per disordini che non potrebbero essere evitati solo dalle forze dell’ordine. Occorrono invece politiche illuminate e cultura: certo, facile a dirsi ed impresa non facile in tempi in cui anche la forza che proveniva a De Gasperi dalla ispirazione cattolica è alquanto affievolita a causa della crescente indifferenza religiosa. Anche la fede è diventata “liquida”: “Piccoli atei crescono” titola una recente ricerca in argomento. Inoltre populismo e personalizzazione della politica hanno sottratto ai partiti gran parte della loro funzione di aggregazione e sostegno della democrazia. I rimedi non spettano solo a chi comanda, ma anche al senso civico di ciascuno di noi. Per far risorgere l’Italia e concorrere a ristrutturare questa Europa miope e sgangherata. Scriveva Mario Missiroli su De Gasperi nel 1954: “Diventò uno dei massimi artefici della politica europea e di quegli ideali di pace e di solidale collaborazione internazionale nel quale si compendiano le speranze di quanti non disperano di salvare la civiltà occidentale”. Anche oggi dobbiamo ostinarci a non disperare.

 Giorgio Girelli è coordinatore del Centro Studi Sociali “Alcide De Gasperi”

L'eredità sempre attuale del pensiero di Alcide De Gasperi

Nel 62° anniversario della scomparsa (19 agosto 1954) di Alcide De Gasperi, il presidente del Senato Pietro Grasso ha fatto pervenire al Centro Studi Sociali di Pesaro, intitolato allo statista trentino - di cui ogni anno il Centro promuove la commemorazione - un messaggio in cui evidenzia che il principale protagonista della ricostruzione italiana fu “straordinario interprete di una politica…

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