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Con quella simpatica faccia da canaglia, Denis Verdini ne sa una più del diavolo. Intelligente, furbo come una volpe e molto altro ancora, non a caso con Gianni Letta è stato per molti anni il Pinuccio Tatarella dell’ex Cavaliere. Ma sì, il compianto ministro dell’Armonia che per una vita ha tolto a Gianfranco Fini le castagne dal fuoco. Morto lui, il diluvio. Da allora fu l’inizio della fine. An cominciò a perdere smalto e il centrodestra si avviò verso un triste tramonto.

Pensa e ripensa, Denis ha piantato in asso Silvio Berlusconi e s’è messo in proprio dando vita ad Ala. Con il proposito di federare il centro e condizionare in futuro Renzi. Già, ma dove sta Zazà? Un po’ di qua, un po’ di là. Senza dare troppo nell’occhio. S’è dissociato dal dominus di Forza Italia, ma ne parla sempre con grande rispetto. Quasi fosse ancora di casa ad Arcore. Di più, preso dalla nostalgia, a riprova che al cuore non si comanda, di tanto in tanto continua a sentirlo per telefono. Nel frattempo, per tema di stare solo soletto, si sta avvicinando sempre più a Matteo Renzi, che Verdini considera un po’ la reincarnazione di Berlusconi. Ma s’avvicina a modo suo, perché dà sempre l’impressione di stare con i piedi in due staffe. Insomma l’antitesi amico-nemico di schmittiana memoria – per dirla alla fiorentina – non gli garba punto.

Visto e considerato che tutti gli occhi sono puntati su di lui, soprattutto quelli di Pier Luigi Bersani e dei suoi cari, s’è smarcato alla grande dicendo per una volta tanto la sacrosanta verità. In maggioranza? Nemmeno per sogno. E da un punto di vista strettamente giuridico, è per l’appunto così. Difatti Verdini non ha votato la mozione di fiducia iniziale che ha battezzato il governo Renzi. Perciò lui sta formalmente all’opposizione. Anche se… Anche se la marcia di avvicinamento alla maggioranza c’è e si vede a occhio nudo. Dice sì a diversi provvedimenti governativi anche quando, come gli capita spesso, il presidente del Consiglio pone la questione di fiducia. In vista delle prossime consultazioni amministrative, stringe alleanze con il Pd da una parte all’altra dello Stivale. E non sappiamo se in pentola bolle qualcosa di ancora più grosso.

Tutto è cominciato facendosi piedino sotto il tavolo, perché da solo Renzi al Senato non ce la fa. E non si sa chi dei due abbia fatto il primo passo. Come amanti clandestini, si sono dati del lei in pubblico per diradare i sospetti. Quindi sono stati colti in fragrante, quando al Ministero della Giustizia di via Arenula, a un passo dallo studio di Andrea Orlando, si sono incontrati un emissario di Verdini e maggiorenti del Pd. Non regge la scusa che l’emissario di Ala sarebbe stato convocato sui due piedi solo per comunicargli gli orientamenti del governo sui provvedimenti sul tappeto. La verità invece è chiara come il sole. La riunione, che doveva rimanere riservata, è servita per concordare il testo dei disegni di legge governativi e gli eventuali emendamenti.

A questo punto Denis, dopo aver negato di stare in maggioranza, dice di stare in Paradiso. Contento lui…

Cosa combinano Matteo Renzi e Denis Verdini

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