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La diffusione delle Tecnologie dell’Informazione è un fattore importante nel determinare le capacità di crescita di un Paese. Per la Pubblica Amministrazione (PA), nello specifico, è una leva fondamentale per modernizzarla, per aumentarne la produttività, per ridurne i costi, e per aumentarne il livello di servizio.

Nonostante queste convinzioni, in Italia la PA continua a caratterizzarsi per un elevato grado di arretratezza nell’utilizzo dell’informatica. Stando a dati del Sole24Ore, nel 2015 appena il 24% degli italiani ha interagito telematicamente con la PA (cosiddetto e-government, o e-gov). L’utilizzo medio europeo dell’e-gov, invece, si attestava al 50% circa. Inoltre, dal 2004 ad oggi l’Italia ha visto crescere la diffusione dell’e-gov di soli 4 punti percentuali.

L’insufficiente digitalizzazione della PA italiana nel suo complesso si riflette in un basso livello dei servizi offerti e in una ridotta diffusione dei dati. Invece una PA digitalizzata, con banche dati accessibili, aggiornate e integrate tra loro, consentirebbe ai cittadini di ricevere tramite la Rete documenti e certificati, favorendo un miglior controllo delle spese e una crescente efficienza dei servizi offerti.

Dal quadro complessivo italiano è fondamentale individuare alcune best practice, ovvero quelle realtà della PA che sfruttano al meglio la tecnologia per erogare servizi utili ai cittadini. È ciò che ha fatto il Sole24Ore realizzando un’analisi su 20 Comuni capoluogo di regione valutando la prestazione dei relativi siti web, l’interazione attraverso i social network e la disponibilità e l’utilità dell’applicazioni per dispositivi mobili specifiche per il trasporto pubblico locale.

Dallo studio è emerso che Venezia è il Comune con le migliori prestazioni complessive, seguito da Bari, Bologna, Firenze e Milano. Tra le altre grandi città Roma è settima, Torino ottava e Napoli nona. In fondo alla classifica, ben distanziata dagli altri comuni, appare Campobasso. Nelle ultime posizioni si trovano poi L’Aquila e Palermo.

Per velocizzare il processo di digitalizzazione della PA, queste esperienze di eccellenza dovrebbero essere condivise. Ma per poter raggiungere il livello di digitalizzazione che si osserva nel resto d’Europa è necessaria una politica più ampia, come un piano di formazione su larga scala che coinvolga i dipendenti pubblici, sfruttando anche l’attuale fase di riorganizzazione prevista dalla cosiddetta “Riforma Madia”. Fondamentale è anche un piano di investimenti in tecnologia, affinché tutte le amministrazioni, sia centrali che locali, si dotino di infrastrutture hardware e software tra loro compatibili e che quindi facilitino dialogo tra PA e utente.

Gli italiani non interagiscono telematicamente con una PA poco tecnologica

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