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All’aumentare del numero di operatori che vanno a unirsi dovrebbe crescere mediamente anche il risparmio potenziale. Questo maggiore risparmio sarà gradualmente più legato alla razionalizzazione delle strutture IT e di back-office, alla riduzione della complessità e all’integrazione delle funzioni centrali piuttosto che al contributo derivante dalla razionalizzazione della struttura, che invece nelle fusioni di più operatori mostra un maggior contributo marginale decrescente.

Un tema rilevante per questa nuova tornata di fusioni e acquisizioni potrebbe essere la diversa posizione degli operatori coinvolti in termini di crediti deteriorati, livello di coperture degli stessi in bilancio e incidenza dei crediti deteriorati sul capitale di migliore qualità, misurata dal Texas ratio. Data la rilevanza ormai cruciale che il tema della qualità del credito rappresenta per le banche italiane nel confronto con gli altri paesi europei, il processo di aggregazione può rappresentare un momento importante per realizzare quegli aggiustamenti sulla qualità del credito sollecitati dagli organi di vigilanza e dai mercati.

Lo stock di crediti deteriorati accumulati negli anni di crisi determina infatti per le banche italiane un’incidenza maggiore sul cet1 rispetto ai principali paesi europei. E come testimonia l’esperienza più recente, operazioni di aggregazione tra banche, saranno difficilmente autorizzate dalla Bce senza una chiara indicazione di un programma di riduzione dello stock di sofferenze o di aggiustamenti sulle coperture dei crediti deteriorati. Questi aggiustamenti richiederanno tuttavia costi aggiuntivi, con impatti anche sui coefficienti patrimoniali, che in alcuni casi potrebbero richiedere nuovi aumenti di capitale.

I diversi punti di partenza dei singoli operatori considerati sono coerenti con azioni di aggiustamento differenti che andrebbero viste caso per caso e che non rendono semplice un approccio univoco nelle simulazioni. Le azioni di adeguamento possono essere di due tipi: incremento del coverage ratio; cessione di crediti in sofferenza (che migliorerebbe il texas ratio).

In alcuni casi potrebbero essere necessari interventi di adeguamento di entrambi gli indicatori, quindi l’azione di aggiustamento potrebbe essere una combinazione di maggiori rettifiche e cessione di crediti in sofferenza. In tutti i casi si registrerebbero rettifiche su crediti per migliorare il grado di copertura o ridurre il differenziale tra il valore di libro e il prezzo di vendita degli attivi ceduti. Ciò metterebbe sotto pressione i coefficienti patrimoniali, in considerazione delle soglie minime imposte dall’autorità di vigilanza, e potrebbe richiedere pertanto aumenti di ca-pitale al fine di incentivare un processo di convergenza verso i best practice prima dell’avvenuta fusione.

Il processo di omogeneizzazione e convergenza verso le migliori pratiche in termini di qualità del credito potrebbe essere meno oneroso se gli interventi governativi volti ad accorciare le durate dei contenziosi e a favorire la cessione di sofferenze avranno impatti significativi. Inoltre, gli aggiustamenti descritti porterebbero alla formazione di nuovi gruppi bancari con una qualità del credito migliore, ponendo le basi per soglie Srep della Bce inferiori.

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