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Dopo le banche, il debito pubblico e il fisco. Prosegue il viaggio di Formiche.net nell’economia a Cinque Stelle, con cui il movimento di Beppe Grillo punta a smontare per poi rimontare interi pezzi di economia e finanza.

IDEE SU PRIVATIZZAZIONI E DEBITO

La prima questione riguarda il debito pubblico, che ormai ha abbondantemente sfondato il muro dei 2.000 miliardi di euro (2.230 per la precisione). Sull’eterno problema dell’Italia negli ultimi 30 anni, i grillini partono da due premesse: no alla vendita forzata di partecipazioni strategiche e sì invece a un audit strutturato sulla composizione del debito, come più volte annunciato per il debito di Roma dal neosindaco della Capitale Virginia Raggi. Sul primo punto, come si apprende da ambienti del Movimento 5 Stelle alla Camera, attaccano la “svendita delle partecipazioni strategiche che non allevia il debito e che finisce per sottrarre al Tesoro quote importanti di dividendi da parte di aziende spesso ancora in buona salute, come Enav“. Dunque l’ambizioso piano del Governo per la dismissione di quote utili al taglio del debito va rivisto se non altro nella parte che riguarda la destinazione degli introiti. “In tal senso avevamo presentato una mozione che vincolava il governo, quantomeno, a indirizzare gli introiti delle dismissioni di quote societarie agli investimenti e non al gorgo del debito”. Dunque, se proprio si deve vendere, meglio utilizzare i proventi per i settori produttivi e non per il debito. “Crediamo che il debito si abbatta con la crescita e non regalando pezzi di aziende”. L’altro punto prevede un audit su larga scala dello stock, in modo da individuare le voci di debito su cui intervenire.

FISCO, VIA L’IRAP PER LE STARTUP

Passando al capitolo fisco, non mancano anche qui  proposte mirate. Tra queste c’è l’abolizione dell’Irap, l’imposta gravante sulle attività produttive, per le microimprese e le start-up. E questo perché il M5S giudica l’Irap “una tassa del tutto ingiusta perché colpisce il valore della produzione e non la ricchezza prodotta. Vorremmo abolirla per tutti, ma intanto abbiamo trovato 3,5 miliardi per cancellare l’imposta alle imprese più piccole, quelle che spesso hanno sofferto la crisi in modo particolare”, spiegano fonti pentastellate. Specificando come “la copertura arriva da un taglio alla ‘mangiatoia’ dei contributi pubblici ai furbetti del settore privato che vivono soprattutto di sovvenzioni. Al tempo stesso abbiamo tolto i 300 milioni di euro dell’Imposta regionale sulle attività produttive che gravano in capo alle start-up innovative, coprendo la manovra con una riduzione delle agevolazioni fiscali meno importanti”.

OSSIGENO PER LE PARTITE IVA

Altra battaglia, stavolta vinta, dei grillini è quella per il blocco delle aliquote Iva per i lavoratori autonomi. Dallo staff pentastellato spiegano come “dopo una dura battaglia il M5S è riuscito a rinviare l’ulteriore rincaro dei contributi previdenziali a carico dei titolari di partita Iva iscritti alla gestione separata Inps”. Si tratta di quella quota di reddito da lavoro autonomo che i titolari di partite Iva debbono versare alla previdenza. “L’aliquota è dunque rimasta al 27% quest’anno per salire progressivamente al 29% soltanto nel 2017. Se non altro una boccata d’ossigeno per molti autonomi”.

TRA PA ED EQUITALIA

Nel ventaglio di proposte grilline ce ne sono poi altre due da citare. La prima, diventata nel frattempo realtà, riguarda Equitalia, che, come annunciato dal premier Matteo Renzi, si prepara a scomparire. Una decisione che il movimento si è intestato come sua vittoria: ogni imprenditore che vanti dei crediti non riscossi verso le Pubbliche amministrazioni, potrà portarli a compensazione con eventuali debiti fiscali iscritti a ruolo. “Si tratta di un contributo concreto nell’ottica di un più corretto rapporto tra Stato e contribuente. Ne chiediamo l’estensione a tutti i debiti fiscali”, spiegano dal M5S.

UNA RISCOSSIONE IN-HOUSE

C’è persino spazio per una riscossione in-house, ovvero centralizzata presso l’Agenzia delle Entrate. La via tracciata dai Cinque Stelle è quella  “dell’internalizzazione dei servizi di riscossione”. Obiettivo, “evitare gli errori e le cartelle pazze che spesso arrivano dagli enti locali, ma anche alleggerire interessi di mora e sanzioni (sulle rateizzazioni si propone il passaggio dal 5% attuale al tasso legale, ora allo 0,20%)”. La proposta prevede inoltre la re-internalizzazione dei dipendenti Equitalia presso l’Agenzia delle entrate riservando loro una quota del 50% nei concorsi.

Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio

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