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Siamo a Praga, il 1 novembre 1907. Un ventiquattrenne come tanti, con il sogno di diventare uno scrittore, iniziava la sua carriera da assicuratore presso la sede ceca delle assicurazioni Generali. Di quel lavoro ne aveva bisogno, perché si sa che non è facile vivere dei proprio sogni – soprattutto se il sogno in questione è scrivere – ma sin dal primo giorno di lavoro affrontò quell’impiego con una serietà ed una dedizione talmente grandi da eccellere, diventando per quella stessa compagnia “indispensabile”. Il nome dell’ “instancabile, assiduo e ambizioso” assicuratore (così ne scriverà un superiore in una lettera) è Franz Kafka e passerà alla storia come uno dei più grandi letterati del XX secolo.
Se molti ignorano questo lato della vita di Kafka, proprio alla sua poliedricità Cesare Lanza ha dedicato il libro “Nel nome di Kafka l’assicuratore” – L’attimo Fuggente Editore, 22 euro.
Ciò che di Kafka ha affascinato l’autore è “il vissuto breve ed infelice (…), spezzato tra un rigoroso senso del dovere e la necessità di scrivere, ma anche dedicato a mansioni che spesso si considerano distanti da personalità del suo calibro creativo, come appunto quella di assicuratore coscienzioso e attivo”.
Quello che si percepisce dallo scritto di Lanza è che, proprio come molti altri scrittori e poeti – possiamo ricordare Balzac, Dickens, Bukowski, Poe, Neruda solo per citarne alcuni ma l’elenco è vastissimo – Kafka accettò un lavoro impiegatizio pur di arrivare a fine mese, dedicando alla sua passione principale, ovvero la scrittura, solo i ritagli di tempo. Ma Kafka, a differenza dei suoi celebri colleghi, nonostante germogliasse in sé ben altre ambizioni, ha sempre preso con estrema serietà il suo impiego alle Generali, applicandosi con coscienza e dimostrando che nella vita bisogna sempre crearsi un piano B.
Per Lanza, Kafka non è stato che “un esempio di come le cose funzionerebbero meglio in ogni paese se ognuno facesse bene il proprio lavoro, anche se non è il mestiere che ha sempre voluto fare”. Già perché in fondo è facile essere bravi a fare qualcosa per cui sentiamo di essere nati, ma applicare la stessa dedizione e lo stesso impegno anche a ciò che facciamo per puro dovere, non è né scontato né da tutti.
È questo che Cesare Lanza ha tanto apprezzato e ha voluto così ben raccontare nel suo imperdibile libro.

L’autore
Cesare Lanza, 1942, è nato a Cosenza e vive ora stabilmente a Roma, dopo aver girato l’Italia per vari incarichi professionali. Giornalista, nei suoi primi sessant’anni, ha diretto alcuni importanti quotidiani (Il Secolo XIX, Il Corriere d’Informazione, Il Lavoro, La Notte) e ha collaborato alle più prestigiose testate italiane. Nel primo decennio del terzo millennio ha lavorato soprattutto in televisione, come autore di popolari programmi su Rai 1 e Canale 5, dalle tre edizioni del Festival di Sanremo agli undici anni dei pomeriggi domenicali delle due emittenti. Tra le sue ultime pubblicazioni: Il cuore di Mattei, Elogio del gioco d’azzardo, Quei magnifici spot, Rosa Rosà (protagonista del futurismo).

Libri: Cesare Lanza fa scoprire il Kafka assicuratore

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