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I dati pubblicati dall’Istat su occupazione e disoccupazione relativi a gennaio 2016 sono estremamente incoraggianti per tre motivi:

primo perché dimostrano che non è vero che aumenta la precarietà ma che con il Jobs Act avviene esattamente il contrario;
secondo perché confermano che crescono gli occupati con contratto a tempo indeterminato anche se gli incentivi per il 2016 sono stati ridotti;
terzo perché diminuisce sia la disoccupazione che l’inattività a conferma che con il Jobs Act si riduce anche l’effetto scoraggiamento.

Ma vediamo in concreto che cosa è accaduto numeri alla mano. Cominciamo dalla riduzione della precarietà. La percentuale di lavoratori con contratto a termine sul totale dei lavoratori dipendenti, a gennaio 2016, è pari al 13,6% mentre nello stesso mese del 2015 era al 13,8. Inoltre, sempre a gennaio 2016, cala la percentuale di lavoratori indipendenti (tra cui rientrano come è noto sia le partite Iva che i contratti di collaborazione) sul totale degli occupati, che passa dal 24,8% di gennaio 2015 al 23,8% di gennaio 2016. È lecito supporre che una parte dei contratti di collaborazione e delle partite Iva sia stata trasformata in contratti a tempo determinato (se non a tempo indeterminato a tutele crescenti) aspetto questo importante perché per i lavoratori “più precari” un contratto di natura dipendente garantisce maggiori diritti e garanzie.

Il secondo aspetto positivo è legato al trend degli occupati con contratti a tempo indeterminato che a gennaio 2016 aumentano di 99mila rispetto a dicembre 2016 mentre diminuiscono di 28mila gli occupati con contratti a termine. Il dato è interessante perché dal primo gennaio 2016 gli incentivi alle assunzioni sono stati significativamente ridotti ma questo non ha impedito una crescita significativa degli occupati con contratto a tempo indeterminato. Di fatto i dati Istat smentiscono coloro i quali pensavano che senza incentivi molto generosi il Jobs Act non avrebbe generato nuova occupazione. È possibile, quindi, che a sostenere il lavoro standard non siano solo gli incentivi ma anche l’introduzione del contratto a tutele crescenti voluto dal Jobs Act.

Il terzo aspetto positivo è rappresentato dalla progressiva riduzione del numero di disoccupati. A gennaio 2016 le persone in cerca di lavoro sono calate rispetto allo stesso mese dell’ anno precedente di 199mila unità. Ma il dato più interessante è che a fronte di tale diminuzione non sono aumentati gli inattivi che nello stesso periodo di tempo si riducono di 242mila. Ciò sta a significare che non c’è stato alcun effetto scoraggiamento, che spinge i disoccupati a smettere di cercare attivamente lavoro. La diminuzione dei disoccupati è, quindi, dovuta proprio all’aumento dei posti di lavoro.

Dati molto positivi quindi ma che inducono ancor di più ad affrontare i gravi problemi che da oltre 20 anni caratterizzano il nostro mercato del lavoro. Resta ancora altissima la disoccupazione (2,9 milioni di persone) soprattutto giovanile e femminile (tra le più elevate dell’Unione europea) e nel Mezzogiorno, nonostante i segnali positivi, la situazione occupazionale rimane molto grave.

Sicuramente con le riforme degli ammortizzatori sociali, delle politiche attive e dei servizi per il lavoro introdotte dal Jobs Act abbiamo a disposizione strumenti molto più incisivi per aggredire il fenomeno della disoccupazione soprattutto quella di lunga durata ma, mentre la nuova Naspi e l’Asdi sono da tempo operative, le nuove politiche attive non sono ancora partite. L’Agenzia che doveva essere operativa a gennaio è ancora ferma ai nastri di partenza (per le solite lungaggini burocratiche) mentre è indispensabile fare presto, proprio per sfruttare al meglio il ciclo congiunturale favorevole e dare risposte concrete a chi è ancora fuori dal mercato del lavoro. Il fine è creare un circolo virtuoso perché nessuno , sia il giovane che cerca occupazione, sia chi perde il lavoro, sia lasciato solo , ma tutti possano essere aiutati e accompagnati da un sistema di servizi efficace, efficiente e soprattutto vicino alle persone. Manca poco, possiamo farcela.

Lavoro: i numeri, i fatti e i pregiudizi

I dati pubblicati dall'Istat su occupazione e disoccupazione relativi a gennaio 2016 sono estremamente incoraggianti per tre motivi: - primo perché dimostrano che non è vero che aumenta la precarietà ma che con il Jobs Act avviene esattamente il contrario; - secondo perché confermano che crescono gli occupati con contratto a tempo indeterminato anche se gli incentivi per il 2016…

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