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La corsa delle primarie riparte domani dall’Indiana, dove un sondaggio Marist Poll per Wsj e Nbc dà, fra i repubblicani, Donald Trump avanti di 15 punti su Ted Cruz: 49% contro 34%; John Kasich è al 13%. L’Indiana è uno degli Stati in cui il senatore del Texas e il governatore dell’Ohio hanno una sorta di patto di non aggressione – qui, a favore di Cruz – , in funzione anti-Trump, che, però, non piace alla maggior parte degli elettori repubblicani.

Fra i democratici, il sondaggio dà Hillary Clinton in vantaggio di quattro punti su Bernie Sanders, che sta cominciando ad accusare un calo di entusiasmo intorno alla sua campagna, dopo le sconfitte a New York e sulla Costa Est. Il senatore del Vermont ammette di non potercela più fare a ottenere la maggioranza dei delegati e a battere l’ex first lady.

Così, Sanders ad aprile ha raccolto 25,8 milioni di dollari contro i 46 di marzo, oltre il 40% in meno stando ai dati pubblicati dal Nyt. Complessivamente, Sanders ha finora raccolto 210 milioni da 2,4 milioni di donatori, in larga parte giovani e intellettuali, studenti o insegnanti.

Adesso, Hillary deve preoccuparsi d’evitare che i voti di Sanders siano perduti o, peggio, finiscano a Trump, come il magnate dell’immobiliare prospetta, basandosi sul fatto che una parte di essi sono suffragi “anti-establishment”. Intervistata dalla Cnn, l’ex first lady ha anche confutato le illazioni dello showman, che lei otterrebbe solo il 5% dei voti se non fosse una donna: “Se giocare la carta dell’essere donna vuole dire schierarsi con le preoccupazioni che le donne hanno e che mi hanno espresso, questo è esattamente quello che ho fatto per decenni e quello che continuerò a fare in campagna”.

Non paiono invece scalfire la Clinton gli attacchi che le vengono da Cruz, in realtà in funzione anti – Trump. Il senatore del Texas sostiene che la sua vice, Carly Fiorina, sarà “un incubo per Hillary” che, se ne ha, ne ha al momento di peggiori; e, inoltre, afferma provocatoriamente che l’ex first lady ha già scelto come suo vice proprio Trump, perché i due condividerebbero la stessa visione dell’Amministrazione federale, “sono due facce della stessa medaglia”. Per Cruz, i media vogliono che Trump sia il candidato repubblicano così che Hillary possa facilmente batterlo.

Secondo Newt Gingrich, ex speaker della Camera, un repubblicano ultra-conservatore che nel 2012 corse per la nomination, e che ora appoggia Trump, Cruz, Tea Party ed evangelico, non potrebbe mai essere il candidato dell’establishment repubblicano, se non in mera funzione anti-Trump.

Sondaggi sulle primarie in Indiana, Trump resiste all'attacco congiunto

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